Fenomeno Eurovision, al gran circo del pop

Costumi esagerati, fuochi d’artificio: dopo le prime prove, la manifestazione è già un tormentone “social“. Finalissima a Rotterdam il 22

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Damiano sotto la pioggia. Di fuoco. È una cascata pirotecnica impressionante quella che conclude il set approntato dai Måneskin per l’Eurovision Song Contest. Già in prova, infatti, il quartetto romano ha fatto capire di essere sbarcato all’Ahoy di Rotterdam con una gran voglia di lasciare il segno. Gli altri che puntano su rock e “pyro” per dare vigore al loro set, sono pregati di farsi più in là.

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Dopo aver cambiato narrazione rinunciando alla sacralità della competizione canora nata (a Roma nel ’56) sull’impronta del Festival di Sanremo, l’Eurovision ha puntato sempre più sulla stravaganza dando vita ad una Cage Aux Folles consacrata dai social media che pure quest’anno trova nel cast validi motivi per tenere incollati allo schermo dal 18 al 22 maggio 180 milioni telespettatori o giù di lì, senza contare la trasmissione negli Usa sulla Nbc. Si va dall’estone Uku Suviste, che canta la sua The lucky one sotto un cielo plumbeo squarciato da fulmini e saette, alle coreografie della greca Stefania con l’uomo invisibile, dall’angelo pop incarnato dal norvegese Tix con tanto di ali piumate, catene, e demoni che gli si agitano attorno, alle gigantesche trombe del britannico James Newman. La Serbia la mette sul fisico col procace trio delle Hurricane, canzone debole ma bajadere scatenate, così come l’Azerbaijan col reggicalze in mostra della sua Efendi. La russa Maniža esce da un abito formato matrioska, mentre l’esplosiva maltese Destiny è quasi una Beth Ditto in abito argentato.

Insomma, un caravanserraglio tutto lustrini e paillettes in cui la sobrietà rischia di rimanere confinata in un angolo, anche se si chiama Hoovephonic. In mezzo a tutto questo, i Månskin; fuori di testa sì, ma diversi da loro. "Anche se l’organizzazione è come sempre di altissima qualità, il primo impatto è stato quello di un Eurovision fantasma rispetto al solito e noi artisti viviamo in ‘bolle’ che vietano perfino la vicinanza tra delegazioni" ammette Senhit, alla sua seconda esperienza con i colori di San Marino dopo quella a Düsseldorf del 2011. "C’è da aspettarsi che la settimana prossima per semifinali e finalissima tutto si animi con l’avvio dei fan, visto che a ogni spettacolo potranno assistere 3.500 spettatori".

Con la complicità di Luca Tommassini, la cantante bolognese ha preparato per la sua Adrenalina un set-shock. "Per tutto il 2020 mi hanno chiamato Freaky Queen, dal titolo della canzone (Freaky, appunto) che avrei dovuto presentare all’Eurovision naufragato, causa Covid, lo scorso anno. Così gioco sul concetto regale con un’eccentrica corona su cui, in segno di rinascita, avevo incastonato immagini di donna con bambino. Ma la cosa è stata associata dagli organizzatori alla Madonna. E siccome da quel palco non si possono lanciare messaggi politici né religiosi mi hanno chiesto di cambiare illustrazioni. Quando quattro ballerini incappucciati mi tolgono, poi, la corona esce fuori la guerriera che vuol conquistare il palco".

Nella versione originale il pezzo è interpretato con Flo Rida, ma non è dato ancora di sapere se il rapper americano approderà a Rotterdam, frattanto Senhit continua a provare assieme a Don Jiggy dei Soul System, gruppo rivelazione di X Factor 2016. Incrociando le dita: "Il regolamento dell’Eurovision – confida Senhit – vieta di votare per il proprio paese e quindi l’Italia, non potendo votare per il bel Damiano, può farlo per me".