Roma, 16 dicembre 2011 -  Poco dopo le 13, l'Aula della Camera ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sulla manovra economica. I sì sono stati 495, 88 i no, 4 gli astenuti. Ma in serata ecco il primo passo falso del 'giovane' Esecutivo: uno ordine del giorno della Lega, su cui il governo aveva espresso parere contrario, passa all'unanimità. L'odg riguardava le detrazioni Imu a chi ha in casa disabili.

Passa quindi l'ordine del girono della deputata del Carroccio Francesca Martini che impegna l’Esecutivo “a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni sulla tassazione della prima casa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere una detrazione ad hoc dell’imposta municipale sulla prima abitazione pari al 50 per cento e relativa ai soggetti disabili gravi non autosufficienti, casi come individuati ai sensi della legge 104 del 1992”. 

IL VOTO FINALE RISCHIA DI SLITTARE A DOMANI MATTINA - La possibilità che non si chiuda oggi, ma si rimandi a domani, è determinata dallo stallo in aula alla Camera sugli ordini del giorno: troppo lunghi i tempi. Tanto che il rischio di rinvio del voto finale fa riunire in Transatlantico per un consulto sul da farsi il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto e il deputato pidiellino Luigi casero. A loro, per pochi minuti, si aggiunge anche il leader Udc Pier Ferdinando Casini. E il ‘pressing’ sul governo sembra sortire l’effetto sperato: il ministro Giarda interviene in aula per dare i pareri dell’esecutivo su tutti gli odg, senza quindi esaminarne uno alla volta.

Per il Pd, viene spiegato, la ‘colpa’ dei tempi troppo lunghi dipende anche dal governo, che sta studiando gli oltre 150 odg e vorrebbe dare un parere su ogni singolo documento. Ma così, viene fatto osservare, i tempi diventano biblici. Nel Pd e nel Pdl, inoltre, si ritiene responsabile del rischio slittamento anche la Lega, che in capigruppo aveva assunto l’impegno di non fare ostruzionismo e rispettare i tempi prestabiliti, con l’intervento del premier Mario Monti alle 19. Ma la Lega si tira fuori: "Noi vogliamo rispettare l’impegno preso - assicura il capogruppo marco reguzzoni - ma se i tempi slittano troppo allora è meglio che si voti domattina". Il leghista attribuisce "all’inesperienza politica del Pd" la causa del ritardo, ma nel mirino finisce anche il governo "che di solito procede valutando prima gli odg e si accorda prima con i partiti". Duqnue, conclude Reguzzoni, "se noi avessimo voluto li avremmo tenuti qui per 12 ore, invece abbiamo ridotto di molto i nostri interventi".

I NOMI - Non hanno votato la manovra del governo 23 deputati del Pdl, 3 di Fli e 2 del Pd, più 5 del Misto e due di Popolo e Territorio. Quattro gli astenuti, tutti del Pdl. Sei i parlamentari in missione. Tra gli assenti spiccano i nomi degli ex ministri Giulio Tremonti e Paolo Romani, Michela Brambilla. I deputati assenti del Pdl sono anche: Filippo Ascierto, Vincenzo Barba, Viviana Beccalossi, Isabella Bertolini, Maurizio Bianconi, Guido Crosetto, Marcello De Angelis, Rocco Girlanda, Antonello Iannarilli, Pietro Lunardi, Gianni Mancuso, Barbara Mannucci, Antonio Martino, Fiamma Nirenstein, Alfonso Papa, Adriano Paroli, Mauro Pili, Maria Rosaria Rossi, Roberto Rosso, Stefano Saglia. Di Fli mancavano all’appello Giulia Bongiorno, Carmelo Briguglio e Mirko Tremaglia. Dell’Udc, Riccardo Antonio Merlo. Per il Pd non hanno votato Gianclaudio Bressa e Francesca Cilluffo. Due gli assenti anche per ‘Popolo e Territorio’: Domenico Scilipoti e Maria Grazia Siliquini. Nel Misto mancavano Aurelio Misiti, Luciano Sardelli, Antonio Gaglione, Beppe Giulietti, Francesco Stagno d’Alcontres.

