Roma, 3 aprile 2011 - Collaborazione sul problema dell’immigrazione sia per porre insieme la questione in sede europea, sia alla luce di quanto è successo a Ventimiglia. La telefonata tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy, riferiscono fonti diplomatiche, è servita a fare il punto sul tema (presto ci sarà un vertice tra i due Paesi), ma anche per rompere il ghiaccio e superare le incomprensioni dei giorni scorsi tra Roma e Parigi sorte sull’interpretazione data dalla Francia alla risoluzione Onu sulla Libia.

Berlusconi domani si recherà a Tunisi, forte della prospettiva di un vertice con Parigi e di una cooperazione per arginare il problema dell’immigrazione clandestina. Il presidente del Consiglio ha già detto che la missione non sarà facile, visto che il governo tunisino "non è forte" perché "non gode della legittimità dei cittadini tunisini". Ma Roma potrebbe contare sull’apertura in arrivo dall’Unione europea che ha intenzione di estendere la direttiva 55 del 2001 sull’immigrazione e riconoscere agli immigrati arrivati da Paesi disagiati diritti simili a quelli garantiti ai rifugiati.

È una svolta, quella di Bruxelles, che riguarderà anche il nostro Paese, visto che durante il dibattito parlamentare di domani l’Aula di Strasburgo dovrebbe riconoscere che il flusso migratorio verso le coste italiane è da considerarsi come un ‘avvenimento straordinariò, proprio perchè conseguente ad una rivoluzione (in Tunisia).

Berlusconi è convinto che lo strumento della ‘protezione temporanea' servirà a superare le divisioni sorte con Tunisi. Anche perché, hanno riferito fonti bene informate, il presidente della Commissione europea Manuel Barroso ha intenzione di intervenire per chiedere al Paese nordafricano (a Tunisi sono stati destinati 250 milioni) di garantire sugli impegni presi con Roma. Il premier in ogni caso cercherà di arrivare "ad una soluzione" proprio entro domani.

Berlusconi sarà accompagnato da Roberto Maroni, fino ad ora non disponibile non solo alla strada dei ricongiungimenti familiari ma neanche all’ipotesi della protezione temporanea. Berlusconi al ritorno da Tunisi dovrebbe avere un vertice proprio con la Lega a Roma sul tema dell’immigrazione.

TENSIONE TRA TUNISI E ROMA  - È alta tensione tra Italia e Tunisia alla vigilia della missione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. In serata, il governo di Tunisi ha fatto sapere che "non è stato concluso alcun accordo" tra i due Paesi per fermare l’afflusso di migranti sulle coste italiane, quando i ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e degli Esteri, Franco Frattini, sono andati a Tunisi, lo scorso 25 marzo. E anzi, il governo tunisino ha chiesto agli italiani maggiore solidarietà, soprattutto in un momento così delicato in cui Tunisi deve far fronte, al confine con la Libia, con l’arrivo di oltre 150mila rifugiati.

Immediata la replica di Roma. Fonti diplomatiche hanno fatto presente che la visita del premier Silvio Berlusconi servirà proprio per chiedere al Paese nordafricano di tenere fede agli impegni presi, un impegno politico che Tunisi non sta rispettando. I trattati ci sono, hanno aggiunto fonti della Farnesina, e sulla base di questi trattati è stata definita un’intesa politica, messa anche per iscritto; un’intesa che richiedeva impegni molto chiari che fino a questo momento non si sono concretizzati, nè sui rimpatri nè sul blocco dei flussi.

L’Italia, dunque, si aspetta dalla Tunisia un impegno molto più fermo di quello che è stato finora per bloccare l’arrivo dei migranti. Del resto il governo italiano si è già impegnato concretamente: l’Italia -ricordano nel governo- ha attivato 150 milioni per la parte della cooperazione e 70 per l’equipaggiamento, in modo che Tunisi controlli le coste e freni il fenomeno dell’immigrazione clandestina.

L’opposizione però attacca: "L’ottimismo di Berlusconi e dei suoi ‘portaborse' Maroni e Frattini sembra smentito dalle affermazioni del Ministero degli Esteri tunisino. Vogliamo sapere come questo governo latitante intende affrontare l’emergenza immigrazione, quali accordi ha eventualmente preso con altri governi. Berlusconi venga perciò subito in Parlamento a riferire", ha detto il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario.

SI SVUOTA LAMPEDUSA - Sull'isola, restano circa mille extracomunitari dopo l’ultimo imbarco, appena concluso, sulla nave ‘Clodia’ che ha imbarcato 1040 stranieri.

Sono terminate le operazioni di imbarco anche sulla nave ‘la Superba’. Sono così 1344 gli extracomunitari trasferiti sulle due navi, ai quali si aggiungono i 1731 partiti nel pomeriggio con la ‘Excelsior’ e i 471 salpati alle due del mattino sulla nave militare ‘San Marco’. Il totale dei trasferimenti, nelle ultime ventiquattrore, ammonta a 3616.

Nella giornata di oggi sono arrivati finora circa 600 stranieri.

LE FIAMME - Un incendio è stato appiccato dai minori ospitati a Lampedusa nella Casa Fraternità della parrocchia. Il rogo è stato spento dai vigili del fuoco. I ragazzi hanno messo a soqquadro l’edificio rompendo porte e vetri e qualcuno si è anche leggermente ferito. Sul posto è intervenuta la polizia in tenuta antisommossa e adesso la situazione sembra tornata alla calma. I ragazzi hanno inscenato questa protesta perché chiedono di partire immediatamente.

