Sanremo, Ultimo: "È la mia nuova Alba. E ci metto il cuore"

Il cantante: "Torno all'Ariston con tanta voglia di presentare un pezzo non convenzionale"

Ultimo, all'anagrafe Niccolò Moriconi, sarà in  gara a Sanremo 2023

Ultimo, all'anagrafe Niccolò Moriconi, sarà in gara a Sanremo 2023

A un tratto smette di parlare, si volta, china la testa sul pianoforte, lascia correre le dita sulla tastiera e comincia a cantare 'Tornare a te', uno dei brani del nuovo album 'Alba' in uscita il 17 febbraio. D’altronde per Ultimo quello rimane il modo migliore di mettere a nudo la propria anima, così come farà fra un paio di settimane a Sanremo 2023, dove torna per presentare l’eponimo 'Alba' con la malcelata intenzione di acciuffare finalmente quel titolo scivolatogli tra le dita nel 2019 quando pensava di averlo già in tasca. Una notte sgarbata, volata via tra le polemiche con giurie ree di avergli preferito il Mahmood di 'Soldi' nonostante il televoto fosse tutto dalla parte sua. Rabbie e livori di cui il cantautore romano, all’anagrafe Niccolò Moriconi, sembra conservare però un ricordo sbiadito preso com’è dalla voglia di tornare sul luogo del delitto e rimettersi in gioco, perché "tutti abbiamo un’alba dentro, basta solo guardare".

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Niccolò, ha voltato pagina?

"Torno a Sanremo con tanta voglia di presentare un pezzo non convenzionale per quel palco, ma anche per lasciare un ricordo diverso da quello dell’ultima volta. In questi quattro anni, infatti, mi sono accadute tante cose. E poi c’è la voglia di buttarmi in un disco nuovo da presentare in contesti diversi per farlo conoscere canzone dopo canzone. A Sanremo c’è sì la competizione, ma il mio interesse primario è dare ad Alba la massima visibilità su un palco a cui sono infinitamente riconoscente".

Per chiudere un cerchio aperto nel 2018 con Il ballo delle incertezze.

"Sì. Tutto il progetto è cresciuto attorno a quella canzone, in cui non a caso la batteria ha il battito del mio cuore. Sono, infatti, un istintivo che scrive di getto, di pancia; se un pezzo mi convince lo tengo, se no lo butto senza pensarci sopra due volte. A 26 anni pretendo da me il meglio perché nel cammino di un artista i primi 10-15 anni sono i più creativi e importanti".

I grandi live negli stadi della scorsa estate hanno cambiato qualche equilibrio nel suo rapporto con la musica?

"Ho aspettato il momento per due anni e l’empatia, gli occhi della gente mi hanno dato una grande spinta. Tant’è che, una volta sceso dal palco, ho scritto e registrato l’intero disco in tre-quattro mesi".

Tre brani da mettere subito nella playlist?

"Innanzitutto, Tornare a te perché, come Alba, ha una scrittura semplice e incisiva, ma anche Joker composta dopo essermi fatto devastare l’anima dal film con Joaquin Phoenix, e forse Le solite paure per quel verso “dovrei avere anch’io una vita, ma ho scelto di usare la mia per crearne una collettiva“ che racchiude un po’ il senso di quello che faccio. Perché uno va sì al concerto per ascoltare il cantante, ma soprattutto per ascoltare sé stesso".

Dopo l’incidente di Sanremo, disse che c’erano aspetti del suo carattere su cui doveva lavorare. Su quali pensa di averlo fatto meglio?

"Secondo Aristotele il saggio non dice tutto quello che pensa, ma pensa tutto quello che dice. Concordo con lui: vorrei lavorare attorno a questo concetto, perché l’istintività nella musica sicuramente ti premia, ma dire cose di pancia nella vita pubblica e in quella privata può avere delle controindicazioni".