Governo, trattative flop. Ma il sondaggio: Lega e 5 Stelle crescono

Continua il crollo del Pd, elettori delusi dalle risse interne Governo di tregua, il Colle sfida i partiti Salvini: "Governo con M5s fino a dicembre, no premier tecnico"

Murales con il bacio tra Salvini e Di Maio (Dire)

Murales con il bacio tra Salvini e Di Maio (Dire)

Due mesi di trattative, stop and go, veti e controveti, non hanno dunque inciso sui consensi dei (quasi) vincitori delle elezioni. Lega e M5S, a lungo ‘promessi sposi’ per un’alleanza di governo, si rafforzano dove già erano forti: il partito Salvini soprattutto al Nord, i 5 Stelle nel bacino elettorale del Sud. Quel che può sembrare strano è che i grillini crescano fino al 35% dei consensi: in realtà il loro trend è sempre molto oscillante. Dopo il boom delle elezioni, i sondaggi li hanno accreditati addirittura del 36%, mentre negli ultimi 15 giorni, tra trattative e appuntamenti elettorali locali, il loro consenso è un po’ calato. Fino appunto al 35% di ieri. Probabilmente c’è stata un po’ di delusione da parte degli elettori pentastellati, anche se delusione non implica immediatamente abbandono.

Salvini: "Governo con M5s fino a dicembre, no premier tecnico"

Attenzione, però, a sopravvalutare l’impatto di elezioni locali come le regionali (in Molise e Friuli-Venezia Giulia a totale appannaggio del centrodestra ‘leghista’): non si possono proiettare in chiave nazionale. Si è già visto il 4 marzo, quando nel Lazio il Pd ha superato il M5S alle regionali ma alle politiche è successo l’esatto contrario. E questo discorso vale ancora di più con un partito, i 5 Stelle, poco radicato sui territori.

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Al contrario, la Lega è l’unico partito che davvero ha continuato a crescere, quasi doppiando l’alleato Forza Italia. Il suo 22,5% contribuisce enormemente al 39% ipotetico dell’intera coalizione di centrodestra. Ma non è solo dagli (ex) elettori azzurri che Salvini pescherebbe consensi: sui cinque punti in più rispetto al 4 marzo, tre provengono proprio da FI, gli altri due da chi invece non era andato a votare due mesi fa. Il partito di Berlusconi perde due punti, mentre Fratelli d’Italia scende al 4%. Dunque la Lega intercetterebbe più di altri i delusi e gli indecisi.

Delusi che, è evidente, abbondano nel Pd, lo sconfitto più eclatante delle elezioni di marzo. Il Pd, già scottato dal 18,7% di due mesi fa, perderebbe altri 3 punti. A pesare non è tanto l’eventuale (e poi scongiurata) alleanza con i 5 Stelle: l’elettore dem si allontana sempre di più perché vede un partito conflittuale, percorso da divisioni e risse interne. Tutta la coalizione di centrosinistra perderebbe così quasi 4 punti. E alla sinistra del Pd, Leu scenderebbe sotto il 3%.

Questa dunque la fotografia dell’esistente. Cosa potrebbe accadere già nei prossimi giorni, è difficile dirlo. Come potrebbe reagire per esempio l’elettorato a un governo tecnico o del Presidente? Chissà. L’ultima volta è successo col governo Monti: il Pd partecipò e poi crollò alle elezioni...

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