Putin, il delirio dello zar. Atomica e soldati: cosa nascondono le sue minacce

Il discorso ai raggi X, dai 300mila riservisti all’allarme nucleare. Quel messaggio all’Occidente: "Sono pronto a tutto. Non è un bluff"

Mosca, 22 settembre 2022 - Un discorso da uomo del mondo di ieri, che vuole condizionare quello di domani. Le parole del presidente russo, Vladimir Putin, pronunciate ieri mattina hanno il compito sia di alimentare il sentimento patriottico del popolo russo, e fare in modo che questa mobilitazione non si trasformi in un flop, sia lanciare un preciso messaggio all’Occidente: la Russia può ancora incidere a livello mondiale e non farà la stessa fine dell’Urss. In ogni caso, rispecchiano una mentalità viziata dal suo passato di ufficiale dei servizi segreti, fatta di sovietismo, scevro però della componente ideologica comunista, unito a un profondo rancore per l’Occidente.

LA MINACCIA NUCLEARE

Il presidente ha esordito assicurando che la Russia userà "tutti i mezzi militari per difendere il Paese", aggiungendo che non si tratta di un bluff e che "coloro che vogliono ricattarci con le armi nucleari, devono sapere che le abbiamo anche noi". Il nucleare è sempre stato utilizzato come misura di deterrenza. Questa volta Putin lascia intendere che può prendere una decisione considerata come un vero e proprio punto di non ritorno e avvalersi di armi atomiche. Va sottolineato, però, che il capo del Cremlino non è l’unico ad avere i codici per consentire il loro utilizzo e quindi non può decidere da solo il loro impiego nel conflitto.

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OBIETTIVO DONBASS

Nonostante la contro offensiva ucraina continui ad avanzare, il presidente ha detto apertamente che l’obiettivo è quello di liberare tutto il Donbass. In molti, però, ritengono dovrà accontentarsi delle zone dove, fra domani e domenica si terranno i referendum di auto annessione alla Russia, che però non verranno riconosciuti dalla comunità internazionale, ammesso che i russi riescano a tenere le posizioni. Queste sono Repubblica di Donetsk, Repubblica di Lugansk, regione di Kherson e di Zaporizhzhia. Rimane poi il ‘nodo Novorossiya’, ossia l’ampia fascia di territorio che arriva fino a Odessa, conquistata ai tempi di Caterina la Grande e che, nella testa e nella personale concezione della Storia di Putin, appartiene di diritto a Mosca.

LA PARANOIA DEL NEMICO

Durante il video messaggio registrato, Putin ha voluto dare enfasi particolare al destino storico del popolo e della nazione russa di "fermare coloro che cercano il dominio mondiale", con chiaro riferimento all’Occidente, spiegando che "l’operazione militare speciale era inevitabile". Qui è ben osservabile il ribaltamento della realtà, che la propaganda putiniana applica costantemente facendo leva sulla sindrome di accerchiamento di cui soffre il popolo russo, convinto che l’integrità territoriale del proprio Paese sia costantemente in pericolo e giustificando così la strategia della ‘difesa-offesa’, ossia, in una situazione di pericolo, attaccare per primi in modo tale da non subire l’aggressione del nemico.

MOBILITAZIONE A METÀ

Il presidente ambiva a una mobilitazione generale, si è dovuto accontentare, almeno sulla carta, di una mobilitazione parziale (circa 300mila russi con esperienza militare) per non scontentare troppo quelli che all’interno del Cremlino non appoggiano questa decisione. Vuole poi misurare quale impatto il provvedimento avrà sul popolo russo. Report di intelligence hanno segnalato la possibilità di rivolte violente nelle zone del Paese che confinano con l’Ucraina. C’è poi da calcolare quando questa mobilitazione impatterà sulle finanze statali. Va comunque detto che le regole di ingaggio sono piuttosto ampie e con poche eccezioni e che quindi la chiamata alle armi di parziale ha solo il nome.

IL GIALLO DEL RINVIO

Il video messaggio doveva essere trasmesso la sera di martedì. È invece andato in onda mercoledì mattina alle 8 russe, le 7 in Italia. Non è stato reso noto il motivo del rinvio, nonostante il discorso fosse stato ampiamente annunciato da tutti i network nazionali. Sono però state formulate diverse ipotesi. La prima è che Putin abbia discusso fino all’ultimo con i suoi più stretti collaboratori, contrari alla mobilitazione. La seconda è che il presidente abbia avuto violenti attacchi di tosse durante la registrazione e questo abbia provocato un ritardo. Si sarebbe quindi deciso di trasmetterlo in un orario il più possibile fruibile da tutti gli 11 fusi orari in cui è diviso il Paese.