Armi per Kiev, l’Occidente fa i conti. Il generale: "Arsenali limitati"

Camporini: "Dalla fine della Guerra fredda sono stati ridotti gli investimenti, c’è il rischio di restare sguarniti"

Roma, 14 gennaio 2023 - Si combatte nonostante il gelo e la neve nell’Ucraina devastata dall’operazione speciale russa e dove in questi giorni tengono banco i massacri di Soledar e Bakhmut nell’incerto braccio di ferro della contabilità dell’una e dell’altra parte. Nuove armi, veicoli corazzati, missili antiarei, stanziamenti milionari: le nuove forniture militari dell’Occidente sono presentate come necessarie per la svolta. Il generale Vincenzo Camporini, analista, già Capo di Stato maggiore della Difesa, ha appena terminato un vertice fra esperti internazionali.

A lato: obici russi sparano nel Donetsk
A lato: obici russi sparano nel Donetsk

Ucraina diretta, "missili russi su Kharkiv, Zaporizhzhia e Nikopol". Esplosioni a Kiev

C’è il rischio di sguarnire troppo le scorte di sistemi bellici dell’Occidente? "Non a breve termine, ma è un tema da affontare. Non c’è sovrabbondanza di armi perchè molti Paesi dopo la fine della Guerra fredda hanno ridotto gli arsenali. Non credo però che a questi ritmi si possa andare avanti un altro anno. Ogni Paese in ogni caso si regola in proprio se e come rimpiazzare le scorte".

Gli Usa però promettono un impegno poderoso. "Loro dispongono di una grande forza finanziaria. Il Pentangono ha appena svelato un pacchetto di 3,1 miliardi di dollari di capacità militari stanziati per l’Ucraina".

La Germania o altri alleati invieranno i tank Leopard? "È un dibattito in corso. I Leopard risalgono alla Guerra fredda, ma oggi sono mezzi riammodernati con nuovi sistemi di puntamento, aggiornamento dei motori e della tecnologia. Sono molto efficienti. Li costruisce la Germania e altri Paesi non possono cederli se non con il suo permesso. Le convenzioni internazionali non consentono le triangolazioni".

L’Italia manderà in Ucraina Lo scudo anti missile Samp/T? "È un sistema terra-aria con gittata di 100 chilometri che può fare la differenza contro gli aerei russi Sukoi 34, quasi equivalenti ai nostri Eurofighter, e contro i missili balistici".

Possono fermare anche i pericolosi droni iraniani? "Dal punto di vista economico non è conveniente impiegarli contro i droni che pesano una trentina di chili. Basta una buona artiglieria contraerea".

Scopriremmo la nostra difesa? "L’Italia possiede 6 batterie. Una serve per l’addestramento, una seconda è in Kuwait, un’altra in Slovacchia nell’ambito dello schieramento Nato. Ne restano tre e se ne cediamo una si scende a due. È improbabile che qualcuno spari un missile contro l’Italia, ma dal punto di vista teorico ci scopriremmo abbastanza".

Cosa significa il continuo valzer di generali di Putin? "È un fattore di disorientamento. Vuol dire che il leader nutre scarsa fiducia nelle gerarchie militari. È inusuale che abbia affidato al Capo di stato maggiore dell’esercito, Valery Gerasimov, la guida diretta delle operazioni sul terreno. Un segnale di debolezza".

Però Mosca mobilita due milioni di uomini. "Ho molti dubbi. È un annuncio che mi ricorda gli otto milioni di baionette italiani. Siamo abituati alle sparate di Putin. Un numero di uomini così elevato è difficile da addestrare, schierare in breve tempo e mantenere sul campo".

Cosa conta di più per le sorti del conflitto? "Conta tutto. Ma la guerra è decisa in buona parte dall’intelligence, dalla soveglianza e dall’identificazione degli obiettivi. L’Ucraina grazie al supporto dell’Occidente su questo aspeto è forte".

I militari ucraini addestrati per i Patriot negli Stati Uniti violano il codice Nato? "Nessuna norma del trattato lo impedisce. È legittimo".