Milano, 1 ottobre 2010 -  Per il direttore di Libero, Maurizio Belpietro l'agguato di cui è stato fatto segno ricorda quelli degli anni '70. La vicenda che gli torna alla mente di piu'  risale agli albori degli anni di piombo ''prima dell'omicidio di Calabresi, quando un militante extraparlamentare di sinistra aspetto' nell'androne di casa un esponente dell'Msi''. L' attentatore in quel caso si feri' ma avrebbe potuto uccidere.  Io sto bene, sono tranquillo. Io sono una persona tranquilla e serena, certo, da ieri un po' meno'': Belpietro ha ripercorso la vicenda e ha ribadito che il suo caposcorta gli ha salvato la vita rischiando la sua, visto che l' aggressore gli ha puntato addosso la pistola, che poi si è inceppata. Dopo quello che è accaduto però, Belpietro non ha intenzione di modificare il suo lavoro. ''Non cambio il mio lavoro. Non l'ho cambiato neanche stamattina.  Ho fatto le cose che faccio sempre, il mio programma tv, la riunione di redazione e oggi pomeriggio scrivero' per raccontare cosa e' successo e cosa penso''. Ha però ammesso che ''ora c'è più preoccupazione. Io sono un semplice cronista che fa il suo lavoro, ma sono preoccupato per la mia famiglia''. Ora la scorta di Belpietro e' stata rafforzata. ''Ho visto qualche persona in piu' - ha confermato - e ho ricevuto tanti messaggi di solidarieta' da tutte le parti politiche e moltissimi dai lettori''.
 

  

"IL DIRITTO DI DIRE CIO' CHE PENSO"  - "Sono una persona tranquilla, un freddo non mi faccio prendere dall’agitazione. Ho pensato solo alle persone care. Sono amareggiato soprattutto perchè prevale un senso di ingiustizia. E mi domando perchè da tempo in questo paese non sia normale che si possa esprimere le proprie opinioni senza essere privato della libertà ed essere aggredito": così il direttore di ‘Libero', Maurizio Belpietro racconta a Mattino 5 la dinamica dell’aggressione di cui è stato vittima la notte scorsa.


"Quando sono tornato intorno alle 23 a casa -sottolinea il direttore di Libero- dopo aver chiuso il giornale, sono salito con l’ascensore al mio appartamento insieme all’agente di scorta, io sono sotto scorta da 8 anni, e appena sono entrato in casa ho fatto appena in tempo a chiudere la porta alle mie spalle che ho sentito tre colpi di pistola".
"Ho cercato quindi di chiamare la scorta, e mi è stato detto di non aprire la porta e di non uscire, con voce naturlamente concitata, - ha continuato a raccontare Maurizio Belpietro - la fortuna è stata che l’agente di scorta che normalmente mi accompagna fino alla porta di casa, non ha preso l’ascensore come fa di solito per andarsene, ma è sceso per le scale perchè voleva fumare una sigaretta".

 "La sensazione è che quella persona stesse aspettando il mio ritorno a casa. E se il mio caposcorta avesse preso l’ascensore per scendere, e non le scale, non so come sarebbe andata. Il mio caposcorta - continua Belpietro, sottoscorta da otto anni - mi aveva accompagnato all’uscio di casa come al solito. Ci siamo salutati ma lui poi mi ha spiegato che invece di prendere l’ascensore ha preferito scendere le scale per fumarsi una sigaretta. Sulla rampa tra il quinto e il quarto piano si è imbattuto in questa persona che pare indossasse una camicia simile a quella usata dai militari della Guardia di finanza, ma su pantaloni di una tuta. Questo signore ha puntato l’arma sul poliziotto, ma pare si sia inceppata. Il mio caposcorta ha fatto fuoco e lo sconosciuto è scappato’’.


‘’Certo - spiega il direttore di Libero - che se avessero bussato alla mia porta, poco dopo che mi avevano accompagnato, avrei aperto e non so come sarebbe andata a finire’’.
 

MINACCE DI MORTE - E ancora: "Il clima conta. Basta navigare su certi siti per trovare minacce di morte. Tutto questo mi mette inquietudine, non capisco quale reato ho commesso per meritare addirittura una condanna a morte - commenta - Questo non è un Paese normale: perchè da noi non si possono sostenere opinioni senza pagare con paura e minacce? Evidentemente sostenere idee contro la vulgata corrente si paga, anche con la limitazione della libertà: la scorta è una limitazione della liberta’”. Così come, “non può essere un caso”, fa notare, se i direttori sotto scorta come lui sono Vittorio Feltri ed Emilio Fede: “Siamo tutti dell’area moderata”.

Poi al telefono con la trasmissione di RaiTre Agorà ha dichiarato: "Continuerò a dire quello che penso non ho certo intenzione di stare zitto. Quel che mi è accaduto lo collego certamente ad un clima di odio che c’è in questo Paese - spiega poi - Se c’è qualcuno che si propone di farmi secco e si augura che qualcun altro lo faccia, il clima non è dei migliori. Non credo si possa parlare di uno squilibrato. Non era un ladro, un ladro non gira con una pistola in mano, ma al limite con un piede di porco". 
 

 LE INDAGINI - La procura di Milano ha aperto un’indagine con le ipotesi di reato di tentato omicidio di un poliziotto e porto illegale di armi a carico di ignoti. Intanto a Belpietro saranno raddoppiate le misure di sicurezza da due a quattro agenti. "L’agente che ha accompagnato il direttore nel suo appartamento - ha riferito il questore Vincezo Indolfi  - ha deciso di scendere prendendo le scale perchè voleva fumare una sigaretta. Sul pianerottolo ha incrociato il presunto aggressore, un uomo alto 1,80, europeo e con indosso una camicia grigio verde con delle decorazioni sul colletto che avrebbero potuto essere scambiate per mostrine militari".
Secondo il racconto dell’agente l’uomo ha alzato l’arma, descritta come una semiautomatica e ha premuto il grilletto.

