Roma, 4 ottobre 2011 - Il contenuto delle intercettazioni effettuate nel corso di un’indagine non potrà essere pubblicato, nemmeno quando gli ascolti siano trascritti in un’ordinanza di custodia cautelare notificata alle parti, fino alla cosiddetta udienza 'filtro'. Lo prevede un emendamento del capogruppo Pdl in commissione Giustizia, Enrico Costa, al ddl intercettazioni. E subito sul web scoppia la rivolta.

 

CLAMOROSA RIVOLTA  - Per protesta contro il ddl intercettazioni. Il sito di enciclopedia libera da stasera in qualunque pagina si apre con il comunicato in cui spiega le ragioni del dissenso: ''Con le norme del ddl intercettazioni non esisteremo più. Sarebbe un'inaccettabile limitazione della propria liberta' e indipendenza''. E' solo la versione italiana di Wikipedia quella attualmente non consultabile per la protesta contro il ddl intercettazioni. Nel comunicato ai lettori dell'enciclopedia libera si spiega che ''negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto - neutralità, libertà e verificabilità' dei suoi contenuti - rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni. Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede - si legge nella nota on line - tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine. Purtroppo, la valutazione della 'lesività non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato. Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?''.

 

BOMBA WIKIPEDIA  - Questa clamorosa decisione di una delle principali fonti di informazione del web sconvolge la giornata politica e configura una diversa ripresa dei lavori in programma domani. Gli emendamenti presentati dal Pdl puntano a correggere il testo licenziato più di un anno fa dalla commissione Giustizia della Camera e da domani all'esame dell'Aula, recuperando parte del ddl Mastella approvato in prima lettura nel 2007. Non solo. Altri testi presentati dai deputati del centrodestra Manlio Contento ed Enrico Costa mirano ad introdurre un inasprimento delle pene in caso di violazione del segreto. Insomma un giro di vite che suscita la dura e attesa opposizione dell'Idv e del Pd, ma che soprattutto determina un irrigidimento del Terzo polo, da sempre pronto al confronto e alla ricerca di una soluzione mediata.

 

"MI DIMETTO" - La relatrice del provvedimento, Giulia Bongiorno (reduce dalla clamorosa assoluzione di Raffaele Sollicito nel processo d'appello di Perugia), è in aula già di buon'ora ma si dice pronta a lasciare l'incarico se effettivamente si tornerà indietro rispetto al testo elaborato dopo la sua mediazione, quando ancora era nelle file della maggioranza, con Niccolò Ghedini e l'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano. "O si rispetta quell'accordo - dice la presidente della commissione Giustizia - o per rispetto verso me stessa farò un passo indietro, non me la sento di essere relatrice di questo black out. Vedremo domani", quando l'Aula, se la votazione sul membro mancante della Corte Costituzionale non provocherà graditi rinvii, sarà chiamata a votare sulle pregiudiziali di costituzionalità del provvedimento sulle intercettazioni. Il Terzo polo ha deciso di ritirare la sua e si asterrà su quelle di Idv e Pd. Un segnale che dimostra che la volontà dei centristi è comunque quella di trattare ancora e cercare un accordo.

 

RIECCO ILDA - Tanto più che dal mondo della magistratura emergono anche posizioni concilianti. Proprio ieri, intervenendo al convegno "Mafie 2011" di Pavia, il pm di Milano, Ilda Boccassini, ha infatti risposto a una domanda che "le intercettazioni sono uno strumento importantissimo, ma occorre riconoscere che da parte della magistratura ci sono state alcuni usi scorretti». Le intercettazioni che non riguardano le indagini «non dovrebbero nemmeno uscire dai nostri uffici. Io stessa – ha proseguito la Boccassini secondo il sito Linkiesta.it -, da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, m'indigno». Segue auspicio che prima o poi governo e magistratura riescano a sedersi a un tavolo e pensare una riforma seria. Apertura che, di fronte a tanto caos legislativo, l'Anm guidata da Luca Palamara, non si sente di riconoscere: "Noi abbiamo bisogno di altre cose che facciano funzionare meglio il servizio giustizia e favoriscano gli interessi dei cittadini" dice il segretariod ell'Associazione nazionale magistrati che difebde "a spada tratta le intercettazioni" e ritiene "doveroso non limitare l'informazione".

