Afghanistan, chi sono i responsabili del disastro

Kabul è caduta. Ma sulle responsabilità è bene parlare chiaramente, senza essere politically correct

Afghanistan, militari britannici verso Kabul per l'evacuazione (Ansa)

Afghanistan, militari britannici verso Kabul per l'evacuazione (Ansa)

Roma, 16 agosto 2021 - ll disastro in Afghanistan è compiuto. Kabul è caduta. Ma sulle responsabilità è bene parlare chiaramente, senza essere politically correct. Il ritiro occidentale è stato sicuramente determinato dalle scelte di Trump e poi di Biden di andarsene "a prescindere", scelte sbagliate delle quali pagheremo anche noi il prezzo. E se ci saranno nuovi attacchi terroristici fondamentalisti in Occidente, non è neppure escluso che tra qualche anno vedremo una nuova invasione, per la gioia dei produttori di armi e per la disperazione delle vittime di sempre, il popolo afghano. Come dire: la nostra credibilità è zero. Gli amici sono tali fino a quando ci servono, poi possono essere abbandonati. E comunque ci riserviamo il diritto di invadere qualsiasi stato visto come "canaglia" che non abbia armi atomiche (Nord Corea, ovviamente Russia) o sia troppo forte militarmente (Iran).

Ma veniamo agli afghani. Diciamolo chiaramente che in questa umiliante sconfitta, nella cavalcata della blitzkrieg talebana, hanno una responsabilità gravissima due componenti della società afghana: i politici e le forze di sicurezza. I primi largamente inetti, velleitari e corrotti, le seconde imbelli e incapaci di allestire una resistenza che desse dignità al loro ruolo. Teoricamente l'esercito afghano aveva 180 mila uomini, la polizia altri 100 mila. Più che abbastanza per giocarsela e probabilmente per tenere sotto controllo l'insorgenza, se solo si fosse voluto combattere. Se solo si fosse pronti a morire come lo sono i talebani. Perché in fondo la differenza è questa: essere pronti a difendere il proprio Paese a prezzo della vita, oppure stracciare la propria dignità arrendersi ai nuovi oscurantisti, indecenti padroni, per mendicare la propria e magari, tradendo, qualche prebenda.

Gli afghani - storicamente popolo orgoglioso e mai domo - potevano provare a resistere. Il regime comunista afghano di Najibullah resistette senza l'Armata rossa, dal febbraio del 1989 all'aprile del 1992 prima di essere sconfitto. E fu sconfitto solo quando, con il crollo dell'Unione Sovietica, gli aiuti militari ed economici cessarono. Najbullah durò oltre tre anni, il governo di Ghani, finanziatissimo e armato dall'Occidente, ha visto le forze di sicurezza collassare in un mese, prima ancora che gli ultimi americani se ne andassero. Una vergogna.

Ricapitolando: il disastro è figlio di una scelta dissennata degli americani, ma alcuni afghani (politici, ex signori della guerra e militari) ci hanno messo del loro, tradendo il loro Paese. E adesso, fatta la frittata, godiamoci i talebani. Sono convinto che ci sorprenderanno in peggio.

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