L’escalation dei raid russi sui civili: "Vittime esibite per coprire il flop"

Stoltenberg (Nato) non ha dubbi: "Segno di debolezza". La giornalista Zafesova: "Missili pronti da tempo"

Kiev, 12 ottobre 2022 - Pur con la poderosa dotazione tecnologica fornita dall’intelligence occidentale a Kiev, rimane sempre difficile decifrare l’aspetto emotivo che guida, insieme ai tank e alle bombe, il contorto pensiero di Vladimir Putin e del suo staff dove prevalgono più i falchi che le colombe. La pioggia di missili che sta facendo strage di civili e ha quasi sfiorato il quartier generale del presidente-soldato Volodymyr Zelensky dopo l’attentato al ponte Kerch, apre scenari in parte già visti e in parte da interpretare. Frenata dei combattimenti sul terreno e più razzi senza pietà? Reazione scomposta dopo il camion kamikaze sul ponte?

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Il segretario della Nato Stoltenberg, sempre fermo nell’assistenza con le armi a Kiev, non ha dubbi: "È un segno di debolezza, stanno perdendo sul terreno e ricorrono alle aggressioni contro obiettivi civili". I raid intanto continuano senza sosta nell’incertezza americana dell’invio di sistemi avanzati di difesa aerea. Ci si interroga, dunque, se la grandinata di missili sulle case è un cambio di strategia o solo una reazione all’attacco in Crimea, che Mosca considera cosa propria. Per Alessandro Politi, direttore della Nato Defence college foundation, la spiegazione è terribilmente semplice, vista con l’ottica russa. "È una risposta brutale e spietata all’attacco al ponte. Purtroppo i bombardamenti sui civili ci sono sempre stati in tutte le guerre. Non potrà andare avanti all’infinito perchè c’è da chiedersi di quanti missili dispongono i russi". Certo le mosse dell’esercito con la Zeta hanno rinforzato l’allarme in tutta Europa, soprattutto verso i confini con la Polonia, mentre buona parte dell’Ucraina si trova al buio, per l’interruzione delle linee di energia elettrica.

"Credo che i raid sui civili siano un mix fra una reazione immediata e un cambio di strategia – spiega il generale Maurizio Boni, già vice comandante dell’Allied Rapid Reaction Corps (Arrc) di Innsworth (Regno Unito) ed esperto del sito Analisi Difesa – e la vedo come mossa intermedia fra il conflitto sul campo e la minaccia di armi tattiche nucleari. Credo però che i russi avessero preparato da tempo i raid a obiettivi civili, una operazione che non si improvvisa. L’escalation va vista anche nel fallimento dei riservisti. Il Terzo corpo d’armata, composto da 5 gruppi tattici di uomini della riserva è quasi del tutto stato spazzato via nella controffensiva ucraina a oriente. L’attacco al ponte? Legittimo sul piano militare e delle leggi internazionali. La Crimea non è riconosciuta come territorio russo e quindi dal punto di vista di Kiev non è un gesto terroristico come invece sostiene Putin".

Dello stesso parere anche Stefano Stefanini, senior advisor dell’istituto Ispi: "Kerch è un bersaglio militare perchè serve all’approvvigionamento delle truppe, colpire centri come Kiev o Zaporizhzhia invece ha solo una valenza intimidatoria". Anna Zafesova, giornalista ed esperta di Russia, fornisce l’interpretazione dei raid osservando l’interno della Russia. "Macché reazione istintiva. I Servizi ucraini sono certi che le batterie missilistiche per colpire i civili erano attrezzate da tempo. Putin ha scatenato i media televisivi del suo Paese che mostrano con insistenza le immagini dei bersagli colpiti e dei morti. Esibire le vittime serve per coprire i rovesci subiti in battaglia e convincere l’opinione pubblica che la Russia sta vincendo".