L’agente ha sentito il ‘click’ del grilletto ma l’arma non ha sparato. "Il poliziotto ha esploso due colpi in direzione dell’uomo - ha proseguito il questore - e l’ha inseguito per le scale. Un terzo colpo è stato esploso sulle scale, anche questo esploso a vuoto. L’aggressore non è fuggito dall’ingresso principale  ma è passato da una porta che dà su un cortile che confina col cortile del palazzo vicino". Non dè escluso che l’aggressore abbia anche fatto un sopralluogo nel palazzo dove abita Belpietro.

 

L'IDENTIKIT - La questura di Milano ha realizzato l’identikit del presunto aggressore sulla base della testimonianza dello stesso poliziotto. L’immagine raffigura un uomo di corporatura massiccia, circa 1,80, occhi scuri, pupille dilatate, naso grosso e di probabile cittadinanza italiana. La scheda dell’identikit dell’uomo sorpreso ieri nel condominio di Milano dal caposcorta di Belpietro definisce il presunto aggressore di eta’ apparente attorno ai 40 anni, 1.80 corporatura robusta e altetica, capelli con gel pettinati all’insù, naso grosso alla punta, bocca con labbro superiore carnoso e sporgente, labbro inferiore piccolo e sottile.

 

La forma del viso è regolare con zigomi marcati. L’aggressore indossava pantaloni bianchi con riga latelare nera camicia grigio-verde estiva da finanziere con mostrine.

 

TENTATO OMICIDIO -  La procura di Milano ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti, per tentato omicidio ai danni dell'agente della scorta che ieri sera ha sorpreso all'interno del palazzo dove abita il direttore di Libero Maurizio Belpietro, un uomo armato di pistola. L'uomo prima di fuggire ha puntato l'arma contro l'agente, il quale ha sparato alcuni colpi a scopo intimidatorio. Nell'inchiesta, coordinata dall'ex procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici e dal Pm Grazia Pradella, e' ipotizzato anche il reato di detenzione e porto abusivo di armi. Sulla vicenda questa mattina si e' tenuta una riunione nell'ufficio del procuratore della repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, alla quale hanno partecipato il capo del pool antiterrorismo, Armando Spataro, il pm Grazia Pradella e anche il responsabile della Digos di Milano, Bruno Megale. In procura e' stata consegnata la relazione della Digos e in queste ore gli investigatori stanno lavorando sull'identikit dell'aggressore che dovrebbe essere pronto nelle prossime ore. Al momento non si e' potuto stabilire se l'arma puntata verso il caposcorta di Maurizio Belpietro fosse un'arma giocattolo o una vera, il cui modello e' comunque uguale a quello in dotazione alle forze dell'ordine. 

Oggi né Indolfi né Megale hanno parlato di un attentato, né hanno collegato l'episodio di ieri alle minacce anonime e spesso deliranti che Belpietro riceve quasi quotidianamente da anni. Dunque, per dare ulteriore credito alle dichiarazioni dell'agente, da ieri sera i poliziotti sono alla ricerca di testimoni, dei filmati delle telecamere, di conferme inequivocabili. A breve, lo stanno ultimando, sarà disponibile anche un identikit dell'aggressore sulla base delle indicazioni fornite dal "fortunato" assistente di polizia 40enne con una lunga esperienza al delicato servizio scorte. Lo ha visto bene in faccia, circa 7-8 gradini più in basso di dove si trovava lui, a più o meno un metro e mezzo. Gli investigatori cercano di capire se quell'uomo in tuta e scarpe da ginnastica e con indosso una lunga camicia grigioverde con le tascone e forse delle mostrine sulle spalle, sia stato visto nei giorni precedenti a ieri nello stabile o nei dintorni, e se avesse dei complici, dei quali però, al momento, non c'è traccia. Certo è che, secondo quanto ricostruito, l'aggressore ha dimostrato di conoscere piuttosto bene il signorile palazzo di via Monte di Pietà 19, nel pieno centro della città, e anche gli orari del direttore.

SALVATO DA UNA SIGARETTA - L'aggressore sembra aver ben pianificato l'azione, commettendo probabilmente un solo errore: ha dato per scontato che il caposcorta, dopo aver accompagnato Belpietro all'interno del suo appartamento, scendesse come al solito con l'ascensore. Invece ha preso le scale per fumarsi una sigaretta e, verosimilmente, ha mandato a monte il piano.

Dal racconto dell'assistente dell'ufficio scorte della Questura meneghina, l'aggressore sembra essere inoltre un personaggio deciso che sa come deve agire: si apposta al momento giusto, non si fa scrupolo di puntargli contro la pistola e di premere il grilletto appena lo vede, non si fa intimorire dalla sua reazione (l'agente lo insegue lungo le scale e gli spara tre colpi non andati a segno), e infine si dilegua perché infila una porta che non lo conduce di fronte all'auto di servizio dove all'interno c'era l'altro agente di scorta, bensì lo immette nel cortile sul retro del palazzo dove c'è un giardino con un muro "facilmente" scavalcabile. E quando sul posto sono arrivate diverse Volanti e Gazzelle dei carabinieri, l'uomo era sparito nel nulla.