{{IMG_SX}}Roma, 17 giugno 2008 - Seduta accesa in Senato per la discussione sul decreto sicurezza. Tra gli emendamenti anche i due provvedimenti ribattezzati dall'passione 'salva-premier'. Dall'opposizione si alzano le barricate e parte l'ostruzionismo da parte dell'Idv e del Pd.


Ad accendere la miccia la lettura fatta in Aula, fra le contestazioni dell'opposizione, dal presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, della lettera inviatagli ieri dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. In occasione dei passaggi dove il premier parla di "aggressione" da parte di alcune parti della "magistratura di estrema sinistra", dai banchi dell'opposizione si sono levate proteste verbali. Luigi Zanda del Pd definisce la lettera "spudorata".

 

Per la prima volta Udc, Idv e Pd sono uniti nel chiedere che il governo ritiri gli emendamenti. "Berlusconi faccia un passo indietro altrimenti il Pd farà un'opposizione durissima", annuncia il capogruppo del Partito democratico alla Camera, Antonello Soro, che aggiunge: "L'idea di attacchi dei magistrati al premier è campata in aria".

 

Attacca il leader dell'Idv Antonio Di Pietro: "Non si devono sospendere i processi di un premier in carica se questi processi preesistevano alla sua elezione e quindi la sua elezione è nè più e nè meno una condizione per non essere più processato. D'ora in poi se dovesse valere questo principio, a Provenzano dovrebbe convenire candidarsi piuttosto che fare il latitante".


Dal seminario di Italianieuropei, organizzato da D'Alema,interviene anche il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, che giudica «dissennata» la scelta del governo di inserire l'emendamento cosiddetto 'salva premier' nel provvedimento sulla sicurezza. "Mi auguro che il governo rifletta, non vada avanti con le forzature e ritiri l'emendamento". Detto questo, però "iniziative dissennate non debbono attenuare il dialogo necessario sulle riforme".

 

Dalla maggioranza risponde il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: "Sembrava che la sinistra avesse archiviato la stagione dell'uso politico della giustizia. Invece c'è una ripresa dell'iniziativa giudiziaria contro Berlusconi che richiede un intervento. Il dialogo con Veltroni? Dipende da lui se saprà fare quel salto di qualità politica che è abbandonare l'uso improprio della giustizia" e, sul rischio di una rottura del dialogo aperto tra maggioranza e opposizione, aggiunge: "Veltroni ha di fronte un bivio: se fare un salto di qualità politica e buttare le armi improprie della giustizia o continuare a usarle. Allora noi non possiamo fare altro che lavorare per disinnescarle con uno strumento legislativo".

 

 

LA LETTERA DEL PREMIER

Giustizia e complotti. Finisce la "luna di miele" tra il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e una parte fondamentale della società: la magistratura. A dichiarare finito il matrimonio è lo stesso premier che torna a parlare di 'toghe rosse' e di macchinazioni contro di lui. E lo fa con una lettera ufficiale e pubblica al presidente del Senato Renato Schifani.


Berlusconi, guardando soprattutto al processo Mills, non risparmia bordate ai magistrati italiani. Mai appoggiato ufficialmente dal governo, l'emendamento Vizzini-Berselli al decreto sicurezza, che consente di bloccare i processi meno gravi per un anno, riceve l'imprimatur del premier che ne rivendica l'utilità e la necessità. E poco importa se questo può in qualche modo essere rivisitato come legge ad personam. Su questo, anzi, Berlusconi gioca d'anticipo e spiega che "i miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti processi" che lo vedono coinvolto. Processi che però sono - scandisce Berlusconi - "fantasiosi" e portati avanti da magistrati di "estrema sinistra" che hanno come unica finalità la "lotta politica".

Ma a manovrare i fili di una magistratura politicizzata c'è - sempre per Berlusconi - l'opposizione. E anche contro essa il premier si scaglia. Seppellendo di fatto la possibilità di poter proseguire sulla strada del dialogo (peraltro già minata da diverse dichiarazioni di guerra tra i due schieramenti).


"Secondo l'opposizione - scrive Berlusconi al presidente del Senato - l'emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività, non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto". E dall'opposizione, che già nel corso della giornata con il leader Walter Veltroni aveva minacciato l'interruzione dell'appeasement con la maggioranza, i commenti non si sono fatti attendere. "Parole pesanti - commentano ambienti vicini al segretario del Pd - aggravano gli strappi già fatti".
 

L'EMENDAMENTO

Presentato in commissione Giustizia di Palazzo Madama l'emendamento al decreto legge sulla sicurezza che prevede la sospensione per un anno dei processi penali per fatti commessi fino al 30 giugno 2002 e riguardanti delitti di non rilevante gravità, cioè con pene detentive inferiori ai 10 anni.

 

L'opposizione l'ha già ribattezzata legge 'salva-premier' e Veltroni minaccia di far saltare il tavolo del dialogo tra maggioranza e opposizione. Proseguono le polemiche per il provvedimento annunciato dal ministro La Russa di mettere a disposizione 2500 soldati per la sicurezza nelle grandi città. "Se il Governo e la sua maggioranza continueranno con questo atteggiamento tenuto in queste settimane, cioè una sequenza di incidenti assolutamente eccessivi ed inaccettabili", ultimo il tentativo di "inserire surrettiziamente il lodo Schifani nel pacchetto sicurezza", sarà "a rischio il dialogo". Queste le parole del leader del Pd, Walter Veltroni al quale fa eco il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: "Come volevasi dimostrare anche questa volta Berlusconi ci riprova con le sue leggi ad personam. Evidentemente non aveva ancora finito di sistemare i suoi affari personali".

 

Dalla maggioranza si alza la voce di Gaetano Quagliariello, presidente vicario del gruppo del Pdl al Senato: "Non abbiamo presentato nessun lodo Maccanico o lodo Schifani. Noi diamo la precedenza a quei reati che hanno a che fare con l'allarme sociale. D'altra parte utilizzeremo questo tempo, affinchè, se il Parlamento sarà d'accordo, vi possa essere un provvedimento che consenta alle 5 cariche dello Stato di operare senza avere impunità ma potendo rispondere alla giustizia alla fine del loro mandato".