{{IMG_SX}}Genova, 9 ottobre 2007 - 'Non ci sono stati episodi di caccia all'uomo, di inseguimenti da parte delle forze dell'ordine su manifestanti pacifici. Tutti gli scontri non vedono contrapposto alle forze dell'ordine il corteo pacifico. Quelle contrapposte alle forze dell'ordine non sono persone in fuga nel tentativo di salvaguardare la propria incolumità ma persone che hanno scelto deliberatamente la contrapposizione (il corteo delle tute bianche). Non si tratta, insomma, di una difesa ma di una scelta di contrapposizione'.


Lo ha detto oggi nella sua requisitoria il pm Andrea Canciani, titolare insieme alla collega Anna Canepa, del processo sulle violenze di strada, durante il G8 del 2001, in cui 25 no global sono accusati di devastazione e saccheggio. 'Se i lacrimogeni usati dalle forze dell'ordine siano o meno gli stessi usati in precedenza, se i manganelli siano diversi da quelli d'ordinanza, sono punti interessanti per una commissione parlamentare - ha proseguito Canciani - ma non per questo Tribunale che deve porsi il problema della causalità, del nesso causa-effetto, tra l'uso di questi oggetti e i fatti di cui si discute. Cos'altro avrebbero dovuto usare le forze dell'ordine in quella situazione se non i lacrimogeni? Avrebbero forse dovuto lasciare il campo ai manifestanti e andarsene?'.



'L'ordine pubblico non è un limite che opera a priori, definito a priopri con cui andare a gestire una situazione successiva - ha detto più volte nella sua requisitoria il pubblico ministero Andrea Canciani - L'ordine pubblico opera in concreto, a posteriori. Possono esserci regole ma l'ordine pubblico viene deciso e costruito mentre le cose si stanno svolgendo. La decisione di muoversi o no, di cosa fare spetta al funzionario di piazza che è responsabile e decide sulla gestione dell'ordine pubblico in qual momento. Non c'è un 'grande fratello' dietro la gestione dell'ordine pubblico. Era una situazione in continua evoluzione. Mentre il corteo delle tute bianche si spostava in via Tolemaide fino al momento della carica dei carabineri, in tutta la città c'era una situazione di guerriglia urbana'.



'Credo che il diritto a manifestare sia fondamentale - ha sottolineato Canciani - ma mi chiedo se sarebbe stato uno scandalo dire che quel corteo, in quella situazione, non doveva proseguire. Non mi sarei stupito se il corteo fosse stato bloccato. Non si può ignorare cosa è successo prima e cosa è successo dopo quella carica. C'erano disordini in tutta la città. Ricordate le telefonate dei cittadini in questura? Ricordate le immagini della diretta televisiva? - ha chiesto Canciani ai giudici - Non credo che i vari parlamentari, deputati, onorevoli presenti al corteo non sapessero cosa stava succedendo. In quella situazione è venuto meno il diritto ad andare avanti a tutti i costi. Il diritto a manifestare non era l'unico da tutelare. Sarebbe stato da preservare se le condizioni della città lo avessero consentito. Non in quella situazione'.


Secondo il pm Canciani non è accettabile la tesi secondo cui la crisi dell'ordine pubblico e i successivi disordini che sfociarono poi nell'uccisione di Carlo Giuliani, in Piazza Alimonda, sono stati causati dalla carica dei carabinieri sul corteo delle Tute Bianche. 'Il punto di riferimento devono essere quelle situazioni, quelle immagini non prevedibili che tutti ricordiamo', ha detto il pm.

 

'Bisogna accettare che già in una manifestazione di questo genere l'ordine pubblico sia un problema difficile da gestire. Non voglio giustificare il comportamento delle forze dell'ordine- ha detto Canciani - ma bisogna distinguere: un conto è il manifestante preso dalle prime file e picchiato a manganellate, altro conto è la carica. Quando un contingente interviene su un corteo non c'è un rapporto individuale. Mi chiedo se, in quella situazione, la carica potesse essere fatta diversamente'.

 

 

E ha concluso: 'Al momento della carica il corteo pacifico era già tornato indietro verso lo stadio Carlini. Se n'era andato. Il comportamento delle persone rimaste non era un comportamento pacifico'.