{{IMG_SX}}Roma, 20 aprile 2008 - Cambia la maggioranza interna a Rifondazione Comunista: l'asse tra Paolo Ferrero e Claudio Grassi controllerà il comitato di gestione che ha sostituito la segreteria dimissionata di Franco Giordano.

 

Finisce la stagione di Fausto Bertinotti, ma la ex maggioranza tiene nei numeri, ed è convinta di potersi giocare le sue carte al congresso convocato dal 17 al 20 luglio. Soprattutto se a scendere in campo contro Ferrero sarà Nichi Vendola, e se l'intesa tra Ferrero e Grassi non si confermerà anche in sede congressuale.

La seconda giornata del comitato politico del Prc si era aperta con un incontro tra Franco Giordano e Paolo Ferrero, ennesimo tentativo di trovare un punto di incontro dopo una nottata di trattative: ma le distanze erano rimaste invariate. Poco dopo, l'intervento dell'ex ministro ha confermato la durezza dello scontro: "La linea politica non ha funzionato, ma non cerco capri espiatori", è l'esordio. Poi l'affondo: "Nonostante la linea votata negli organismi politici, nelle ultime settimane di campagna elettorale la Sinistra arcobaleno è diventata soggetto unico, in alcuni casi partito unico, si è parlato di comunismo come tendenza culturale e della necessità di superare i partiti come se fossero degli ostacoli. Non si può dire una cosa e farne un'altra e poi accusare di colpo di Stato chi dice che si sta sbagliando. E' inaccettabile sul piano morale ed è su questo che si è spaccata la maggioranza, non sulla ricerca di capri espiatori". Accusa cui Giordano ha replicato nel suo intervento di chiusura: "Mi dimetto per la sconfitta, e a Paolo lo dico con sincerità: non posso essere dimesso per una cultura del sospetto. Che cultura politica è questa?".


Alla fine del comitato politico più drammatico, si trova però una mediazione. Il dispositivo preparato da Paolo Ferrero e Claudio Grassi viene stemperato da una proposta della presidenza, che viene approvata a larga maggioranza. Rispetto all'ipotesi di Ferrero e Grassi, il comitato non ha più "l'esclusiva competenza degli atti, scelte, organizzazione riguardanti l'apparato politico e tecnico della Direzione Nazionale". Una formulazione che significava anche uil contriollo su 'Liberazione', e che aveva fatto gridare al colpo di Stato la ex maggioranza. Alla rottura netta si è arrivati dunque molto vicini, con la componente di Giordano che aveva pensato di non entrare nel comitato di gestione. Una decisione, riconoscono gli stessi uomini di Giordano, che avrebbe portato alla scissione dopo il congresso straordinario. Ma poi si è raggiunta la mediazione, con la possibilità che il congresso abbia ancora un esito unitario.


Congresso che per la ex maggioranza è ancora tutto aperto, grazie anche ai numeri del 'ribaltone' di oggi: 70 voti per il documento Giordano, 98 voti per quello Ferrero, grazie ai 38 voti di Essere comunisti. Maggioranza solo relativa. Subito Claudio Grassi rivendica di "essere decisivo", e subito lo sottolineano anche i 'bertinottiani', in molti convinti che l'asse oggi vincitore non si replicherà al congresso. Del resto, lo stesso Ferrero sottolinea più volte che i documenti di oggi "non prefigurano quelli congressuali", e più esplicitamente Alfio Nicotra (uno dei suo uomini nel comitato) ritiene "difficile una mozione con Essere comunisti", assicurando che "cercheremo il dialogo e magari una maggioranza più ampia di quella di Venezia".

Prospettiva difficile, per gli uomini di Giordano, che ritengono ormai quasi inevitabile un congresso con due mozioni contrapposte. Ma stasera tirano un sospiro di sollievo: "A Ferrero non è riuscito il colpo finale", dicono. E lo stesso segretario si dice "fiducioso per il congresso" visto che il documento oggi vincente "mi sembra piu un cartello elettorale".
Il vincitore prova a chiudere le polemiche e i "toni aspri", sottolineando che "da oggi il partito ha un indirizzo politico e non si scioglie: ora dobbiamo lavorare per rilanciare Rifondazione".

Restano le divergenze politiche sul futuro del partito: Giordano insiste con la costituente di sinistra, in cui il Prc va "alla pari" con le altre soggettività. Ferrero continua a individuare in Rifondazione il nucleo forte attorno a cui organizzare una sinistra più ampio, sul modello si Sinistra Europea. E oggi anche Nichi Vendola dice la sua: se Rifondazione avrà "il torcicollo verso il passato", se si arroccherà "nel fortino delle antiche certezze", allora "è inutile"; se invece "farà dell'innovazione la sua bussola allora aiuterà a rimettere in campo una nuova sinistra". Il governatore della Puglia non scende ancora in campo ufficialmente, ma assicura: "Farò la mia parte".