Governo, l'ambasciatore italiano contro lo Spiegel: "Critica un popolo"

Il settimanale: "Gli scrocconi di Roma". E la stampa tedesca punta il dito contro Paolo Savona. E il New York Times attacca Conte

L'inserto della Frankfurter Allgemeine Zeitung dedicato all'Italia (Ansa)

L'inserto della Frankfurter Allgemeine Zeitung dedicato all'Italia (Ansa)

Berlino, 26 maggio 2018 - Il governo Conte non è ancora nato, ma gli attacchi dalla stampa straniera sono già arrivati. A partire dallo Spiegel che, ieri, titolava 'Gli scrocconi di Roma' accusando l'Italia di "lasciarsi finanziare il suo proverbiale 'dolce far niente'" e poi minacciare "coloro che dovrebbero pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti". Così oggi l'ambasciatore italiano a Berlino, Pietro Benassi, ha scritto una nota, chiedendone la pubblicazione, al giornale tedesco online con cui stigmatizza fortemente l'articolo. "La dialettica politica - scrive Benassi - appartiene alla libertà di stampa e al discorso democratico. Ciò che lascia un retrogusto pessimo è il modo in cui questa critica è indirizzata a un intero popolo". Benassi parla di "strada pericolosa" per la dialettica in Europa. "Si tratta di un sistema molto facile e seducente per eccitare gli animi. Ne è capace chiunque - dice ancora l'ambasciatore - Alla sua fine ci sono solo perdenti".

L'attacco del settimanale tedesco, in cui veniva tirato in ballo anche Mario Draghi, però non è un caso isolato. Oggi la stampa tedesca si occupa in toni allarmati di Paolo Savona, candidato - sembra - al ministero dell'Economia. "L'Italia vuole un nemico della Germania al governo", scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Sueddeustche Zeitung sottolinea che "mai prima d'ora un presidente della Repubblica è stato messo così sotto pressione come in questi giorni dai due partiti", che dovranno governare. "Si ostinano sul nome dell'eurocritico radicale Paolo Savona", spiega il giornale. "Questo odiatore della Germania dovrebbe entrare nel governo italiano", titola Bild, che paragona il professore in pensione a Yanis Varoufakis, "che nel 2015 portò l'eurocrisi ai massimi livelli innervosendo tutta Europa". 

E se la replica di Salvini non si è fatta attendere sui social network ("Noi dovremmo scegliere un ministro dell’Economia che vada bene a loro? No, grazie!"), proprio il segretario della Lega è stato oggi preso di mira dallo Spiegel che denuncia i suoi presunti legami con l'estrema destra tedesca. Per il settimanale di Amburgo, il leader leghista ha avuto e mantiene ancora rapporti con ambienti del partito euroscettico Afd e soprattutto di Pegida, il movimento nazionalista tedesco che organizza proteste contro la presunta islamizzazione del Paese.

CRITICHE ANCHE DAGLI USA - Ma le critiche all'Italia piovono anche dagli Usa con il New York Times che punta il dito contro il premier incaricato. "Un professore di diritto chiamato Giuseppe Conte, largamente sconosciuto e cui il curriculum di ricercatore presso famose università era ignoto ad alcune di queste, tra le le quali la New York University, che non ha trovato sua traccia": è la definizione che ne fornisce il quotidiano statunitense. "Ciò che sembra qualificarlo principalmente è la sua volontà di eseguire il mandato dei leader" di Lega e M5s, che prima erano "nemici giurati", continua il Nyt.

Il Nyt segnala le preoccupazioni dei mercati e dell'Europa e commenta: "Quanto danno possa fare la coalizione non è ancora chiaro. La politica italiana è intrinsecamente imprevedibile e instabile. Ed è probabile che resti tale a causa delle divergenze ideologiche tra la Lega, guidata da Matteo Salvini, deputato in felpa che ha trasformato un partito regionale del Nord in forza di estrema destra, e il Movimento 5 stelle, partito basato sul web e guidato da Luigi Di Maio, 31 anni, un universitario fuori corso di un piccolo paese vicino Napoli, diventato vicepresidente della Camera a 26 anni".

Per il prestigioso quotidiano statunitense, "l'allineamento di un Paese chiave dell'Ue con i nuovi Paesi membri dell'Europa centrale ostili a Bruxelles è un duro colpo alla maggiore integrazione europea voluta da Macron e dalla Merkel".