Roma, 31 gennaio 2014 - Come si vive senza vedere la luce? Non c'è persona che non se lo sia chiesto. Così come è normale domandarsi come chi non ha mai avuto o ha perso la vista, riesca a muoversi nelle città e a fare una vita normale. Moltissime persone ricorrono all'aiuto del cane guida. "I suoi occhi sono i miei", spiegano a chi si informa. E proprio per questo motivo i cani guida sono particolarmente tutelati dalla legge. Ma troppi italiani non lo sanno. Non lo sanno i gestori di locali pubblici, non lo sanno i proprietari di alberghi. Non lo sanno operatori che sono tenuti a conoscere le normative. Così si creano attriti, liti se non addirittura "casi" che poi finiscono sui giornali.
 

Laura Raffaeli, Presidente Blindsight Project (Onlus per Disabili Sensoriali http://blindsight.eu ), ha deciso semplicemente di lavorare perché la gente sia il più possibile informata. A lei abbiamo chiesto di raccontare il quotidiano di un non vedente che si muove con il suo cane guida. In questo caso si chiama Artù. Un quattrozampe che viaggia tra pregiudizi e sospetti. Di seguito il racconto di Laura Raffaeli.

Sa che senza Artù io sono come un pupazzo di neve? E non ho la più pallida idea di dove sto? Sa che quando squilla il telefono e spesso non lo sento è Artù che mi segnala la cosa? Da cucciolo prendeva proprio il telefono e me lo portava, ma dovetti insegnargli a non farlo perché o mi trovavo con telefoni da buttare, o dovevo fare una telefonata in mezzo alla sua bava . Fa tutto per me, ed è contento di farlo. In tanti anni con Artù, forse due o 3 volte abbiamo ricevuto gentilezze, le nostre giornate sono scandite, fuori casa: da mani addosso (a lui ma anche a me), da persone che urlano perché sale sulla metro un cane nero), di gente che ci tormenta con frasi tipo “oddio che carino, quant’è dolce, che cane è?” solo perché il cane ha due croci sul petto. Il problema in italia non è certo il cane guida, che è solo una cartina al tornasole dell’ignoranza in cui versa questa nazione.
 

Ho 53 anni compiuti ad ottobre scorso, sono nata e vivo a Roma: sono cieca del tutto e ipoudente a causa di un incidente stradale del 2002, fino a quel momento si può dire che ero “bionica”, lavoravo ma essendo essenziale, per il mio lavoro, la vista, ho dovuto smettere (mi occupavo di fotoreportage).
Ero già divorziata quando sono diventata disabile ed ho un figlio che ora ha 28 anni, completamente autonomo. La cecità è una disabilità così grave, drammatica e importante, che rimane difficile anche da spiegare a volte, soprattutto perché non ci sono nata ed ero già abbastanza adulta quando è successo così di colpo: posso dire tranquillamente che in quell’incidente sono morta. La Laura di prima è finita del tutto sotto quell’auto a retromarcia.
 

Cosa fare? Soprattutto quando tutto è sulle proprie spalle (come parecchie donne in Italia dopo una separazione)? Le informazioni mancavano, nessuno sapeva dirmi nulla, tutti mi dicevano di informarmi per il cane, ma nessuno mi diceva dove e come, poi venni a sapere della scuola nazionale e della scuola di Limbiate, ma i tempi d’attesa erano biblici, così un'amica mi mise in contatto con un allevatore che aveva un cucciolo purissimo di labrador da dare per lavoro (forze dell’ordine, ecc.) perché era quello che non faceva mangiare i fratelli ed era il più possente di tutti, pertanto non poteva essere esibito in quelle mostre per cani perfetti. Era il 6 agosto del 2003, andai a prendere Artù, questo il suo nome: lui è venuto da me, mi ha chiesto di essere preso in braccio (non aveva nemmeno 60 giorni) nonostante ci fossero, lì vicino, le persone che conosceva e che gli davano da mangiare. L’ho preso in braccio e da quel momento non si è più staccato da me, né io da lui.
 

Con l'aiuto di mio figlio abbiamo cominciato ad uscire, ad attraversare ovviamente solo sulle strisce ecc.. A un anno l’ho portato in una scuola e successivamente l’ho fatto seguire da un altro addestratore specializzato, ma la sorpresa fu che Artù aveva già imparato tante cose da solo. Sono una fervente sostenitrice del cane con la persona cieca sin dalla nascita: secondo me si instaura un rapporto molto diverso da quello, comunque eccezionale, che invece si crea tra un nuovo padrone e un cane cresciuto in una famiglia affidataria e poi affidato a chi ne ha bisogno.
 

