Ramallah, 29 settembre 2011 - Otto membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu voteranno a favore della richiesta palestinese per il riconoscimento di un proprio Stato: lo ha assicurato il ministro degli Esteri dell’Autorita’ Nazionale Palestinese, Riyad al-Malki, parlando alla radio ‘Voce della Palestina’. “Stiamo lavorando per assicurarci anche il nono voto”, ha aggiunto al-Malki, precisando che le otto nazioni che sosterranno la richiesta sono Russia, Cina, India, Sudafrica, Brasile, Libano, Nigeria e Gabon.

Per ottenere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (che e’ composto da 15 membri di cui 5 permanenti) occorrono 9 voti; tuttavia i membri permanenti hanno il potere di bloccare il procedimento attraverso il veto e gli Usa hanno gia’ annunciato che utilizzeranno tale facolta’. La commissione del Consiglio di Sicurezza incaricata di vagliare le richieste di membership si riunira’ domani per esaminare l’istanza palestinese.


STRASBURGO: LEGITTIMA LA RICHIESTA PALESTINESE ALL'ONU - La richiesta di riconoscimento della Palestina e’ ‘’legittima’’ secondo il Parlamento europeo, che in plenaria a Strasburgo ha approvato a maggioranza per alzata di mano una mozione in cui si chiede ai governi dei 27 di ‘’assumere una posizione comune’’ e si sottolinea che la comunita’ internazionale dovrebbe confermare l’impegno a garantire la sicurezza d’Israele. Dal canto suo il presidente del Parlamento ha invitato alla ripresa dei negoziati, come richiesto dal Quartetto, con ‘’scadenze determinate’’.

Nella risoluzione, che fa seguito alla richiesta presentata la settimana scorsa all’Onu dal presidente dell’Anp Abu Mazen, si specifica che il riconoscimento deve essere comunque il risultato di negoziati in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

L’Unione europea, come piu’ volte ribadito dalla rappresentante per la politica estera Catherine Ashton, sostiene il principio dei ‘’due stati’’ sui confini del 1967 con Gerusalemme capitale. Un’impostazione avvalorata anche dalla risoluzione parlamentare. Nel testo approvato si afferma ‘’l’indiscutibilita’ tanto del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e a un proprio Stato sovrano quanto del diritto di esistenza dello Stato d’Israele entro frontiere sicure’’. Inoltre e’ scritto che ‘’non dovrebbero essere accettate modifiche ai confini precedenti al 1967, anche per quanto riguarda Gerusalemme, se non quelle concordate tra le parti’’.

Inoltre, confermando quanto dichiarato dalla Ashton nel corso del dibattito in aula tenuto martedi’ scorso, il Parlamento chiede al governo israeliano di fermare la costruzione e l’ampliamento degli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est e insiste sulla necessità di trovare un accordo su una tregua definitiva che eviti lanci di missili dalla Striscia di Gaza verso Israele.

‘’La richiesta di riconoscimento da parte dell’Autorita’ palestinese - ha osservato il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek - deve portare all’ immediato rilancio dei colloqui di pace, con scadenze definite, come proposto dal Quartetto il 23 settembre’’.

‘’Lo ‘status quo’ - ha aggiunto Buzek - non e’ piu’ un’opzione praticabile, alla luce degli enormi cambiamenti portati dalla Primavera Araba. Ormai e’ tempo di pace’’.

L'OCCUPAZIONE ISRAELIANA DIMEZZA L'ECONOMIA PALESTINESE - L’occupazione israeliana è costata all’economia palestinese cinque miliardi di euro nel 2010, l’equivalente di circa la metà della crescita dei Territori palestinesi. Lo afferma un rapporto pubblicato oggi a Ramallah, che sottolinea che questi costi dimezzano il valore dell’economia palestinese.

“Il costo complessivo imposto dall’economia israeliana all’economia palestinese è stato di 6,89 miliardi di dollari (5,04 mds di euro) nel 2010, equivalente all’84,9% del Pil totale palestinese”, sostiene il rapporto redatto dal ministero dell’Economia palestinese e da un istituto di ricerca economica di Gerusalemme. “In altri termini, se i palestinesi non fossero stati sottoposti all’occupazione israeliana, il valore della loro economia sarebbe stato il doppio”, sottolinea il documento.

Il rapporto punta il dito in primo luogo sul blocco della Striscia di Gaza, sulle restrizioni all’acqua e alle risorse naturali come il mar Morto.

Secondo un recente rapporto della Banca mondiale, la crescita palestinese è aumentata progressivamente nel 2009/2010 e doveva raggiungere il 9% nel 2011, ma le previsioni sono ridiscese al 7%. La crescita è alimentata dai doni della comunità internazionale piuttosto che dal settore privato, ha sottolineato la Bm, che auspica che “siano revocate le ultime restrizioni israeliane”.

STEFANIA CRAXI: DELUSI DALLA DECISIONE DI ISRAELE - ‘’L’Italia, come ha gia’ dichiarato il Ministro Frattini, e’ profondamente delusa’’ dalla decisione israeliana di autorizzare nuove unita’ abitative a Gerusalemme Est. Lo ha dichiarato il sottosegretario agli esteri, Stefania Craxi in una nota in cui precisa che tale decisione ‘’e’ quanto mai inopportuna, se non deliberatamente provocatoria’’.

‘’Non ha niente a che fare con le legittime esigenze di sicurezza di Israele -prosegue Crazi- e avra’ come unico effetto quello di complicare ulteriormente gli sforzi della comunita’ internazionale e del Quartetto per rilanciare il negoziato bilaterale, obiettivo che Tel Aviv persegue a parole ma, apparentemente, meno nei fatti’’.

‘’Il perdurante stallo del processo di pace e la continua delegittimazione della leadership moderata di Abu Mazen non fanno altro che aprire la strada ad Hamas. Mi chiedo: e’ questo che vuole il governo israeliano ?’’, conclude Craxi.