{{IMG_SX}}Roma, 9 giugno 2008 - "Grandissima parte del nostro Paese risulta intercettata". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano alla Commissione Giustizia della camera. Alfano ha poi spiegato che il testo del ddl "andrà in una delle prime sedute utili del Consiglio dei Ministri". "Non escludo - ha detto - che sia già quella di venerdì".

 

"Nessuno vuole arginare l'azione della magistratura o comprimere le indagini -ha sottolineato Alfano - e il codice vigente in materia dice quasi tutto se non tutto, prevede e punisce già da oggi il reato cosiddetto di fuga di notizie", ma "purtroppo non è stato sanzionato quasi niente quando, sovente, il codice è stato platealmente violato".

 

Il Guardasigilli ha ricordato che la spesa per le intercettazioni "è in continua crescita" con un sistema "molto costoso e irrazionale. Il nostro governo -ha quindi annunciato il ministro - presenterà una proposta alle Camere e siamo fiduciosi sul fatto che, al di là del dibattito che si è sviluppato sui giornali, anche in questa materia si possa venire a capo di una vicenda in modo assolutamente responsanbile, dove per responsabile intendo l'approccio di chi ritiene che il problema esista e vada risolto e che poi, in riferimento alle varie possibilità di soluzione, ci si debba confrontare nel merito in modo assolutamente costruttivo per il bene del Paese". 

 

La mia, premette il ministro, è una stima "empirica, però empiricamente valida", che aiuta a "capire ciò di cui parliamo". "In Italia, come voi ben sapete - premette Alfano - in un anno oltre 100 mila persone vengono intercettate: negli Usa sono 1.700, in Svizzera 2.300, in Olanda 3.700, in Gran Bretagna 5.500, in Francia 20 mila. Ora, io non so quale sia la passione telefonica dei 100mila italiani intercettati, però se ciascuno di loro fa o riceve 30 telefonate al giorno, 100mila per 30 se non sbaglio fa tre milioni. E dato per assunto che ogni uomo non parla ogni giorno con le stesse 30 persone, moltiplicando tutto ciò per un numero 'n' di giorni per i quali lo stesso viene intercettato, arriviamo a 3 milioni di soggetti al giorno intercettati moltiplicati per il numero dei giorni di intercettazione".
«Probabilmente», conclude il guardasigilli, ce n'è abbastanza per dire che «è intercettata una grandissima parte del Paese».

 

E' SCONTRO

Proseguono la polemiche sulle misure annunciate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulle intercettazioni. Dopo la levata di scudi dell'Associazione nazionale magistrati, della Federazione nazionale della stampa italiana e di numerosi leader dell'opposizione, sul giro di vite annunciato dal premier nuove minacciose nubi si delineano all'orizzonte.
A muovere nuovamente critiche, il numero uno dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro che definisce la proposta criminogena.


"Le intercettazioni telefoniche stanno alla lotta
alla criminalità come il bisturi sta al chirurgo in sala operatoria. Sono necessarie - spiega di Pietro - per curare il malato dal male. E non vale appellarsi al fatto che qualche volta il bisturi viene utilizzato per fini diversi, per ammazzare la moglie. Perchè dobbiamo evitare di togliere ai magistrati uno strumento importantissimo di indagine. Per questa ragione ritengo che la proposta del premier sia alluntempo criminogena".


Dal Pd, il capogruppo Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro. "Certamente - spiega - servono nuove regole in materia di intercettazioni ma non mi convince una legislazione che enumera una serie di reati per perseguire i quali è possibile ricorrere alle intercettazioni ed esclude tutti gli altri". E in tal senso suggerisce di stabilire regole condivise.


Un sì alla regolamentazione dell'uso delle intercettazioni, ma "senza imbavagliare" è la posizione del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. "In passato c'è stata, e lo vedo anche oggi, una esagerazione nell'uso delle intercettazioni. Ma è necessario non passare dalla padella alla brace - aggiunge - ci vuole equilibrio".
 

