Roma, 4 aprile 2011 - Mentre sul fronte diplomatico, l’Italia ha deciso di riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi come solo legittimo interlocutore che rappresenta la Libia, Gheddafi cerca una soluzione diplomatica al conflitto in corso, ma non intende lasciare la guida del Paese per evitare che diventi un nuovo Iraq o una nuova Somalia.

Nel frattempo, continuano i combattimenti tra le forze lealiste e i ribelli, in Libia, mentre arrancano gli sforzi diplomatici per arrivare a un cessate il fuoco. Il fronte bellico è ancora fermo a Brega, dove da quasi una settimana il vantaggio di forza delle truppe lealiste viene sistematicamente annullato dagli attacchi aerei Nato.

Oggi sono stati distrutti dei caccia e due blindati delle forze di Gheddafi. I vertici militari dell’Alleanza stanno concentrando i loro sforzi soprattutto su Misurata, dove, hanno ammesso, Gheddafi sta utilizzando scudi umani contro i raid aerei. Misurata «è la nostra priorità assoluta», ha detto il comandante delle operazioni militari contro la Libia, generale Charles Bouchard.

Secondo l’ufficiale i bombardamenti hanno messo fuori uso il 30% delle risorse militari del colonnello, che però è abile, ha aggiunto il generale, a nascondere i suoi blindati.

Il negoziato intanto stenta a decollare perchè non c’è accordo sul futuro del rais. Il portavoce del regime di Tripoli ha affermato che il governo è pronto a nuove elezioni e a riformare il sistema politico, ma che il colonnello - tra l’altro brevemente riapparso in pubblico, dopo giorni di totale blackout, in immagini trasmesse dalla la tv di Stato - deve restare. Il regime ha criticato il governo italiano, dicendo che ha fatto scelte "sbagliate", anche "per gli interessi della nazione".

Il portavoce Ibrahim Mussa ha espresso "rammarico" per la decisione dell’Italia di riconoscere il Consiglio dei ribelli di Bengasi come unico interlocutore libico: "L’Italia non sta comunicando con il governo libico", ha dichiarato, "noi siamo sempre stati cooperativi ed è il nostro governo che ha stretto gli accordi economici tra i due Paesi". Mussa ha aggiunto che nessuna condizione potrà essere imposta dall’esterno: "È una decisione che riguarda il nostro popolo". 

Ma il governo italiano è fermo: "Gheddafi sta facendo strage nelle città", in particolare a Misurata, da settimane al centro di intensi combattimenti fra le forze lealiste e i ribelli libici, ha ricordato il ministro degli Esteri, Franco Frattini.

Frattini ha quindi aggiunto: "L’Italia, come il resto dell’Europa, ha sbagliato nel ricercare per anni “partenariati di convenienza” con i regimi del mondo arabo, quello libico in testa, dove i principi di libertà e democrazia sono sacrificati e vi sono vere e proprie dittature.

 

In giornata i ribelli libici contano di dare il via dopo tre settimane alla loro prima spedizione di petrolio all’estero che aiuterà a rimpinguare le loro dissanguate casse. La petroliera Equator arriverà nel porto orientale di Marsa el Hariga, vicino Tobruk: il Qatar, che ha riconosciuto il Consiglio rivoluzionario di Bengasi come governo legittimo della Libia, ha acconsentito a commercializzare il petrolio che arriva dai campi petroliferi orientali, non più sotto il controllo di Gheddafi.

Una nave turca con a bordo 321 feriti libici prelevati a Bengasi e Misurata è arrivata nel porto di Smirne. La nave è stata scortata da caccia-bombardieri F-16 dell’aviazione di Ankara. I feriti sono stati visitati in un ospedale da campo allestito nello scalo marittimo e poi smistati nei centri sanitari dove potranno ricevere cure adeguate.

NATO: "DISTRUTTO IL 30% DELLE FORZE LIBICHE" - Gli attacchi della Nato hanno distrutto il 30% della capacita’ militare delle forze di Gheddafi. Lo ha indicato il brigadiere generale Mark van Uhm, parlando a Bruxelles.

"AL QAEDA SACCHEGGIA ARMI" - La crisi libica ha permesso ai terroristi di al Qaida di entrare in possesso delle armi del regime di Muammar Gheddafi. Stando a quanto denunciato da un funzionario algerino, citato oggi dal Daily Telegraph, otto furgoncini Toyota hanno lasciato la Libia raggiungendo i campi di al Qaida nel nord del Mali.

FERMATE NAVI DEI RIBELLI CON ARMI -  Nato hanno fermato oggi diverse imbarcazioni dei ribelli cariche di armi e aiuti umanitari partite da Bengasi e dirette a Misurata.  

Le imbarcazioni fermate oggi sono quattro. E’ stata data loro la scelta se consegnare le armi o tornare indietro. Un’imbarcazione è stata fermata a 65 miglia da Bengasi, un’altra a 30 miglia da Misurata.

IL RIMORCHIATORE TORNA A TRIPOLI - Durante la notte il rimorchiatore Asso Ventidue, sequestrato da giorni da uomini armati libici, è rientrato nel porto di Tripoli, dove è tutt’ora attraccato. La compagnia ‘Augusta Offshore’ spiega, in una nota, che il presidio militare libico sull’imbarcazione continua “nelle stesse modalità dei giorni precedenti alla navigazione nella giornata di ieri”.

Tutti i membri dell’equipaggio stanno bene e, nei giorni scorsi, è stato consentito l’approvvigionamento di viveri a bordo della nave. Il rimorchiatore, a bordo del quale vi sono undici persone tra cui otto italiani, ieri si era allontanato dal porto di Tripoli.