Renzi: "M5s-Pd? Chi ha perso non può andare al governo". E Di Maio chiude la porta

Il leader politico grillino: "Ego smisurato. Ci abbiamo provato". Calenda: serve un esecutivo "istituzionale" ma non dei prof. Salvini: "Noi non cambiamo i programmi in corsa"

Matteo Renzi ospite di 'Che tempo che fa' (Ansa)

Matteo Renzi ospite di 'Che tempo che fa' (Ansa)

Roma, 29 aprile 2018 - Con il nuovo banco di prova delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia e in attesa della direzione Pd che dovrà esprimersi sulla possibilità di un'intesa con il M5s, il dibattito non accenna a placarsi. Decisamente contrario a un accordo con i Cinque Stelle è Matteo Renzi. "Siamo seri, chi ha perso le elezioni non può andare al governo", dice l'ex segretario dem ospite da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa' (www.raiplay.it).

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"Non possiamo far passare il messaggio che il 4 marzo sia stato uno scherzo - sottolinea l'ex premier -. Il Pd ha perso: tocca a Salvini e Di Maio governare. Non possiamo rientrare dalla finestra come un gioco di palazzo" o con decisioni "dei caminetti romani". Renzi non esclude la possibilità di un incontro. "Credo che incontrarsi sia un bene, incontrare Di Maio o altri leader sia naturale. E andrebbe fatto in streaming così vediamo se hanno cambiato idea su vaccini tav reddito di cittadinanza. Incontrare Di Maio sì, ma votare la fiducia a un governo Di Maio no. Loro hanno vinto, loro facciano un governo", ribadisce liquidando con una battuta di un esecutivo guidato dal leader politico del Movimento ("Lo pensa solo lui. Tanto di cappello a chi ha preso il 32% ma non è il 51%").

"Non è una ripicca dire di no, ma dignità e etica nel rispetto del voto", prosegue Matteo Renzi che ripassa la palla agli avversari politici. Dunque "o fanno il governo i populisti" Di Maio e Salvini "che hanno vinto o facciano loro una proposta per cambiare la legge elettorale e di riforma costituzionale". "M5s e Lega scrivetele voi le regole: noi da subito vi diciamo che a meno che non propongano la dittatura, siamo pronti a sederci e dire che va bene - prosegue -. Un anno, due anni, un anno e mezzo. Con quale governo? Deciderà il presidente della Repubblica quale la forma migliore". E aggiunge: "Non siamo disponibili a diventare soci di minoranza della Casaleggio".

Poi si rivolge al suo partito: "Il Pd deve guardare in faccia la realtà. Deve smettere di litigare al proprio interno. Sono stato massacrato per cinque anni. C'era un'opposizione interna che invece di attaccare Salvini attaccava me". "Io dico la mia, poi deciderà la direzione, l'assemblea dei parlamentari - conclude -. Abbiamo perso? Non abbiamo paura, ripartiamo da zero. Ma il governo lo deve fare chi ha vinto".

DI MAIO - La risposta dei Cinque Stelle arriva a breve giro di posta. "Il Pd non riesce a liberarsi di Renzi nonostante l'abbia trascinato al suo minimo storico prendendo una batosta clamorosa. Altro che discussione interna al Pd. Oggi abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato", scrive infatti Luigi Di Maio in un post su Facebook. "Noi ce l'abbiamo messa tutta per fare un Governo nell'interesse degli italiani. Il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno", aggiunge il leader politico del Movimento annunciando novità.

Eppure proprio oggi Di Maio aveva lanciato un appello ai dem. "Sulla carta dei programmi ci sono tanti punti di convergenza che vanno nella direzione di soddisfare le esigenze dei cittadini, nostro unico interesse", aveva scritto in una lettera aperta pubblicata sul Corriere della Sera in cui elencava "i punti in comune" dall'immigrazione alle tasse, dal lavoro alla povertà.

PD - Le dichiarazioni di Renzi però trovano concorde il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per il quale un dialogo con i Cinque Stelle può esserci, "perché in politica bisogna sedersi con tutti, ma non per fare la ruota di scorta a un governo Di Maio". "È chiaro che in tutti i programmi ci sono cose che possono essere messe insieme, ma la verità è che c'è una diversità fortissima tra M5S e Pd", spiega il titolare del Mise che sostiene la necessità di una proposta che sia "responsabile". "Abbiamo bisogno di un governo forte per una situazione fragile e questo non lo si fa con un governo in continuo conflitto", dice ospite a 'Mezz'ora in più' su Rai Tre. "Un governo istituzionale aperto alla partecipazione di tutti i partiti", prosegue, ma "non composto da figure dei partiti e con obiettivi" che siano condivisi, il rispetto "degli obblighi internazionali e che anche metta mano" alla "legge elettorale". Calenda non dà un identikit del premier ma si dice comunque contrario "a un governo dei professori", ribadendo che "nessuno ha vinto" e pertanto "dovrebbero fare tutti un passo indietro".

Il ministro rivolge poi uno sguardo al suo stesso partito, di cui ha preso la tessera proprio all'indomani del flop alle urne del 4 marzo scorso. "È molto importante che Matteo Renzi prenda la parola direttamente. Il Pd è fratturato da contrapposizioni per interposta persona e bisogna che si parli direttamente e non tramite i rispettivi 'pasdaran'", dice rilanciando la proposta di una "segreteria allargata costituente" del partito "con Gentiloni che ha un ruolo fondamentale, Renzi, Veltroni e anche Enrico Letta". 

CENTRODESTRA - "Qualcuno ricordi al ministro Calenda che non è stato il Pd a vincere le elezioni. La proposta di un governo istituzionale è una strada non percorribile", fa però sapere Daniela Santanché di Fratelli d'Italia sottolienando che "l'unica soluzione è un governo politico a guida centrodestra". Un'ipotesi, questa, già sostenuta da Silvio Berlusconi, il quale, in un'intervista al Corriere della Sera, propone "un governo di centrodestra di minoranza". "In Europa non sarebbe una novità, solo in Italia sembra una cosa strana, se fallisce il dialogo fra 5 Stelle e Pd non ci sarebbe nulla di anomalo in un governo di centrodestra che va in Parlamento a chiedere il consenso o almeno l'astensione delle altre forze politiche o dei singoli parlamentari", dice il leader di Forza Italia.

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Si rivolge invece direttamente a Luigi Di Maio, pur non nominandolo, Matteo Salvini. "Noi i programmi non li cambiamo in corsa: abolire l'infame legge Fornero sarà la nostra priorità. Voglio andare al governo con chi ci darà una mano per fare, per realizzare il programma premiato dagli elettori. Gli italiani meritano rispetto, altro che governi col Pd!", scrive il segretario della Lega su Twitter.