Ma la maggioranza ribadisce la validità della proposta del premier. "Le intercettazioni vanno autorizzate come utile supporto quando non possono essere utilizzati altri strumenti di indagine. La proposta è, quindi, quella di ridurre l'uso massiccio che finora se ne è fatto su indicazione di parte della magistratura", afferma il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri. Per il vicepresidente vicario dei deputati Pdl, Italo Bocchino, "sbaglia chi crede che una stretta sulle intercettazioni favorisca il crimine. Serve invece a riportare le indagini sul giusto binario come sottolineato persino da Vassalli".


Il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone replica invece alle dichiarazioni del segretario del Pd: "Mi pare che in questo week-end Veltroni si sia cacciato in guai ancora più gravi, cavalcando la polemica sulle intercettazioni e, di fatto, inseguendo Di Pietro".
 

 

DI PIETRO ALL'ATTACCO

Le intercettazioni sono importanti per le indagini e se il Governo introdurrà il divieto Idv è pronta a lanciare un referendum. Lo afferma Antonio Di Pietro ad Affaritaliani.it.
"Le intercettazioni telefoniche stanno alla lotta alla criminalità come il bisturi sta al chirurgo in sala operatoria.
Sono necessarie per curare il malato dal male. E non vale - sottolinea - appellarsi al fatto che qualche volta il bisturi viene utilizzato per fini diversi, per ammazzare la moglie. Perché dobbiamo evitare di togliere ai magistrati uno strumento importantissimo di indagine".

 

"Per questa ragione - prosegue - ritengo che la proposta del premier sia alluntempo criminogena, in quanto tende ad assicurare impunità a tanti criminali che commettono reati e a impedire alla magistratura di scoprirli; ed è anche interessata, perché è, quantomeno sul piano politico, un'azione di ritorsione e di prevenzione nei confronti dei magistrati e del loro lavoro".


"La nostra opposizione - afferma quindi Di Pietro - è quella di sempre. L'Italia dei Valori non ha due opposizioni. Che tipo di opposizione fare va chiesto al Partito Democratico, perché l'Italia dei Valori dal primo giorno ha detto in modo chiaro che siccome Berlusconi e i suoi amici li conosciamo e già conoscevamo le loro storie personali, giudiziarie, imprenditoriali e politiche avremmo fatto opposizione dura e pura in ogni luogo e in ogni momento, fuori e dentro il Parlamento. Per questa ragione a noi non va nemmeno chiesto che tipo di opposizione faremo.
Tutto ciò che è democraticamente permesso ed è lecito fare".


Quindi l'annuncio del "referendum abrogativo
, che comunque promuoveremo, sarà come al solito boicottato da questa legge referendaria che impedisce al quesito di avere validità se non raggiunge il 50% degli aventi diritto al voto. Soprattutto perché è un tema così delicato, che coloro che sono all'interno delle istituzioni dovrebbero avere la responsabilità di provvedervi direttamente senza chiamare il popolo, in quanto sono stati eletti dal popolo proprio per dare sicurezza".


Da Veltroni che cosa si aspetta? "Parlo dell'Italia dei Valori, che sta facendo tutti i giorni un'opposizione dura e pura sull'Alitalia, sul pacchetto giustizia e poi su questo provvedimento delle intercettazioni. Ci rendiamo conto che Berlusconi vuole un'Italia a due velocità, anche in materia di sicurezza, dove tutto si tollerano i corrotti, i corruttori e la Casta. Questa è senza dubbio una norma salva-Casta".

 

 

IL PM FORLEO: CI RIPENSINO

"Se limitassimo le intercettazioni solo alla mafia o al terrorismo tante amare verità non sarebbero state scoperte e altre non si scoprirebbero mai. Penso che ormai non esista più una distinzione tra destra e sinistra: il potere, di qualunque colore sia, ha sempre interesse che certe verità non vengano a galla". Lo dice il giudice Clementina Forleo, intervistata dalla Stampa, che aggiunge: "Spero che ci si ripensi. Ma se la legge cambierà, ovviamente i giudici si dovranno adeguare".


"Teoricamente - sostiene Forleo - si potrebbero usare nelle indagini e vietare sui giornali, ma a mio avviso è troppo importante, una volta decaduto il segreto d'indagine, il diritto di ogni cittadino di venire a conoscenza di fatti che riguardano la vita del Paese e quindi anche la sua. Credo che ogni cittadino onesto sia interessato a cedere un po' della propria privacy in cambio della verità, almeno quella processuale".