Il futuro di Bolsonaro tra estradizione e sostegno: il Brasile si spacca in due

Sono due le donne forti e responsabili che si scontrano sulle manifestazioni che si sono svolte nella capitale. Regina Duarte difende l'ex presidente: "Quello che ha fatto per il Brasile nessuno può dimenticarlo"

Brasilia, 9 gennaio 2023 – Mentre l’ex presidente Jair Messias Bolsonaro è ricoverato in un ospedale della Florida, il Brasile si trova sulle barricate e sono due donne forti e responsabili che si scontrano sulle manifestazioni che si sono svolte nella capitale. Una è la più nota attrice di telenovelas e di teatro del Paese, Regina Duarte. Bolsonarista della prima ora, la divina – come la chiamano i fan – ha detto parole molto decise: “Il nostro ex presidente ha sempre agito sulle linee della Costituzione e ne è il maggiore difensore. A volte può sembrare quasi pazzo, ma quello che ha fatto per il Brasile nessuno può dimenticarlo”. Chi lo vorrebbe dimenticare in fretta è l’attuale primeira-dama, Rosangela “Janja” da Silva, la sociologa che ha conosciuto Lula in carcere, se n’è innamorata e nel 2022 lo ha sposato. A breve giro ha risposto a Regina: Quella che è avvenuta domenica non è stata una manifestazione democratica, ma di veri e propri golpisti vandali. Stiamo già lavorando per ricostruire il Brasile”. Sui social l’uscita della Duarte è stata letta moltissimo, ma la maggioranza dei suoi colleghi ha usato nei suoi confronti parole quasi di spregio. In serata Regina non è tornata indietro dalle sue posizioni, anzi le ha rafforzate: Se lasciamo Bolsonaro in America lo eleggeranno presidente a Washington così sapremo davvero ciò che la gente si perde”.

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L'ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro
L'ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro

Neppure Jair Bolsonaro vuole tornare indietro e non solo perché ora si trova in ospedale ricoverato in osservazione. La sua presenza in Florida non è passata inosservata e la vicinanza di casa con Donald Trump ha fatto sorgere molti interrogativi: lui e il suo idolo si sono già incontrati? In attesa di rispondere a questa domanda, due deputati democratici americani, Alexandria Ocasio-Cortez e Joaquin Castro, hanno chiesto che venga espulso “per i suoi continui attacchi alla democrazia”, ma il segretario per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ha confermato che non c’è alcuna richiesta in tal senso da parte di Lula. Almeno per il momento perché la deputata Erika Hilton, socialista di San Paolo, ha inviato un’interrogazione al ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, in cui si chiede che “venga fatto tutto il possibile perché Jair Bolsonaro sia estradato in Brasile per dare spiegazioni alla giustizia circa il saccheggio promosso dai suoi adepti a Brasilia. Allo stesso modo, in qualità di leader politico degli estremisti che hanno commesso attacchi all'ordine democratico e anche se attualmente risiede negli Stati Uniti, potrebbe dare ordini, emettere segnali o messaggi strategici affinché i crimini in corso in Brasile continuino. La posizione dell’ex presidente viene legata a quella del suo ministro della Giustizia e plenipotenziario della sicurezza per il Distretto federale, Anderson Torres, che comunque da questa ultima carica è stato appena licenziato. Torres un giorno prima dei disordini è partito, guarda caso, per una vacanza a Orlando, senza preoccuparsi dei manifestanti che da tempo erano accalcati davanti alla caserme dell’Esercito e minacciavano i palazzi del potere. “Ha agito - sostiene la Hilton - in modo irresponsabile e omesso la propria autorità non dando ordini concreti alle forze di sicurezza per contenere il gruppo". Torres si è difeso in una intervista dicendo che “per i manifestanti non c’era stata alcuna clemenza, la pianificazione era stata fatta, e io sono in vacanza perché non ne prendo da tempo. Non sono venuto negli Stati Uniti per incontrare Bolsonaro. Non l'ho mai incontrato. Sono in vacanza con la mia famiglia. Non c'era un complotto per fare accadere qualsivoglia golpe”.

Non si sa se dal palazzo di Itamaraty ci saranno reazioni. Ma sul futuro di Bolsonaro, una volta guarito, si apre un’altra prospettiva: quella che potrebbe viaggiare per l’Italia. Viste le sue origini – le famiglie provengono da parte del padre Geraldo da Anguillara Veneta e Masi, due cittadine del Padovano, e da parte della madre Olinda Bonturi da Lucca – l’ex presidente brasiliano – nato a Glicerio, San Paolo, il 21 marzo 1955 – ha richiesto la nostra cittadinanza così come hanno già fatto i figli Flavio ed Eduardo per cautelarsi da eventuali cause giuridiche basate sulla loro attività politica. Un esilio quindi che potrebbe allungarsi visto che Bolsonaro ha buoni rapporti soprattutto con Matteo Salvini che lo aveva a lungo ringraziato per avere permesso l’estradizione di Cesare Battisti. Cosa per altro non vera perché la stessa è stata firmata da Michel Temer, il predecessore di Jair che aveva preso il posto di Dilma Rousseff cacciata con ignominia dal Parlamento. Mentre era stato proprio Lula, il 30 dicembre 2010, a firmare l’asilo politico per il terrorista rosso.

Un ruolo importante fra i bolsonaristi lo occupano gli evangelici (e infatti per contrastarli Lula ha voluto come vice presidente il fervente cattolico Geraldo Alckmin) e molti dei loro pastori erano presenti alle manifestazioni di Brasilia. Diversi hanno bocciato la violenza, ma qualcuno l’ha difesa a oltranza. “Due mesi davanti alla caserma: ne è valsa la pena”, ha scritto Ana Marita, sposata con uno dei maggiori leader evangelici del Paese, l’apostolo Renê Terra Nova. Il presidente del collegio evangelico e membro della Assemblea della Vittoria in Cristo, il deputato federale carioca Sóstenes Cavalcante (Partito liberale, lo stesso di Bolsonaro), ha attaccato direttamente il presidente eletto: “In democrazia ogni manifestazione ha un messaggio chiaro. Vedere una persona in disgrazia (si riferisce a Lula che è stato in carcere per corruzione, ndr) diventare presidente provoca rivolta! Dio abbia pietà del Brasile!”.