Sanremo 2020, Rula Jebreal in lacrime. "Noi donne, un passo avanti"

Temi importanti per le conduttrici. La Jebreal confronta partità di diritti e versi di canzoni. Diletta Leotta: "La bellezza non è un vantaggio"

Rula Jebreal a Sanremo (Ansa)

Rula Jebreal a Sanremo (Ansa)

Sanremo, 5 febbraio 2020 - "Ora basta gaffe, facciamo un passo avanti". Lo invoca Rula Jebreal a Sanremo 2020, lo chiedono le donne. In attesa di vedere se il ribaltone dal passindietrismo al passavantismo sia compiuto, c’è da capire se questo settantesimo festival diventerà il festival delle donne. Ieri sera, il passo avanti è quello della giornalista palestinese, commossa, durante il suo monologo attesissimo contro la violenza sulle donne. "Vogliamo essere musica, per parlare di noi servono le parole giuste. Non possiamo essere quote o accessori. Chiedetevi com’era vestita Rula sul palco dell’Ariston, fate pure. Ma non chiedetevi com’era vestita lei quella notte, quando la stupravano".

Rula si commuove e fa commuovere. Dice che queste parole le deve a sua madre Nadia, brutalizzata due volte. Le dedica a sua figlia, Miral, in platea, in lacrime quanto (e più) di lei. La giornalista cita le parole giuste, dalla Donna cannone di De Gregori a Sally di Vasco Rossi, e chiede agli uomini – questa volta sì – un passo avanti. Per davvero. Ma se le parole di Rula sono il momento più forte della serata, resta il rimpianto per aver dovuto attendere mezzanotte. Prima, il solito côté di abiti, trucco e parrucco (Diletta in Etro, Rula in Armani Privè) e si eccede anche – con Diletta – in una stucchevole metafora calcistica da villaggio turistico e nonna Elena in platea che soffia via il tempo sul viso della nipote, invecchiata dal filtro FaceApp. Un siparietto, riuscito a metà, per lanciare un messaggio: "La bellezza può farti inciampare se non la sai portare".

La presentatrice di Dazn debutta con un vestito giallo lunghissimo con strascico, poi il cambio in tuta nera con coda black and white e, infine, il gran finale in nero. Il debutto è sull’onda dell’ironia: "Sono quindici, gli scalini. Li ho contati. Ho una certa responsabilità con le mie colleghe, visto che sono la prima a salire sul palco dell’Ariston". Nel suo monologo sulla "parità di genere", Diletta tesserà l’elogio della nonna, e mosterà il suo volto invecchiato con un’app. 

Poi tocca a Rula, in lamè (poi cambio d’abito in paillette e scollatura sulla schiena), 'strigliare' Amadeus: "Ora cerchiamo di fare un passo avanti, niente gaffe. Le scale? Quelle più belle sono quelle che mi hanno portato in Italia". E, prima di salire sul palco dell’Ariston, la rivelazione: "Le parole di stasera (ieri, ndr) non le avevo confessate a me stessa finché non ho compiuto quarant’anni".

La violenza sulle donne è "un’emergenza nazionale, ma anche internazionale. Molte vengono messe in prigione solo perché chiedono il diritto di voto in Arabia Saudita. È un tema apartitico, culturale, importante. Solo la settimana scorsa, in Italia, ci sono stati sei femminicidi". Poi spiega che cosa c’è dietro: "Una ragazza di 28 anni, Loujain, torturata perché ha chiesto di guidare la macchina". Solo un accenno al veto sovranista – da Matteo Salvini a Giorgia Meloni – che fino all’ultimo ha provato a farla desistere dal partecipare a Sanremo. 

Ma ieri non c’è stato tempo per la polemica. Meglio concentrarsi – finalmente – sul passo avanti con Gessica Notaro, già miss Romagna, sfregiata dall’acido dall’ex fidanzato Edson Tavares nel 2017. Ieri sera con il salentino Antonio Maggio ha cantato La faccia e il cuore, canzone firmata dallo stesso cantautore salentino e Ermal Meta. Tra Gessica e Maggio, un’amicizia nata sul set del video Anche il tempo può aspettare del 2013. E se Rula stoppa i rumors sul suo compenso ("Non dirò l’entità del mio cachet, ma metà lo devolverò a Nadia Murad, attivista irachena yazida rapita e stuprata dall’Isis"), in attesa del responso implacabile dei dati d’ascolto, c’è già il verdetto del web (analizzato da TimDataRoom). Tra gli hashtag più twittati c’è #noallaviolenzasulledonne. Già un passo avanti.