Crimea, i dubbi sulla versione del camion bomba e il doppio messaggio di Kiev

La riconquista ucraina continuerà con il pieno sostegno americano fino a che non saranno riprese tutte o quasi le aree invase dai russi. Ma Washington non vuole rischiare una guerra nucleare e frenerà gli sforzi di Kiev di riprendersi la Crimea. Perché, nell'ottica Usa, il conflitto dovrà finira con una trattativa che dia un contentino a Putin

Roma, 8 ottobre 2022 - Il "regalo di compleanno" a Putin - che ieri ha compiuto 70 anni - ha una grande valenza simbolica e un valore anche strategico. L'azione contro il Ponte di Crimea con ogni probabilità non è opera di un "camion bomba" come sostengono i russi ma - come ritengono alcuni analisti da noi consultati - un sabotaggio delle forze speciali che, usando uomini rana (probabilmente il 73° Naval special purpose center) dotati di DPS (diver propulsion device, veicoli di propulsione subacquea o, improbabile, minisommergibili SDV come quelli usati da Navy Seals americani) hanno minato (presumibilmente) in due punti il ponte. C'è poi in subordine l'ipotesi del lancio di due missili da crociera, dei quali però formalmente l'Ucraina non è in possesso. Si tratta al tempo stesso di un'azione eclatante rivolta al popolo ucraino e al mondo ma anche il vettore di due messaggi. A Putin: non pensare che la Crimea sia acquisita. All'Occidente: non intendiamo fermarci alla riconquista delle aree invase dalla Russia in questa guerra ma rivendichiamo il diritto di prenderci tutto il Donbass e la Crimea, tornando ai confini internazionalmente riconosciuti.

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Naturalmente, tra il dire e il fare ce ne corre. L'obiettivo Crimea potrà anche essere contendibile tra alcuni mesi se la guerra prosegue con il passo attuale e se l'Occidente continua a rifornire Kiev come adesso. Ma resta a rischio di una reazione nucleare russa. Probabile - come ha già fatto capire Biden - che l'America non voglia correre il rischio di un'Armageddon e al momento giusto freni Zelensky, che per adesso e nel prossimo futuro continuerà a sostenere con vigore, semplicemente riducendo il flusso di armi.

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L'Ucraina potrà riconquistare tutti i territori persi in questa guerra ma poi sarà spinta alla trattativa. Considerando che senza il flusso di armi (e di intelligence) dell'Occidente una riconquista ucraina della Crimea è impossibile (a meno di una rivoluzione a Mosca che faccia crollare l'esercito russo stile 1917, a patto che questo non provochi l'avvento al potere di un leder ancora più nazionalista di Putin e ancora più disposto ad un uso di armi nucleari tattiche).

Quindi gran colpo degli ucraini, ma la guerra è lunga e a deciderla saranno gli americani. Vogliono Putin sconfitto, ma non intendono correre il rischio un conflitto nucleare, neppure limitato ad alcune armi tattiche. Sfidano i bluff di Putin ma sono convinti di sapere dove sia la sua linea rossa, fino alla quale continueranno a sostenere Kiev. Un rischio, secondo Washington calcolato, ma senza dare carte bianche a Zelensky. La guerra dovrà finire con una trattativa con il perdente Putin. E in una trattativa qualcosa va concesso. La Crimea, probabilmente.