Per la prima volta, un gruppo di ricercatori è riuscito a documentare il "grido di allarme" che le api lanciano ai propri simili quando l'alveare è in pericolo. La scoperta, descritta sulla rivista Royal Society Open Science, apre nuovi interessanti scenari sul complesso mondo degli insetti impollinatori, in particolare sulle molteplici strategie che mettono in atto per comunicare tra loro.
Sette anni in Vietnam
Per oltre sette anni il team guidato dalla biologa Heather Mattila, del Wellesley College (Stati Uniti), ha studiato da vicino il
comportamento dell'ape orientale (
Apis cerana), effettuando registrazioni audio e video in vari apiari del Vietman. Di dimensioni un po' più piccole rispetto all'ape europea (
Apis mellifera), l'ape orientale è tipica del sudest asiatico, dove trova
largo impiego in apicoltura. In centinaia di ore di monitoraggio, Mattila e colleghi hanno raccolto circa
30 mila segnali emessi dalle api, focalizzando l'attenzione su quello che accade quando l'alveare viene attaccato da uno o più calabroni giganti (
Vespa soror).
Allarme rosso: alveare in pericolo
Gli studiosi hanno rilevato che, nel momento in cui sono sotto assedio, le api reagiscono muovendosi e
sbattendo le ali freneticamente. In questo modo producono un "segnale antipredatore" che raduna le operaie per difendere la colonia, il cui timbro e intensità
non hanno eguali con gli altri suoni che compongono il bagaglio comunicativo degli impollinatori. L'articolo sottolinea che in situazione di emergenza il livello del chiacchiericcio proveniente dall'alveare diventa
otto volte superiore rispetto alla routine, quando nei paraggi non ci sono minacce.
Anche le api gridano
Nel descrivere il segnale di soccorso emesso dalle api, i ricercatori hanno parlato di un rumore aspro e irregolare, caratterizzato da un
brusco cambio di frequenza, molto simile alle grida di allarme e alle urla di paura
emesse da altre specie, tra cui i primati. Mattila ha addirittura ammesso di avere provato un
certo brivido durante l'ascolto: "Questi suoni hanno dei tratti in comune con molti segnali di allarme dei mammiferi; quindi per un mammifero che li sente c'è qualcosa di immediatamente riconoscibile, che comunica pericolo". In definitiva, ha rimarcato, "sembra un'esperienza universale."
Una strategia di comunicazione complessa
Lo studio, che è stato finanziato tra gli altri dalla
National Geographic Society, non si ferma qui. La squadra di Mattila ha infatti intenzione di approfondire altri aspetti emersi dalle registrazioni, come l'abitudine delle api di
alzare l'addome per esporre le ghiandole che emettono feromoni. Il sospetto è che quanto scoperto rappresenti solo la
punta dell'iceberg: "Ci sentiamo come se avessimo solo sfiorato la superficie", hanno concluso i ricercatori; "Per comprendere il modo in cui le api comunicano c'è ancora tanto da imparare".