È Zelensky a usare Sanremo e non viceversa

La scelta coerente del leader

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante un video messaggio (Ansa)

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante un video messaggio (Ansa)

L'annuncio di Zelensky a Sanremo ha prodotto una reazione senza pari. In essa è confluita l’ostilità verso di lui della nostra opinione pubblica, complici una forte tradizione illiberale e antioccidentale e la penetrazione della propaganda russa. Ma accanto a queste reazioni, che non nascondono comprensione per Putin, ve ne sono altre che denunciano l’incompatibilità di Zelensky col Festival. Vi è chi si preoccupa per il turbamento della sua pacifica visione. I più ‘seri’, invece, paventano la banalizzazione della guerra. Fa piacere che ci si ponga il problema di come certi fenomeni siano banalizzati dai format di intrattenimento. Ma bisogna riflettere sulle specificità dei casi. Zelensky sfruttò la celebrità di uomo di spettacolo per divenire presidente. Qui possiamo parlare di un successo sostenuto dalla popolarità e non necessariamente dal valore politico. Con la guerra, invece, abbiano assistito all’uso di abilità comunicative per costruire una rete di solidarietà, governi e opinioni pubbliche. Zelensky vi è finora riuscito parlando in diversi contesti nel mondo, senza tralasciare occasioni artistiche e di spettacolo.

Esiste il rischio banalizzazione? Tutto è sottoposto a questo rischio oggi, ma bisogna distinguere tra la celebrity politics come sovrapposizione di ambiti dove lo spettacolo crea la stessa politica e la celebrity politics funzionale a un risultato (Obama ospite dello show di Jimmy Fallon, dove rappando illustrò il suo programma di borse di studio). Divenendo una celebrità mondiale Zelensky ha costruito condizioni essenziali per difendere Kiev. Vuole continuare a farlo, anche a Sanremo (con un grande pubblico, trasmesso in 16 Paesi). Ascoltare quanti si crucciano per la tranquillità turbata o la percezione degli spettatori deviata da un racconto di guerra fuori contesto ricorda Maria Antonietta e le sue brioches. Chi, davvero, banalizza?