SOCCORSO BARCONE CON MIGRANTI, A BORDO ANCHE GIORNALISTA ITALIANO - Uno scafo che imbarcava acqua è stato  soccorso da una motovedetta della Guardia di finanza a circa 5 miglia al largo di Lampedusa. L’allarme è stato lanciato con una telefonata alle fiamme gialle da parte di un giornalista italiano che si trova a bordo dell’imbarcazione.

A bordo c’era anche il fotoreporter napoletano Giulio Piscitelli, che lavora per un’agenzia fotografica di Milano. Il giornalista e’ stato prelevato dalla polizia e non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ma un suo collega, anch’egli napoletano, Giampiero De Lucia, che si trova nell’isola, ha spiegato ai cronisti che Piscitelli si è imbarcato alle 5,30 di ieri mattina da Tunisi. I due si sono sentiti stamane alle 8,30, quando il barcone era in difficoltà e imbarcava acqua. Sul natante c’erano circa 90 persone. Mentre la motovedetta della Gdf attraccava, un’altra barca con una ventina di extracomunitari e’ giunta in banchina ‘’scortata’’ da una motovedetta dei carabinieri.

REGIONI, ERRANI: NO A TENDOPOLI - "Noi sui profughi non ci tiriamo indietro, è il governo che ha cambiato linea. Fino all’altro giorno la scelta dell’esecutivo era di gestire in prima persona l’immigrazione irregolare, poi nella riunione della cabina di regia è emerso che su 22 mila nuovi arrivi 19.800 sono clandestini, abbiamo chiesto al governo di fare chiarezza e la risposta è stata quella delle tendopoli". E’ questa la ricostruzione di Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni.

Intervistato dal Corriere della Sera, Errani ribadisce il no alle tendopoli. "E’ una scelta sbagliata" perché, spiega, "mettere in piedi tendopoli da mille o duemila irregolari significa creare situazioni potenzialmente esplosive". La soluzione, sostiene Errani, potrebbe essere quella gia’ proposta a Berlusconi, e cioè la concessione agli immigrati di un permesso temporaneo per circolare nell’Ue.’’ In questo modo ‘’potremmo organizzare un sistema di accoglienza umanitario e governabile. Con la possibilità, visto che nella direttiva Ue c’e’ una norma simile all’articolo 20 (della Bossi-Fini), di stare con autorevolezza al tavolo europeo, chiedendo agli altri paesi coerenza e reciprocita’’’.

70 CADAVERI DI MIGRANTI SU COSTE LIBICHE - Una settantina di cadaveri, quasi certamente di migranti morti durante una traversata verso le coste italiane, sono stati recuperati davanti alle coste libiche, nei pressi di Tripoli. La notizia, che risale a giovedi’ scorso, è stata confermata all’Ansa da padre Joseph Cassar, responsabile del servizio dei Gesuiti per i rifugiati a Malta, che ha detto di averla appresa da alcuni profughi eritrei che si trovano ancora in Libia. I corpi sono stati sepolti nella stessa giornata di giovedì senza che fossero stati riconosciuti.

Le vittime potrebbero far parte del gruppo di 68 migranti, in gran parte somali ed eritrei, partito dalle coste libiche e di cui non si avevano piu’ notizie dal 25 marzo scorso. A dare l’allarme era stato don Mose’ Zerai, presidente dell’agenzia Habesha che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. Il sacerdote aveva ricevuto una richiesta di aiuto lanciata attraverso un satellitare dagli immigrati che avevano riferito di trovarsi in difficoltà, senza viveri e con poco carburante.

Un altro barcone con 335 persone a bordo risulta disperso da due settimane. L’agenzia Habesha e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) anche in questo caso hanno dato l’allarme chiedendo che vengano intensificate le ricerche nel Mediterraneo.

MANDURIA, NUOVA RECINZIONE - Sono cominciati  i lavori di costruzione all’esterno della tendopoli di Manduria di una recinzione più alta rispetto all’attuale. La recinzione avrà un’altezza di tre metri in modo da essere così meno valicabile e scoraggiare l’esodo di massa avvenuto negli ultimi giorni.

Anche oggi comunque circa 300 immigrati che erano nella tendopoli hanno rotto una parte della recinzione e sono fuggiti sulla strada provinciale per Oria. Le forze di polizia sono mobilitate per cercare di bloccare i fuggitivi. La maggior parte degli immigrati si è fermata nell’area all’ingresso della strada che porta alla tendopoli, mentre una cinquantina di migranti si è incamminata verso Oria.

Una delegazione di immigrati accompagnati da alcuni dei centri sociali, ha incontrato il questore di Taranto Enzo Mancini al quale ha presentato la seguente proposta: i migranti rientreranno nel campo, se anche i ragazzi dei centri sociali potranno entrare all’interno. Una richiesta questa che - il Questore ha spiegato - non è possibile soddisfare questa sera, perché bisogna ottenere il permesso della prefettura.

A questo punto, sempre accompagnati dai ragazzi dei centri sociali, gli immigrati hanno cominciato a gridare ancora più forte "Liberté et asile", preparandosi a trascorrere la notta all’addiaccio. Le forze dell’ordine invece sono schierate con le camionette pronte e in tenuta antisommossa, pronte ad intervenire se la situazione dovesse degenerare.