Roma, 27 ottobre 2010 - "Vede, se lei va alla Camera senza giacca non la fanno entrare, nonostante magari indossi un maglioncino di cachemire che è più elegante e costa più della giacca. Non importa: c’è una regola che impone l’uso della giacca come segno di rispetto per l’ambiente e i commessi sono tenuti a far rispettare questa regola". Paola Binetti spiega così a Klaus Davi che "allo stesso modo anche nella Chiesa ci sono delle regole da rispettare" e dunque ha ragione chi nega la comunione ai gay perchè "se una persona è in peccato o meno lo lascio giudicare alla sia coscienza, ma certamente una persona in peccato grave non può accostarsi all’eucarestia".

 
Pur riconoscendo che "non possiamo tuttavia dimenticare che possono anche esserci degli omosessuali totalmente casti abilitati a ricevere la comunione come tutti gli altri", la deputata Udc condivide la posizione del vescovo di Otranto che ha negato la comunione a Nichi Vendola "perchè ostenta la sua condizione perversa e malata di omosessuale praticante". "Non conoscevo il caso ma devo riconoscere - spiega la deputata - che aveva totalmente ragione. La Chiesa ha già fissato a monte i suoi criteri generali".

 
In altre parole, "un bambino di 8 anni che fa il catechismo impara come prima cosa quali sono le condizioni necessarie per ricevere la comunione. Tutti lo sanno, anche le persone divorziate, che a volte, dopo aver fatto delle esperienze molto difficili, hanno deciso di risposarsi formando coppie unite, generose, capaci di sacrificio reciproco, che si vogliono bene. Pregano, vanno a Messa, ma sanno che all’eucarestia non possono accostarsi perchè - ribadisce - mancano delle condizioni di base, quelle che loro stessi hanno imparato fin da piccoli".