DI PIETRO CONTRO -  "Noi la fiducia ve la vorremmo dare, ma ve la neghiamo, perché questa manovra é iniqua e ingiusta”, ha scandito il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, rivolgendosi ai banchi del governo durante il suo intervento in Aula durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al decreto Salva Italia. "Ci dispiace davvero che nel merito non ci avete permesso di confrontarci su questa manovra, ma ci chiedete la fiducia. Siete sotto ricatto - ha aggiunto Di Pietro - per bocca vostra abbiamo preso atto che questa manovra l’avreste fatta in modo diverso di come l’avete fatta se ne aveste avuta la possibilità. Catricalà si é detto amareggiato perché la forza delle lobby in Parlamento é ancora potente. Ci dispiace vedervi così arrendevoli, arresi".  Renato Cambursano (Idv) voterà la fiducia al Governo Monti, in dissenso dal suo gruppo.

I PICCOLI CHE DICONO SI' - L’Api voterà la fiducia al Governo Monti, dichiara in aula il deputato Bruno Tabacci, come pure il Pli (la dichiarazione è di Antonione), il Movimento per le Autonomie (assicura Sergio Commercio). Sì anche da Popolo e Territorio: “Siamo qui a confermare la fiducia che le abbiamo dato qualche settimana fa”, ha detto Vincenzo D’Anna.

FLI: FIDUCIA PIENA -  Mario Monti "avrà la piena e convinta fiducia sulla manovra" da parte del gruppo di Futuro e Libertà alla Camera, ha annunciato il presidente dei deputati finiani, Benedetto Della Vedova. "Non pensiamo sia perfetta - ha aggiunto Della Vedova - non ci illudiamo che da sola metterà al sicuro i conti ma è lo scatto di reni che serviva per sanare i drammatici ritardi accumulati. Non è vero che Monti ha fatto marcia indietro su tutto come qualcuno ha imprudentemente dichiarato: il Parlamento rivendica l’azione che ha portato a dei correttivi che non hanno modificato i saldi della manovra".

Della Vedova ha riconosciuto che "l’aumento della pressione fiscale c’è ed è significativo” ma “sono in continuità con gli ultimi anni. Lo dico - e qui il presidente dei deputati Fli manda una stoccata alla Lega - perché tra un po’ ascolteremo le proteste tanto fracassone quanto grottesche da parte di chi è stato otto anni in un governo che ha aumentato la spesa pubblica e le tasse". 

UDC: SI' CON ORGOGLIO -  "Ci inseriamo a pieno titolo e con orgoglio tra coloro che sostengono la manovra", ha detto Gian Luca Galletti dell’Udc.  “A questa manovra - ha aggiunto Galletti - non ci sono alternative, l’unica alternativa è il fallimetno dell’Italia. Non è questo il momento delle polemiche, non avrebbe senso litigare su quanto è stato fatto negli ultimi anni. Sarà la storia a giudicare il passato e saranno i cittadini, nel bene e nel male. Alla lega dico solo una cosa, non sarà il tono della voce a fare dimenticare agli italiani le responsabilità di ognuno di noi. Chi voterà la manovra si assumerà una grande responsabilità, con coraggio. Questa è la differenza tra i politicanti e gli statisti. Chi legittimamente voterà contro scommetterà sul fallimento del Paese". 

LEGHISTA-OPERAIA -  “La manovra colpisce solo i più deboli e per questo motivo la Lega Nord non voterà la fiducia”, ha detto la deputata della Lega, Emanuela Munerato, durante le dichiarazioni di voto alla fiducia posta dal governo monti al decreto Salva Italia. Munerato, prima del suo intervento, ha tolto il soprabito grigio scoprendo un grembiule da operaia. Indossando una cuffia bianca, la deputata leghista ha poi detto: “Se vi toglieste i panni di ministri tecnici - ha aggiunto Munerato rivolgendosi ai banchi del Governo - rimarrebbero degni rappresentanti di banche e assicurazioni”.

FRANCESCHINI POLEMICO - Dario Franceschini ha duramente attaccato la Lega nel suo intervento alla Camera sulla fiducia. “Abbiamo ascoltato i deputati e le deputate della Lega, sembrano scesi dalla Luna”, ha detto il capogruppo del Pd, “invece siete stati saldamente al governo gli ultimi 3 anni e incollati alle poltrone romane per 8 degli ultimi 10 anni non sembravate guerrieri padani ma solo soldatini ubbidienti”. Ma i deputati del Carroccio non si trattengono: prima gli gridano "scemo, scemo"; poco dopo un nuovo coro: "Venduto, venduto!".

