{{IMG_SX}}Roma, 18 giugno 2008 -  Il Senato approva con 160 voti a favore e 11 contrari, ma con l'Aventino di Pd e Idv che non partecipano al voto e restano fuori dall'Aula, il decreto che sospende per un anno i processi per i reati commessi entro il 30 giugno 2002. La misura, cioè, che le opposizioni hanno ribattezzato 'salva premier' e che, al centro della polemica, ha causato la rottura del dialogo Veltroni-Berlusconi.

 

L'ALLARME DELL'ANM

Sono "almeno 100mila" i processi che dovranno essere sospesi per un anno una volta che diventerà legge l'emendamento al dl sicurezza approvato oggi in Senato. E' l'Associazione nazionale magistrati a fornire le cifre delle ricadute della norma che sospende i provvedimenti per alcune tipologie di reato commesse prima del 30 giugno 2002. Un impatto, avverte il segretario, Giuseppe Cascini, che rischia di creare "un caos senza precedenti" negli uffici giudiziari, mettendo "in ginocchio" il sistema giustizia.

 

L'OPPOSIZIONE PROTESTA
Antonio Di Pietro ribadisce che "questo provvedimento non ha nulla a che vedere con la difesa della sicurezza degli italiani. L'ipotesi di corruzione in atti giudiziari di un premier è il reato a più alto allarme sociale che, semmai, andrebbe fatto prima e non dopo".

 Il leader Idv conferma che "ci stiamo organizzando per raccogliere le firme per il referendum e comunque sappiamo che la Corte Costituzionale, ancora una volta, cancellerà questo tentativo che è già stato fatto nella scorsa legislatura. Assieme con il provvedimento sulle intercettazioni faremo un referendum per far sapere che uso personale e arbitrario delle istituzione fa il presidente del Consiglio".


"Questo è un macigno vero sulla strada del dialogo tra maggioranza e opposizione - conferma Anna Finocchiaro - Berlusconi  avrebbe potuto comportarsi da statista e da una persona attenta alle sorti del Paese. Non lo ha voluto fare, forse per paura, certamente per pregiudizio. Trovo che sia un fatto grave. Noi non possiamo votare per quell'emendamento".


Osserva Nicola Latorre che "se il problema è quello di assicurare l'immunità a chi governa, per il periodo in cui governa, in modo di garantire meglio l'autonomia dell'esecutivo, allora discutiamone in modo approfondito e con i modi e le forme giuste. Ma occorre distinguere, non si può collegare un'iniziativa di principio di questo tipo, della quale peraltro si è parlato anche in passato, alla ricusazione del giudice in cui è imputato il presidente del Consiglio".


È il capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, a rilevare che "il provvedimento che stiamo esaminando vara una serie di norme per la sicurezza dei cittadini, contro l'immigrazione clandestina, contro la mafia, per la confisca più rapida dei patrimoni mafiosi, per l'aumento della presenza dello Stato sul territorio con forze di polizia o militari".


"Vogliamo accelerare i processi per i reati di grave allarme sociale per evitare - conclude - che con la prescrizione si vanifichi l'azione sanzionatoria dello Stato. Si va così nella direzione auspicata da alcuni magistrati come il procuratore di Torino, Maddalena, che auspicavano l'individuazione di alcune priorità. Si tratta di una sospensione, non di un annullamento perchè in Italia vige il principio della obbligatorietà dell'azione penale".

 

TENSIONI CON IL COLLE

Quasi due ore di colloquio. Fissate da tempo per illustrare la manovra che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare oggi. Ma al centro del faccia a faccia di ieri tra Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano, presente anche Gianni Letta, a dominare è stata, inevitabilmente, la questione dell'emendamento 'salva-premier' che la maggioranza ha presentato al Senato.

 

Il presidente della Repubblica, a quanto viene riferito, non avrebbe nascosto al Cavaliere un certo risentimento per quelle modifiche così incisive che il centrodestra ha inserito nel decreto sicurezza, rendendolo piuttosto diverso da quello presentato dal Governo in origine e che lui aveva controfirmato.


Berlusconi, poi, con un documento di 14 pagine depositato dai suoi legali Nicolò Ghedini e Piero Longo, ieri ha ricusato il giudice Nicoletta Gandus, presidente del collegio che si occupa del processo al premier e all'avvocato inglese David Mills imputati di corruzione in atti giudiziari. L'Associazione nazionale magistrati ieri è scesa in campo contro la lettera inviata lunedì dal premier al presidente del Senato Renato Schifani.

