Roma, 20 settembre 2013 - Viste le fibrillazioni sulla giustizia che pervadono da giorni la strana maggioranza che ha fortemente voluto, il presidente {{WIKILINK}}Giorgio Napolitano {{/WIKILINK}}ha deciso di intervenire in prima persona. Ieri la dichiarazione di Letta ("Non ci sono persecuzioni") (VIDEO), oggi la lettera di Brunetta al premier, in cui al contrario si afferma che l'Italia non è uno Stato di diritto. In mezzo il capo dello Stato, che intervenendo alla Luiss all’iniziativa in ricordo di Loris D’Ambrosio, mette i suoi 'paletti'. Da troppi anni, dice il presidente “una spirale di contrapposizioni tra politica e giustizia” imperversa nel nostro paese, “il superamento di tale fuorviante conflitto, gravido di conseguenze pesanti per la vita democratica in Italia, ha rappresentato l’obiettivo costante del mio impegno fin dall’inizio del mandato di presidente”.

APPELLO AI GIUDICI - “Molto importante è il contributo che ci si deve attendere dalla magistratura” per ridurre il conflitto tra la politica e la giustizia, sottolinea Napolitano, secondo cui i modelli di comportamento della magistratura devono sempre essere “equilibrio, sobrietà, riserbo, assoluta imparzialità e senso della misura e del limite”. I magistrati devono avere “un’attitudine meno difensiva e più propositiva rispetto al discorso sulle riforme di cui la giustizia ha indubbio bisogno e che sono pienamente collocabili nel quadro dei principi della Costituzione”, continua Napolitano.

MONDI OSTILI - E’ necessario “operare perché la politica e la giustizia cessino di concepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti da una comune responsabilità istituzionale”, continua il presidente della Repubblica. “Ci tocca operare in questo senso - prosegue il capo dello Stato - senza arrenderci a resistenze ormai radicate e a nuove recrudescenze del conflitto da spegnere nell’interesse del Paese. Forse, come qui si è detto, passando attraverso ‘un ridistanziamento tra politica e diritto’”.

CANCELLIERI: SERVE PACIFICAZIONE - "Al Paese serve pacificazione". Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, intervistata da 'A Ciascuno Il Suo' di Radio 24 concorda con l’appello del capo dello Stato a spegnere il conflitto tra politica e giustizia. "C’è bisogno di un clima sereno, perché i problemi che abbiamo - dice il Guardasigilli - sono tanti e più c’è un clima di serenità e più si lavora insieme, più si risolvono". Una prospettiva, questa, che il Guardasigilli non considera un’utopia: "Come dopo il fascismo - osserva Cancellieri - l’Italia è stata capace di trovarsi d’accordo in momenti difficilissimi: dopo il fascismo, gli animi erano laceranti, ma su cose importanti hanno messo da parte le divisioni e sono riusciti a parlarsi e trovare vie d’intesa. L’Italia è stata capace di alzare la testa in momenti gravi e sono sicura - continua il ministro - che sapra’ farlo anche ora: il clima sereno non può che essere un mezzo per poterlo fare meglio". Annamaria Cancellieri assicura che "il clima di precarietà politica non turba il lavoro della Giustizia. Fino all’ultimo giorno, che può essere domani o tra sei mesi o tra un anno, non so, lo vedrò come il primo. Non mi appartengono le preoccupazioni sulla tenuta del Governo, io lavoro solo".

M5S CONTRO NAPOLITANO - "In altri paesi saremmo al limite di una procedura di sfiducia al Capo dello Stato. E’ indecente che si possano pronunciare parole simili di finta pacificazione quando non c’è una guerra in atto tra Pm,-politici, ci sono solo politici che delinquono da 50 anni e Pm che indagano". Lo scrive Manlio di Stefano (M5S) che conclude: "Rassegni le dimissioni".