Dario Franceschini ha bacchettato il governo per la genericità con cui ha addossato al parlamento la responsabilità di avere bloccato le liberalizzazioni nella manovra. “Non buttate più comodamente sul parlamento la frenata sulle liberalizzazioni”, ha detto il capogruppo del Pd nel suo intervento sulla fiducia, “se volete essere chiari chiamate per nome e cognome le forze politiche, e riconoscete che la frenata su autostrade, taxi e farmacie è avvenuta contro il partito democratico”. 

Avremmo voluto di più - continua Franceschini -  ma continueremo la nostra battaglia per la crescita e la giustizia sociale”, ha sottolineato il capogruppo del Pd, “il cammino comincia e non finisce con questa manovra. Noi saremo dentro questo percorso, soprattutto come voce di quegli italiani che non hanno piu’ voce”.
Dunque, “voteremo la fiducia a un governo, non a un governo tecnico, ma a un governo espressione della democrazia parlamentare e di questo Parlamento”, ha spiegato.

Detto questo, "in una stagione di comprensibili tensioni sociali e paure, di sfiducia verso la politica in cui tutto sembra scaricarsi sui parlamentari e sul loro lavoro, vorrei rivendicare per l’intero parlamento il lavoro fatto sulla manovra in una situazione politicamente difficile e inedita, in soli 9 giorni”, ha tenuto a ricordare, “un lavoro di miglioramento”. E “siamo orgogliosi di quanto abbiamo ottenuto perché abbiamo fatto una scelta difficile molto piu’ di Di Pietro che ha scelto di cavalcare disagio e protesta”, ha tenuto a chiarire. “Se l’avessimo fatto noi non ci sarebbe stato nessun miglioramento, ma solo qualche applauso per noi, invece i miglioramenti ci sono stati”, ha assicurato.

CICCHITTO E LE LIBERALIZZAZIONI - Il Pdl è pronto a confrontarsi su un pacchetto di liberalizzazioni, purchè siano “di alto livello” e non si proceda “con metodi stalinisti”, afferma, durante le dichiarazioni di voto alla fiducia sulla manovra, il capogruppo Fabrizio Cicchitto (al suo fianco è seduto in aula Silvio Berlusconi).
Cicchitto invita a “sgombrare il campo dalle mistitificazioni” in tema di liberalizzazioni.

Il Pdl vota “per senso di responsabilità” la fiducia sulla manovra ma poi serve una “seconda fase” per la crescita, ha detto Cicchitto. Poi un appello al governo dei tecnici: "Con i partiti bisogna avere un rapporto di rispetto e “non un rapporto un pochino altezzoso e strafottente”. “Non vorrei essere profeta di sventura ma se non affrontiamo il nodo della Bce saremo costretti a fare altre manovre ma cosi’ l’Italia sara’ dissanguata”. 

Approccio calcistico di Cicchitto al ministro Cancellieri: “Ho saputo che anche lei è della Roma...bene, bene”, ha detto il presidente dei deputati del Pdl provando a stemperare il clima con uno dei membri dell’eseutivo sottolineando la loro comune fede calcistica. La titolare del Viminale risponde con un largo sorriso e gli dice: “Però domenica ci è andata male..." allundendo al pareggio ottenuto in casa con la Juventus e al rigore sbagliato dal capitano Francesco Totti.

I NO A SORPRESA - La Svp voterà contro la fiducia al Governo Monti, annuncia il deputato Karl Zeller nel suo intervento in aula. Anche Alessandra Mussolini (Pdl) voterà contro la fiducia al Governo Monti, in dissenso dal suo gruppo. E un altro no, annunciato però in tv, è quello di Giorgio Stracquadanio: “Oggi voto no alla fiducia al governo Monti sulla manovra in polemica col mio partito, che non ha saputo avanzare una proposta alternativa in 17 giorni ed é rimasto spiazzato”, dice ospite di Agorà su Rai Tre.

"Voto no- continua il deputato del Pdl- perché la prima forza politica del paese, che si é liberata dall’ipoteca dell’alleato che ci impediva di fare le cose essenziali su liberalizzazioni, pensioni e abbattimento dei costi della politica locale, non ha saputo fare proposte diverse". E "se fossi stato determinante avrei votato lo stesso no, mandando a casa Monti".