Parigi, 20 aprile 2013 - NICOLAS Sarkozy usufruì di finanziamenti illegali da parte del dittatore libico Gheddafi in occasione della campagna presidenziale che lo portò all’Eliseo nel 2007? La voce gira da tempo a Parigi nei corridoi dei media e della politica, e adesso la magistratura ha deciso di vederci chiaro: la procura della Repubblica ha infatti aperto ieri a questo riguardo un’inchiesta «contro ignoti per corruzione attiva e passiva, traffico d’influenza, falso, riciclaggio e appropriazione indebita».

COME nel caso di Jerome Cahuzac (l’ex ministro del Bilancio socialista costretto alle dimissioni per avere aperto un conto segreto in Svizzera), le accuse sono partite dal giornale on-line Mediapart fondato e diretto da Edwy Plenel: nel 2007 la Libia avrebbe finanziato la campagna elettorale di Sarkozy all’altezza di 50 milioni di dollari. La somma, secondo Mediapart, sarebbe stata consegnata da Saif-al-Islam, figlio di Gheddafi, al mercante d’armi franco-libanese Ziad Takieddine, che era in contatto all’epoca col ministro Brice Hortefeux, intimo di Sarkozy. Quest’ultimo nell’aprile del 2012 sporse denuncia per falso contro Mediapart; il procedimento è rimasto fino ad ora in stand-bye.

I magistrati lo hanno riesumato adesso alla luce di nuovi clamorosi elementi: Takieddine, il ricchissimo intermediario fra Tripoli e Parigi, ha dichiarato infatti di avere le prove di finanziamenti libici a una campagna elettorale in Francia ed ha citato il nome dello stesso Nicolas Sarkozy e di Claude Gueant, ex ministro degli Interni e segretario generale dell’Eliseo. Secondo Takieddine, prima dell’elezione presidenziale 2007 ci sarebbero stati diversi incontri fra Claude Gueant e il segretario particolare di Gheddafi, Bachir Saleh. «Ho le prove di quanto affermo», ha aggiunto l’uomo d’affari franco-libanese. Di qui l’apertura dell’inchiesta.

A COMPLICARE le cose contribuisce un altro personaggio, Marcel Ceccaldi, avvocato di un ex dignitario del regime libico, che ha confermato ai giudici francesi che le prove del finanziamento esistono. Secondo lui quattro testimoni sono pronti a dimostrarlo: si tratta dell’ex primo ministro libico Mahmoudi Baghdadi, dell’ex capo dei servizi segreti Abdhallah Sensoussi, del figlio di Gheddafi Saif-Al-Islam e dell’ex ambasciatore libico presso le Nazioni Unite Dourda Bouzid, tutti attualmente in carcere a Tripoli.

di Giovanni Serafini