Consigliere di Obama: "Se non vince nessuno è momento di trattare. Zelensky si adeguerà"

L’analista dei presidenti Kupchan e la svolta Usa verso il negoziato: "Giusto incontrare Putin se gli ucraini rifiutano la via diplomatica. Gli stati pensano alla pace quando sul campo non hanno più opzioni"

Il leader ucraino Zelensky, 44 anni, con Blinken, segretario di Stato Usa (60)

Il leader ucraino Zelensky, 44 anni, con Blinken, segretario di Stato Usa (60)

Roma, 13 ottobre 2022 - "Biden fa bene a tentare di avviare un dialogo con Putin. L’Occidente deve esplorare la via diplomatica mantenendo il pieno supporto militare a Kiev. L’ipotesi di frenare Zelensky in prospettiva esiste, ma è di là da venire. La pace verrà quando entrambi avranno capito che non si potrà più vincere sul campo. E non ci siamo ancora".

Guerra in Ucraina, la diretta. Kiev: soldati disertano, stop russo a offensiva nel Donetsk

Così Charles A. Kupchan, 64 anni, professore di relazioni internazionali alla Georgetown University e senior fellow del Council on Foreign Relations dopo essere stato consigliere di due presidenti: Clinton e Obama, dai quali fu nominato al National Security Council, nel quale è stato responsabile per gli affari europei.

Professore, il presidente Biden ha dichiarato alla Cnn che Vladimir Putin «è un attore razionale», il che suona molto meglio di «criminale di guerra» o «dittatore assassino», parole da lui usate in passato. Pensa che al G20 ci sia la possibilità di un faccia a faccia? E sarebbe saggio farlo?

"Il presidente Biden fa bene a lasciare la porta aperta a una conversazione con il presidente Putin. Ma credo che abbia anche ragione nel dire che l’incontro debba essere condizionato al fatto che Putin sia pronto a un dialogo costruttivo sulla guerra. Finora non vedo segni che indichino la volontà di avviare un processo che dai campi di battaglia lo porti a negoziati. I recenti attacchi indiscriminati sulle città ucraine non sono un buon viatico. Ma Biden dovrebbe cogliere l’opportunità di essere nella stessa location di Putin per dare un’occasione alla diplomazia. Merita provarci".

Si può convincere i russi ad andare al tavolo negoziale?

"I russi non stanno avendo molti successi sui campi di battaglia, hanno perso molti territori nelle ultime settimane. Putin ha annesso quattro regioni che non controlla neppure per intero. Potrebbe anche decidere che è giunta l’ora di passare al negoziato, ma è anche possibile che confidi invece nei 300 mila riservisti per invertire l’esito della guerra. Vedremo. La storia ci dice che gli Stati vanno a negoziati quando ritengono che le opzioni sul campo di battaglia sono esaurite. E forse ancora non siamo a quel punto".

In questo senso sarà ancora più difficile convincere gli ucraini, oggi in avanzata.

"È vero, e Zelensky ha anche detto no a negoziati fino a che la Russia è guidata da Putin"

Un bel problema. Come se ne esce?

"Con creatività. Se gli ucraini continuano a rifiutare negoziati con Putin allora Biden e gli alleati dovrebbero valutare se avviare una propria iniziativa diplomatica con la Russia. Zelensky dopotutto ha detto che lui non negozierebbe con la Russia. Ma questo lascia aperta la possibilità che altri possano farlo. Naturalmente, il negoziato non potrebbe passare sulla testa degli ucraini: come ha detto Biden, saranno gli ucraini a scegliere. Ma magari il dialogo può essere iniziato anche senza di loro".

Quanto lontano andrà l’America nell’aiutare Zelensky? Arriverà un punto del quale, per evitare che la Russia usi armi atomiche, gli metterà un freno?

"Fin’adesso gli Stati Uniti e i suoi alleati chiave hanno dimostrato una rimarcabile forza e solidarietà con l’Ucraina. Credo che questo continuerà, anche se ci sono alcune incertezze politiche all’orizzonte. Uno sono le elezioni americane di midterm che potrebbero dare una camera ai repubblicani, che potrebbero rallentare l’invio di armi all’Ucraina, l’altra è il successo di forze di destra in Europa, penso alla Svezia e all’Italia, che rischia di raffreddare il supporto a Kiev. Vedo con piacere che Giorgia Meloni ha detto che l’aiuto all’Ucraina continuerà. Mi auguro che convinca anche i suoi alleati, Salvini e Berlusconi".

Ma se l’Ucraina avanzasse fino alle porte della Crimea, che farà l’America?

"A un certo punto è possibile che Washington possa premere sugli ucraini, dicendo loro che spingere Putin contro il muro è troppo pericoloso e aumenta troppo il rischio che possa usare armi nucleari. Ma ancora non siamo a quel punto e francamente non so se a porte chiuse Zelensky e Biden non ne abbiano già parlato..".

Secondo lei come si arriverà alla pace?

"È improbabile che l’Ucraina riesca a recuperare tutti i suoi territori. Questo sarebbe possibile solo con il collasso dell’esercito russo o la rimozione di Putin dal potere. Sono due cose non impossibili, ma credo che siano improbabili. Io suppongo che l’esito più probabile sia che la guerra prosegua e la linea del fronte continui a muoversi a favore degli ucraini, ma che i russi riescano a mantenere parte dei territori invasi. Si andrà fatalmente verso un conflitto quasi congelato, come in Ucraina dopo il 2014. E a quel punto sarà inevitabile trattare".

Nel 2012 lei scrisse che «l’ordine occidentale non sarà soppiantato da una nuova grande potenza. Il XXI secolo non apparterrà né all’America, né alla Cina, né a nessun altro». Dieci anni dopo, la pensa allo stesso modo?

"Assolutamente. Anzi, credo che la mia convinzione ne esca rafforzata. La guerra in Ucraina accelera l’arrivo di quel mondo, che io chiamai “il mondo di nessuno“. Un mondo multipolare, diviso tra le democrazia da un lato e Russia e Cina dall’altra con la maggiora pare del mondo, il sud globale, India inclusa, che non sceglie una parte o l’altra. Quel che mi chiedo è: riuscirà l’Occidente a recuperare un funzionalità politica ed economica e proporre la democrazia come il miglior sistema per i cittadini del mondo? Non lo sappiamo. Ma per recuperare la sua forza propulsiva l’Occidente, oggi molto diviso, basti pensare all’America, deve risolvere i propri seri problemi interni".