Governo Lega-M5s, ora Berlusconi apre a Di Maio

Svolta per non essere tagliato fuori ed entrare in un eventuale esecutivo Presidenza Camera e Senato, il conclave in ordine sparso - di P.F.DE ROBERTIS

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (Ansa)

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 20 marzo 2018 - Per non restare fuori dai giochi, Berlusconi tenta di incunearsi fra Salvini e Di Maio. Così, invece di aprire la porta «per cacciar via» i grillini, la spalanca per farli entrare e sedersi a tavola con loro: casomai nascesse un governo Lega-M5S, vuole che FI entri a Palazzo Chigi. Ciò che più gli preme è evitare un ritorno alle urne che ritiene possa essere letale per il suo partito. La svolta arriva nel pomeriggio, dopo una telefonata con il leader del Carroccio in cui non solo chiarisce che la coalizione si muoverà «in modo compatto» nelle trattative. Ma pure che con i pentastellati «bisogna fare i conti», cominciando dalle presidenze di Camera e Senato, di cui i leader del centrodestra discuteranno domattina in un vertice a Palazzo Grazioli. 

Presidenza Camera e Senato, il conclave in ordine sparso - di P.F.DE ROBERTIS   Una mossa che può riaprire le trattative o affondarle del tutto: un patto con il diavolo – pardon, con l’inquilino di Arcore – è considerato indigeribile dai duri e puri 5 Stelle. Non è un mistero che mezzo Movimento guardi con interesse verso il Pd, che non a caso il candidato premier grillino, Di Maio, non ha ancora eliminato dal novero delle possibilità per un eventuale governo, tanto che ribadisce l’estrema disponibilità sulla sua futura squadra: «Dei ministri si parla con Mattarella, dei temi si parla invece con i partiti». A fornire un quadro leggermente più chiaro, forse, il nuovo giro d’incontri dei capigruppo M5S, Toninelli e Giulia Grillo, che oggi – tra gli altri – vedono i pari grado azzurri, Romani e Brunetta. Sì, perché per il momento grande è la confusione sotto il cielo, tanto che per superare lo stallo si tornava a ipotizzare di chiudere la partita con Salvini a capo del Senato e Di Maio alla guida della Camera, quindi mettere una figura intermedia alla guida dell’esecutivo o addirittura lasciando Gentiloni, il tempo necessario per tagliare i vitalizi, fare una riforma elettorale per tornare a votare al più presto. Scenario smentito nettamente dai fedelissimi di entrambi: il motivo? «Significherebbe tagliarli fuori dal match che conta – spiegano – quello per l’esecutivo». Poi è chiaro: mai dire mai in politica. Ne sanno qualcosa i democratici che – da bordo campo – ragionano sulle forze a cui far da sponda. E portare a casa almeno le cariche di secondo livello: vice presidenti, questori e segretari d’aula.    Di certo i leader di Lega e M5S torneranno a sentirsi prima di venerdì, quando si riuniranno le Camere per cominciare a eleggere i presidenti: c’è chi scommette pure in un faccia a faccia. In ogni caso, qualche punto fermo già c’è: resta il ‘no’ dei grillini ai candidati condannati o sotto processo, un disco rosso che inevitabilmente per Palazzo Madama coinvolge l’azzurro Romani e il leghista Calderoli (che pure non sembra essere tra le prime scelte di Salvini). E se i 5 Stelle insistono per avere la guida di Montecitorio, il centrodestra si divide su quella di Palazzo Madama: Berlusconi non vuole cedere il passo, «siamo il primo gruppo del centrodestra al Senato», però la Lega rivendica l’incarico per aver vinto alle elezioni: il nome caldo è quello della senatrice Bongiorno, che però dovrebbe rinunciare al suo studio di avvocato assai più remunerativo. Tra le prime scelte per farle da contraltare grillino potrebbe essere Riccardo Fraccaro alla Camera.