Roma, 5 ottobre 2010 - Aveva detto che la bestemmia pronunciata dal premier Berlusconi in una barzelletta su Rosy Bindi era da “contestualizzare”. Oggi, dopo la replica della stessa presidente del Pd, mons. Rino Fisichella controreplica e definisce “maldestre” le critiche della Bindi.

"Perché la bestemmia sia peccato, è necessario vi sia anche il deliberato consenso di voler offendere Dio e la piena avvertenza di quanto si sta facendo”, scrive il neopresidente del Pontificio consiglio per la rievangelizzazione dell’Occidente nella sua rubrica sul settimanale Oggi. “Così - prosegue - mentre il contenuto è sempre grave, non sempre la persona che bestemmia pecca. Ciò non significa indulgere, ma comprendere appunto il contesto in cui si bestemmia. Eludere questa condizione equivale a essere giudici spietati, privi di ogni vera comprensione e misericordia, sempre necessari davanti al peccatore”.

"Rosy Bindi - prosegue Fisichella - senza conoscere il mio giudizio sulla barzelletta di Berlusconi e come agisco in queste situazioni, mi ha criticato in modo maldestro, giudicandomi un relativista che deroga al secondo comandamento per difendere i potenti! Non le rispondo per serietà. Certo, avendo buona memoria, mi sorgono tre domande: è peggio dire un’insulsa barzelletta condita da un’imprecazione, o presentare una legge contro la famiglia e pro nozze gay? Salvare la vita di Eluana o preferire l’eutanasia? Migliorare la legge sull’aborto o favorire la Ru486? Da vescovo sono turbato se vedo le pecorelle smarrirsi nei meandri dell’interesse politico, ignorando l’abc della morale cattolica”.