Il cane guida è una “protesi”, se vogliamo chiamarlo così, non tanto perché considerato ausilio per persona disabile della vista, ma proprio perché per noi che non vediamo, i suoi occhi diventano i nostri. Da vedente non avrei potuto immaginare cosa si prova con il proprio cane guida: eppure ho sempre avuto cani per casa da quando sono nata.
 

A volte non c’è nemmeno bisogno di parlare, di dare un comando: fa tutto da solo ormai, gli devo solo chiedere di andare in quel determinato posto e lui va, facendo attenzione a ogni ostacolo che può mettermi in pericolo, io devo solo seguirlo. E già, in tanti non considerano questo aspetto, quando vedono la persona cieca col cane guida: quella persona è guidata, non porta il cane al guinzaglio, ma è attaccata ad una manopola (maniglia attaccata alla pettorina di riconoscimento del cane) e devo solo seguire il cane e i suoi suggerimenti, ad esempio rallenta o vai veloce, sali o scendi, ferma o cammina, ecc.
 

Nonostante abbia sempre amato i cani e gli animali in genere, e nonostante sia sempre stata una persona sensibile e attenta agli altri, non sapevo nulla né di cecità né di cani guida quando ho perso la vista, e a chi chiedevo non sapeva cosa dirmi. E' per questo che ho fondato la Blindsight Project.
Scopo e missione principale della Blindsight Project, onlus per disabili sensoriali, è soprattutto abbattere barriere, non solo quelle sensoriali ma anche quelle mentali, italiane soprattutto. C'è chi immagina la persona cieca ancora attaccata alle pareti per muoversi, o ferma con un librone in braille, o chiusa in casa.
 

Blindsight Project (www.blindsight.eu ) ha quindi cominciato ad abbattere barriere, nella cultura, nello spettacolo, ecc, ma ha anche diffuso la prima locandina informativa sul cane guida: la Campagna Cane Guida di Blindsight Project ha reso possibile cominciare anche a parlare di queste cose, fino a qualche anno fa nessuno si sarebbe sognato di difendere una persona cieca discriminata perché con cane guida: le frasi che giravano erano tipo queste “va bene se non vogliono che il cane entra allora si facesse accompagnare da qualcuno”, oppure “non si può imporre un ausilio”. Tutto questo nonostante dal 1974, esattamente dal 14 febbraio, esista una legge, la n.37 che prevede l’accesso gratuito e ovunque per il cane guida che accompagna disabile della vista.
 

Vuol dire che il cane guida entra PER LEGGE anche dove i cani non sono di regola ammessi, perché sarebbe come togliere la carrozzina a chi non può camminare: non è quindi un favore che si fa, non è una cosa per cui dobbiamo sempre dire grazie, e non è una discriminazione - nel caso come spesso succede che venga cacciato via – che può essere taciuta.
 

Essere ciechi o ipovedenti non vuol dire che non si ha nulla da fare tutto il giorno: ci sono donne senza vista con figli da crescere, uomini con famiglie da mantenere, giovani che studiano ecc., insomma anche noi ciechi abbiamo da fare, basterebbe solo capire che siamo persone e non numeri da Inps, che i nostri cani sono i nostri occhi, e non fenomeni da baraccone da tormentare o mostri da cacciare. Inutile usare il politicamente corretto che da un po’ ci chiama “non vedenti” forse per fare ancor più confusione: siamo ciechi, o ipovedenti, ma vediamo con i nostri cani, il cui prezioso lavoro deve essere rispettato anche in questa nazione, così restia ad applicare le leggi.
 

Non sono un’esterofila, ma è una realtà che in questa nazione siamo indietro. Se vado a Istanbul, dove i cani sono davvero malvisti come in tanti paesi musulmani, lì tutti conoscono il cane guida, il bastone bianco, si alzano tutti se entro su autobus, ecc. ecc fino allo spazio per i cani guida nelle moschee, mentre qui in italia si continua a cacciare via ciechi perché col cane non possono entrare in chiesa. Il mio consiglio a tutti è uno soltanto: denunciare, denunciare, denunciare. Se si è discriminati, se si viene buttati fuori, se ci sono prevaricazioni. Solo così potremo cambiare le cose.
Laura Raffaeli, Presidente Blindsight Project
(Onlus per Disabili Sensoriali http://blindsight.eu )
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