Tripoli, 25 aprile 2011 - Berlusconi dice sì a bombardamenti aerei mirati, raccogliendo l'appello lanciato agli alleati dalla Nato. Una nota di Palazzo Chigi informa che l’Italia decide di "aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, nell'intento di contribuire a proteggere la popolazione civile libica". Il governo informerà il Parlamento sulle azioni decise oggi, ed i ministri degli Esteri e della Difesa sono pronti a riferire davanti alle Commissioni congiunte Esteri-Difesa.

La nota di Palazzo Chigi spiega: "Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avuto poco fa una lunga conversazione telefonica con il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sugli sviluppi della crisi libica". Nel corso del colloquio Berlusconi ha informato Obama "che l’Italia ha deciso di rispondere positivamente all’appello lanciato agli Alleati dal Segretario Generale della Nato in occasione della Riunione del Consiglio Atlantico del 14 aprile scorso a Berlino, e dopo i contatti avuti successivamente dal Presidente del Consiglio e dai ministri degli Esteri e della Difesa, per aumentare l’efficacia della missione intrapresa in Libia in attuazione delle Risoluzioni Onu 1970 e 1973". "Il presidente Berlusconi telefonerà al primo ministro del Regno Unito, David Cameron, e al Segretario Generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, per informarli di tali sviluppi, e ne parlerà domani - conclude il comunicato - con il presidente della repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, in occasione del vertice intergovernativo previsto a Roma".

LA RUSSA - "Non saranno bombardamenti indiscriminati ma missioni con missili di precisione su obiettivi specifici". Così il ministro della Difesa Ignazio La Russa sottolineando che l’obiettivo è quello di "evitare ogni rischio di colpire la popolazione civile". E sull'ipotesi che i missili italiani facciano scattare una ritorsione da parte di Gheddafi nei confronti del nostro Paese dice: "Non credo che aumenteranno i rischi per l’Italia". "La missione è unica - dice il ministro - prima facevamo una parte nella squadra e ora nel facciamo un’altra. Dunque non ci sono più rischi o meno rischi, né per i militari né per il nostro Paese".

FRATTINI - La partecipazione dell’Italia ai bombardamenti è la "naturale prosecuzione di una missione che non cambia" e comunque è la risposta del governo ad una precisa richiesta arrivata dai ribelli di Bengasi. "E’ arrivato a Roma il capo del Consiglio Nazionale Transitorio (Mustafa Abdul Jalil; ndr) e ci ha detto ‘noi chiediamo all’Italia un impegno più grande': è evidente che sentito dire dai libici, questo ha un effetto importante", ha detto all’Agi il ministro degli Esteri, Franco Frattini.

MA LEGA NON CI STA - "Non so cosa significhi ulteriore flessibilità, ma se questo volesse dire bombardare non se ne parla. Il mio voto in questo senso non l’avranno mai". Lo afferma Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione legislativa e responsabile delle segreterie nazionali della Lega Nord. Calderoli, in collegamento in diretta con 'L'Infedele' di Gad Lerner, ribadisce che in Parlamento la Lega esprimera' voto contrario, ma aggiunge contemporaneamente "che questo non comportera' una crisi di governo". "Noi - ribadisce il leader leghista - vogliamo che il governo faccia bene ma su questo punto saremo irremovibili".

Sulla stessa linea il viceministro del Carroccio Roberto Castelli: "Sostengo nel modo più convinto le dichiarazioni del ministro Calderoli. Innanzitutto per la politica che la Lega ha sempre portato avanti coerentemente sulle azioni di guerra in Paesi limitrofi". Castelli afferma: "Nel caso specifico, appare sempre più evidente che, almeno da parte di alcuni Paesi alleati, il vero obiettivo è quello di abbattere un regime per sostenerne un altro dalla natura incerta, e non certo quello di proteggere la popolazione civile". "Tutto cio’ in assoluto contrasto con le risoluzioni Onu", conclude Castelli.

LA CASA BIANCA - Barack Obama ha espresso "grande apprezzamento per il contributo dell'Italia" alla missione Nato in Libia. Lo riferisce in un comunicato la Casa Bianca specificando che e' stato lo stesso Berlusconi a telefonare al presidente americano per informarlo della decisione. Il presidente americano ha riconosciuto "la leadership di Berlusconi sulla Libia" e, prosegue il comunicato, "i due leader hanno conocordato che un'ulteriore pressione e' necessaria per rafforzare la missione di protezione dei civili". Obama ha anche ringraziato il premier italiano che ospitera' il prossimo 5 maggio il secondo incontro del gruppo di contatto sulla Libia.

LA GUERRA - Gli aerei della Nato hanno bombardato la caserma e residenza di Muammar Gheddafi, a Tripoli, radendo al suolo un edificio e danneggiando una sala in cui il Colonnello teneva le sue riunioni. Il bombardamento notturno su Bab-al-Azizia ha causato tre morti e 45 feriti, di cui 15 gravi, ha denunciato il regime, che ha parlato di "attentato alla vita di Gheddafi". Per il figlio di Gheddafi, Seif-al-Islam, è stato un attacco "vile". Un portavoce assicura comunque che il Raìs "sta bene, è in salute e ha il morale alto".

I giornalisti stranieri sono stati accompagnati davanti all’edificio distrutto quando ancora i vigili del fuoco erano impegnati a domare le fiamme. Nella sala riunioni danneggiata dal bombardamento Gheddafi aveva ricevuto una delegazione di leader dell’Unione africana appena due settimane fa. All’inizio dell’intervento militare era stato distrutto il centro di comando e controllo delle forze armate libiche, sempre all’interno di Bab-al-Azizia.

Forti boati sono stati uditi anche in altri quartieri della capitale libica durante il sorvolo dei jet della coalizione internazionale. Negli ultimi giorni la Nato ha intensificato gli attacchi contro la residenza di Gheddafi: sabato era stato colpito un bunker che secondo il regime era solo un parcheggio.

La Nato "ha compiuto un attacco di precisione nel centro di Tripoli" la scorsa notte, ha reso noto l’Alleanza Atlantica. Nel testo l’obiettivo del raid è definito "un Quartiere Generale delle Comunicazioni che veniva usato per coordinare attacchi contro i civili". "Non abbiamo mezzi indipendenti per verificare rapporti di possibile perdite civili - continua il comunicato - Al contrario delle forze pro-Gheddafi, noi continuiamo a fare tutti gli sforzi per ridurre la possibilità di fare vittime civili"

Intanto a Misurata si è ripreso a combattere. Testimoni libici hanno detto alla tv al Arabiya che oggi, negli attacchi da parte delle forze di Muammar Gheddafi, 30 persone sono morte e 60 sono rimaste ferite. I ribelli hanno conferamto comunque che le forze leali a Muammar Gheddafi sono state cacciate da Misurata, nonostante che la terza città della Libia sia ancora sotto bombardamento di razzi.

EMERGENCY LASCIA IL PAESE - A Misurata, ''continua il massacro, anche alle porte dell'ospedale di Emergency che oggi ha deciso di lasciare il paese'' per l'impossibilita' di operare. Lo rende noto la stessa organizzazione umanitaria che si trova a Misurata dal 10 aprile scorso. ''Negli ultimi giorni i combattimenti - precisa un comunicato - sono arrivati alle porte dell'ospedale. L'ospedale, i suoi pazienti e i medici che li curano sono diventati un bersaglio della guerra. Per questa ragione lunedì 25 aprile la direzione sanitaria ci ha dato l'ordine di evacuare. I sette membri del team di Emergency sono in questo momento in viaggio verso Malta in attesa di poter riprendere l'intervento umanitario in Libia''.