Bozzetto, maestro non troppo: "Sono solo un precursore"

Il popolare autore di cartoni e fumetti esce in libreria con una graphic novel: “MiniVip e SuperVip–Il mistero del Via Vai”

Bruno Bozzetto

Bruno Bozzetto

5 giugno 2018 - Tre cani, una pecora e un gatto: nel suo rifugio nel verde a pochi passi da Bergamo, Bruno Bozzetto vive a contatto con la natura e con i suoi animali, coltivando un certo pessimismo verso l’umanità. A ottant’anni è sempre l’autore italiano di animazione più famoso nel mondo e non perde creatività e progettualità: il 7 giugno uscirà in Italia il libro a fumetti “MiniVip e SuperVip – Il mistero del Via Vai” realizzato con il disegnatore Gregory Panaccione. Un libro (edito da Bao) che riprende due storici personaggi di Bozzetto in chiave ecologista e fortemente critica verso il ruolo dell’umanità nell’ecosistema. Quello che era nato come un progetto in animazione è diventato una graphic novel dove i Vip devono fronteggiare un’invasione aliena che sceglie la Terra proprio per il suo inquinamento.

«Sono cresciuto eticamente con “Bambi” – dice Bozzetto – ho cominciato a guardare all’uomo e all’umanità dopo aver visto questo cartoon Disney. Ho capito quale pericolo siamo per la natura».

Un pericolo?

«Sì, quando sento usare la parola animale come un’offesa mi arrabbio. La vera offesa sarebbe dire: “Tu sei un uomo”. L’essere umano rispetto agli animali è crudele e cattivo. E sa qual è il vero problema? Che continuiamo ad aumentare. L’umanità è un tumore che sta divorando la terra».

Insomma, l’umanità non ha fatto nulla di buono?

«La storia dell’uomo doveva avere un unico scopo, quello di portare la felicità e invece ha fatto solo guerre, solo storie di sopraffazione».

Per questo ama stare con gli animali, a partire dalla pecora Beeelen che è diventata una vera star di Facebook?

«Ormai, ovunque vada mi chiedono come sta Beeelen, persino in Giappone. Questa pecora mi è servita per capire una cosa che già sapevo. Ho scoperto quanto un animale sia intelligente. Questi animali vogliono solo vivere, hanno sentimenti e hanno diritto di fare quello che facciamo noi. Invece per noi sono oggetti da usare senza nessuna pietà negli allevamenti intensivi».

Da qui la scelta di diventare vegetariano?

«Mi dà fastidio questa ipocrisia verso gli animali: le persone amano gli animali, finché non entrano nei ristoranti. Così ho smesso di mangiare carne. Purtroppo in casa mia continuano a essere carnivori».

Torniamo ai cartoon: nel mondo se si parla di animazione italiana tutti parlano di Bruno Bozzetto, dei tre famosi lungometraggi (“West and Soda”; “Vip mio fratello superuomo”, che compie mezzo secolo quest’anno, e “Allegro non troppo”), delle serie del Signor Rossi, dei cortometraggi. Perché le dà fastidio essere chiamato maestro?

«Mi fa pensare a qualcosa di vecchio e io non mi reputo vecchio»”.

Come si definirebbe allora?

«Diciamo che sono stato un precursore per un certo tipo di film che non fosse rivolto solo ai bambini, ho cercato di rivolgermi a un pubblico più adulto».

“Bambi” è stato fondamentale per la sua crescita etica e animalista, ma invece la folgorazione artistica per l’animazione?

«Quella la devo a “Fantasia”, l’ho visto undici volte. Sono rimasto incantato, un film geniale. Lì ho avuto anche la folgorazione per la musica classica».

Adesso, però, quello che era un progetto di lungometraggio animato non ha trovato spazio, finanziamenti, produttori ed è diventato una graphic novel. Amareggiato?

«No, per nulla. Come autori io e Panaccione siamo più liberi, abbiamo avuto il totale controllo del lavoro. Nella lavorazione di un film oggi non c’è più lo spirito familiare e di bottega artigiana che c’era prima. Oggi ci sono figure specializzate, è diverso».

E il suo “Signor Rossi”, rappresentazione dell’uomo comune, come si trova nell’Italia di oggi?

«Come ci troviamo noi e in realtà come si trovava negli anni ’60. Subisce le tasse, la burocrazia. Comunque stiamo lavorando a una nuova serie nella quale troverà più spazio il cane Gastone».

Ma l’Italia di adesso è diversa da quella degli anni ’60 quando lei creò il Signor Rossi. Come la vede oggi?

«Vedo un calo di valori, mi pare che siamo passati a un livello più basso».

Nelle sue parole c’è molto pessimismo. Vogliamo chiudere con una nota di speranza?

«La speranza è nell’uomo stesso. Avrebbe tutte le possibilità di migliorare il mondo, di risolvere in maniera intelligente i problemi. Prima, però, dobbiamo capire i danni che abbiamo fatto, quante cose sbagliate ci sono. Si va dietro ai soldi, agli interessi. Cominciamo a pensare che non ci sono solo i soldi, pensiamo alla felicità. In fondo, il Signor Rossi cerca la felicità».