{{IMG_SX}}GENOVA, 31 marzo 2007 - Altro che la nota della Cei di mercoledì scorso. Oggi sono le parole dello stesso monsignor Angelo Bagnasco a scatenare un 'polverone' sui Dico. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, in un incontro nella diocesi di Genova, si scaglia contro il relativismo etico e ribadisce che bisogna dire no ad "aberrazioni" come "forme di convivenza che non siano il matrimonio" e "pedofilia e incesto". L'accostamento diventa subito un boomerang per il mondo politico: la Cdl si profonde in attestati di solidarietà verso il prelato attaccato da "una sinistra che brandisce la laicità come un'arma contro la Chiesa" ed è poi Silvio Berlusconi a difendere il diritto di parola dei vescovi e a farsi portatore della 'buona' laicità. La sinistra e alcuni ministri inorridiscono. Dai cattolici dell'Unione si registra perlopiù un silenzio imbarazzato, dal teodem Enzo Carra l'invito ad evitare letture "semplicistiche" delle parole di Bagnasco.

 

Piovono dichiarazioni da ogni schieramento politico e in serata l'arcidiocesi di Genova precisa le dichiarazioni del presidente della Cei sostenendo che il suo intervento "è stato male riportato con titolazioni e sintesi sommarie che risultano parziali e fuorvianti". Ma è troppo tardi. Il cattolico-democratico Gianclaudio Bressa, uno dei sessanta che, ben prima della nota della Cei, ha rivendicato l'autonomia della politica rispetto ai diktat della Chiesa, è convinto che affermazioni come quelle di Bagnasco facciano perdere "credibilità e autorevolezza".
Di più "cercare di imporre come assoluta la propria visione unilaterale - tuona Bressa - ci allontana dalle società democratiche e pluraliste occidentali e ci spinge verso una fanatizzazione incomprensibile e pericolosa".
E' la posizione espressa anche da tre ministri (gli stessi scesi in piazza Farnese per difendere il ddl sulle coppie di fatto): Barbara Pollastrini, Paolo Ferrero e Alfonso Pecoraro Scanio che si dicono "stupiti" e "impressionati" da parole così "offensive".

 

Rosy Bindi, ministro per la Famiglia ed autrice insieme alla Pollastrini del ddl del governo sulle unioni di fatto, preferisce non pronunciarsi perchè, dice, "non ho letto le dichiarazioni di monsignor Bagnasco e non commento le parole di un vescovo senza averle lette".
La sinistra radicale è compatta nel rifiutare la forma e la sostanza dell'intervento del presidente della Cei perchè, spiega Franco Giordano di Rifondazione comunista "noi non vogliamo produrre guerre di religione, ma non vogliamo subirle" e "forme esasperate di integralismo che vengono dalle gerarchie ecclesiastiche sono incompatibili con la società liberale".
Intanto il deputato Ds e leader storico dell'Arcigay Franco Grillini invita Bagnasco "a fare pulizia in casa propria(il riferimento è alla pedofilia, ndr) prima di dire sciocchezze e di fare paragoni inopportuni".

 

La Cdl, da Maurizio Gasparri a Lorenzo Cesa, a Isabella Bertolini, difende Bagnasco dagli attacchi della sinistra e Berlusconi, pur senza nominare mai il monsignore, riconosce "il diritto della Chiesa a parlare" e spiega che "noi, da laici, abbiamo il diritto di ascoltare e di pensarla esattamente nel modo opposto". "Noi dobbiamo pacificamente affermare che è diritto dei rappresentanti della Chiesa esprimere la loro opinione - ribadisce l'ex premier -, così come è diritto dei cittadini di comportarsi secondo coscienza e intelletto in piena libertà.
Questo è uno stato laico". Il vice presidente del Senato e coordinatore delle segreterie del Carroccio Roberto Calderoli è infine convinto che le "fiamme dell'inferno" attendono chi legalizza le unioni gay. E poi "certo non è automatico il passaggio dai Dico alla pedofilia e all'incesto, ma è evidente che nelle società dove si è aperto ai Dico si è poi aperto sucessivamente anche alla pedofilia e all'incesto" chiosa l'esponente della Lega Nord.