 

Il presidente del Consiglio ha rivolto "accuse gravissime" ai giudici e ai pm di Milano, impegnati nel "processo che lo vede imputato di corruzione in atti giudiziari", con "invettive tanto veementi quanto ingiustificate". Intanto il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di aprire una pratica a tutela del "sostituto procuratore milanese" accusato, nella lettera inviata da Berlusconi al Presidente del Senato, "di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici" e di magistrati del "Tribunale di Milano anch'esso politicizzato e supinamente adagiato sulle tesi accusatorie".

 

I PROCESSI SOSPESI

 

Stop ad oltre 100 mila processi, quasi tutti per reati di "maggiore allarme sociale", dai sequestri agli stupri, alle rapine, al traffico di rifiuti, all'immigrazione clandestina, per citarne solo alcuni. Per tutti sarà "obbligatoria" la sospensione di un anno una volta che sarà entrata in vigore la norma sospendi-processi, approvata in prima battuta al Senato nell'ambito del dl sicurezza. L'elenco lo diffonde l'Anm per dare l'idea dell'impatto che la decisione avrà.

 

Elenca il 'sindacato delle toghe': si dovranno fermare i processi per sequestri di persona, rapine, furti, associazioni a delinquere, stupri e violenze sessuali, aborti clandestini, usura, sfruttamento della prostituzione, omicidio colposo per medici e pirati della strada, traffico di rifiuti, aborto clandestino, bancarotta fraudolenta, frodi fiscali, violenze private, maltrattamenti in famiglia, corruzione (anche in atti giudiziari), abuso d'ufficio, peculato, rivelazione di segreto d'ufficio, intercettazioni illecite, reati informatici, detenzione di materiale pedo-pornografico, molestie, truffe comunitarie, adulterazione di sostanze alimentari, somministrazione di sostanze pericolose, incendi, detenzione abusiva di armi.

 

Il 90% dei reati, ricorda l'Anm, è punito con pene inferiori a 10 anni e rientra quindi nei casi di sospensione. Compresi quelli di microcriminalità e di "maggiore allarme sociale". "Cosa dovremmo dire - chiede il segretario Giuseppe Cascini - ai genitori o alle vittime di uno stupro? Tornate tra un anno, non c'è urgenza... Mi chiedo: qual è invece la fretta di introdurre una disposizione che mette in ginocchio la giustizia, non se ne può parlare pacatamente, anzichè intervenire in modo affrettato e spericolato?".

 

Gli uffici, soprattutto le cancellerie, saranno "costretti per un anno a smistare processi e a comunicare l'avvenuta sospensione": "Nei fatti è ai limiti dell'impossibile" celebrare altri processi rispetto a quelli già fissati e che dovranno essere sospesi, avverte il vicepresidente Gioacchino Natoli. "Sarebbe necessaria, almeno, una task force straordinaria di 10-15 mila addetti in più negli uffici giudiziari per raggiungere l'obiettivo che ci si prefigge".

 

DI PIETRO DI NUOVO ALL'ATTACCO

 

"Non si possono usare le istituzioni per farsi gli affari propri. I requisiti dell'urgenza e della necessità non ci sono, se non per Berlusconi, perchè evidentemente sa cosa ha fatto, come andrà a finire un determinato processo e chiede di non essere processato".

 

Antonio Di Pietro rilancia, a 'Un caffè con...' per 'Sky Tg24 Mattina', le critiche agli emendamenti nel pacchetto sicurezza al centro delle polemiche. "C'è l'esigenza di fare dei provvedimenti per dare più sicurezza ai cittadini. Siccome il treno passa - aggiunge il leader Idv - Silvio Berlusconi ci salta sopra per risolvere i propri problemi, che non hanno nulla a che vedere con le paure delle persone. Si sfrutta un decreto legge - conclude - per ottenere un'impunità e questo in uno Stato di diritto non è possibile".

 
 

QUAGLIARIELLO: NON CHIEDIAMO IMPUNITA'

 

"Rigetto del tutto la tesi secondo cui ci sarebbero degli interessi personali, al contrario è necessario tirare fuori il Paese da una contesa tra il potere giudiziario da una parte e Silvio Berlusconi dall'altra", sottolinea il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, a proposito delle polemiche sugli emendamenti al dl sicurezza.


"La maggioranza - aggiunge ai microfoni di Radio Città Futura - non chiede impunità per nessuno ma solo che il governo sia giudicato sulle cose da fare. Quella italiana non è una situazione eversiva. Al contrario è necessario evitare intromissioni tra due principi entrambi sacrosanti: da una parte quello sancito dalla sovranità popolare, dall'altra l'indipendenza dell'ordine giudiziario".