 

FNSI DRASTICA - Categorico il segretario della Fnsi, Franco Siddi: ''La nuova proposta della maggioranza di Governo sulla legge cosiddetta intercettazioni, allo stato, appare ingannevole: una piccola furbizia con trucco''. ''L'acquisizione dell'idea di udienza-filtro - prosegue Siddi -, attraverso la quale selezionare le intercettazioni destinate a essere rese pubbliche che fa parte delle proposte Fnsi, é assolutamente indeterminata nei modi e soprattutto nei tempi e, ancora una volta, rimandata a un successivo decreto del Governo, mentre nel frattempo si fa scattare un insopportabile e ingiustificabile black out su come procede un'inchiesta. Altro sarebbe stabilire, per esempio, che l'udienza-filtro si debba tenere entro 5 giorni dal deposito degli atti. E in ogni caso va sempre ricordato che il diritto di informazione prescinde dalle notizie di reato. Se negli atti di inchiesta giudiziaria sono contenuti fatti o elementi di pubblico interesse di cui un giornalista venga a conoscenza esiste sempre il dovere di leale pubblicazione, nel rispetto del diritto dei cittadini ad una libera informazione''.

 

"NO MASTELLA" - "La linea del Piave", come la definisce Pino Pisicchio, al di sotto della quale non si intende andare, è il testo uscito dalla commissione, con la possibilità di individuare nella cosiddetta udienza filtro (ndr, ma con quali termini?) le conversazioni che non appaiono manifestamente irrilevanti e stralciare registrazioni e verbali di cui è vietata l'utilizzazione, determinando così ciò che può essere pubblicato o meno. "Un punto irrinunciabile, anzi migliorabile", aggiunge Roberto Rao. No quindi a trasferire "un pezzo della Mastella sopra la mediazione Bongiorno-Alfano". Piuttosto, occorre rivedere la norma in base alla quale deve essere un giudice collegiale a decidere l'autorizzazione delle intercettazioni e vanno salvaguardati i blog, prevedendo l'obbligo di rettifica solo per i siti registrati. Un punto sul quale l'accordo con la maggioranza sarebbe ad un passo.

 

PANIZ SBOTTA - "Spiace che l'onorevole Bongiorno definisca un obbrobrio quella parte del testo sulle intercettazioni che in prima lettura ha contribuito, quale relatrice, a fare approvare: la politica dei due pesi e delle due misure, a seconda che ci si trovi in maggioranza o all'opposizione non paga mai", considera Maurizio Paniz, deputato e membro della Consulta Giustizia del Pdl, presidente del Consiglio di Giurisdizione e capogruppo Pdl della giunta per le autorizzazioni a procedere.

 

TEMPI INCERTI - Ma al di là dell'irrigidimento delle posizioni dopo la presentazione degli emendamenti del Pdl e la pressione della piazza mediatica e internettiana, gli spazi per arrivare ad un accordo ragionevole tra centrodestra e almeno una parte dell'opposizione, vale a dire il Terzo polo, non sembrano irrimediabilmente chiusi. Decisive saranno le giornate di domani e dopodomani. Dopo il voto sulle pregiudiziali si aprirà infatti il dibattito sulle proposte di modifica e se le votazioni, com'è prevedibile, non si esauriranno entro giovedì, l'esame slitterà alla prossima settimana, come ha già stabilito la Conferenza dei capigruppo, e a quel punto ci saranno i tempi per proseguire le trattative e trovare quindi un punto di incontro.

 

CERCASI CONSENSO - ''Spero che si possa lavorare per raggiungere un accordo e che non venga buttato il lavoro fatto'', sottolinea il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni, pur rimarcando la necessità di arrivare all'approvazione di una legge. E dal Pdl Costa esprime l'auspicio "che nel prosieguo dell'iter si possa trovare comune consenso su aspetti migliorativi del testo in esame'', manifestando apprezzamento per l'atteggiamento che il Terzo Polo assumerà rispetto alle pregiudiziali. "Questa è una materia che va regolata senza impedire l'utilizzo delle intercettazioni ai fini di giustizia, ma impedendo che la privacy sia una parola che non venga assolutamente compresa dai nostri media e dalla societa", afferma invece il ministro della Difesa Ignazio La Russa.

 

"NO A QUESTA PORCATA" - La nostra posizione è chiarissima e lo vedrete dagli emendamenti: il Pd farà un'opposizione dura'', annuncia senza mezzi termini il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "Faremo di tutto per opporci a questa porcata - fa eco il capogruppo alla Camera Dario Franceschini -. Metteremo in atto tutte le azioni di contrasto parlamentare che potremo, useremo tutte le virgole concesse dal regolamento". E i Democratici potrebbero chiedere anche il voto segreto su alcuni articoli del testo.

 

TUTTI AL PANTHEON - Intanto Federazione nazionale della stampa e Unione cronisti si mobilitano. Domani giornalisti, cittadini e rappresentanti di associazioni, sindacati e movimenti parteciperanno al presidio a piazza del Pantheon per difendere la libertà di informazione dall'ennesimo tentativo di introdurre la legge bavaglio sulle notizie che contano per la vita pubblica''. Anche il web e wikipedia adesso stanno coi giornalisti. La maggioranza di centrodestra dovrà  tenerne conto.