Roma, 4 aprile 2011 -  "L’Italia ha deciso di riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi come solo legittimo interlocutore che rappresenta la Libia". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine di un colloquio alla Farnesina con il rappresentante della politica estera dei ribelli Ali Al Isawi.

Isawi, ex ambasciatore a New Delhi e tra i primi a dissociarsi dal regime, ha spiegato di non aver chiesto ufficialmente forniture di armi all’Italia. Tuttavia ha ricordato che la risoluzione 1973 dell’Onu prevede l’impiego di "tutti i mezzi" per proteggere la popolazione civile e questo significa che "si può permettere alle persone di difendersi fornendogli i mezzi per farlo". "Armare i rivoltosi non può essere escluso come extrema ratio", ha convenuto Frattini aggiugendo che bisogna "cooperare per evitare che il cessate il fuoco porti al consolidamento dello status quo della divisione in due della Libia, inaccettabile".

"Vogliamo avere una Libia unita - ha detto ancora Frattini - che attraverso il Consiglio Nazionale di Transizione promuova una riconciliazione nazionale". Secondo il ministro, inoltre, "l’immigrazione illegale è usata come un’arma da Tripoli" e ha annunciato che verranno utilizzati "voli italiani per trasportare i feriti dall’ospedale di Misurata e una nave ospedale".

Frattini ha anche sottolineato che il messaggio fatto pervenire da Muammar Gheddafi al premier greco "non è credibile". Ieri, incontrando il capo del governo di Atene George Papandreu, il vice ministro degli Esteri libico Abdelati Obeidi aveva garantito che il regime vuole la fine dei combattimenti e sta cercando una via diplomatica che ponga fine al conflitto con i rivoltosi e ai bombardamenti della coalizione internazionale.

Il titolare della Farnesina ha anche annunciato l’invio a Bengasi di equipe mediche per assistere i feriti, l’invio di una nave per prelevare i feriti più gravi da Misurata e voli per trasferire altri feriti in Italia.

GHEDDAFI: "TOGLIERO' L'ACQUA A BENGASI" -  Basta bombardamenti degli ‘’aerei invasori’’ o molte citta’ libiche, compresa la capitale dei ribelli Bengasi, andranno incontro ‘’all’interruzione dell’approvvigionamento idrico alle popolazioni’’.

In una nota diffusa tramite l’agenzia Jana, il ‘ministero’ libico dell’Agricoltura avverte che le infrastrutture e le condotte del Grande fiume artificiale - un acquedotto che porta sulla costa le ‘acque fossili del Sahara’ e che rappresenta la fonte idrica dalla quale dipende non meno del 70% degli abitanti della Libia - corrono gravi pericoli in seguito ai bombardamenti.

...E IL RAIS TORNA A FARSI VEDERE - Dopo giorni di tolate black-out la tv di Stato libica ha trasmesso delle immagini che ritraggono Muammar Gheddafi salutare alcuni sostenitori nelle vicinanze del suo complesso bunker di Tripoli di Bab al-Aziziyah.

IL GRAZIE DEI RIBELLI - "Voglio ringraziare l’Italia per il suo sostegno alla rivoluzione” in Libia e "per aver contribuito a raggiungere la decisione di realizzare la no-fly zone", è stata la replica alle parole di Frattini del capo del Consiglio nazionale transitorio libico Mustafa Abdul Jalil, in un’intervista all’ANSA e al Tg2.

"Con il nostro inviato a Roma chiediamo che l’Italia abbia una grande ruolo nell’ambito della missione Nato" per proteggere il popolo libico, ha aggiunto. Jalil ha inoltre espresso vivo apprezzamento per “l’importante lavoro che stanno svolgendo le basi dell’aeronautica militare italiana nella protezione e nel controllo del nostro territorio e del nostro popolo".

ARMI DAL QATAR PER I RIBELLI - I ribelli libici hanno anche fatto sapere di aver raggiunto un accordo con il Qatar per ricevere armi e sono in trattativa con l’Egitto in questo senso.Fonti del Cnt hanno anche lamentato un "totale peggioramento della situazione" da quando la Nato ha assunto il comando delle operazioni militari contro le truppe di Muammar Gheddafi. "Non crediamo nella Nato, non crediamo in una Libia divisa", hanno detto alcuni membri del vertici del Consiglio.

BOMBARDAMENTI SU MISURATA E SUL JABAL AL GHARBI - Sempre gli insorti hanno riferito che le forze del Colonnello da stamattina bombardano Misurata. "Il bombardamento è iniziato nelle prime ore della mattinata e sta continuando, con colpi di mortaio ed artiglieria. Questo è terrorismo assoluto. Il bombardamento sta colpendo alcune aree residenziali: sappiamo che ci sono morti, ma non conosciamo il numero", ha riferito un portavoce di nome Gemal, contattato telefonicamente.

Misurata, che dista appena 200km da Tripoli, è l’ultima roccaforte ancora parzialmente in mano dei ribelli nella Libia occidentale e da giorni è sotto assedio e bombardata dalle forze lealiste.

E le forze fedeli al colonnello continuano a bombardare città della regione di Jabal al Gharbi sotto controllo dei ribelli, provocando “numerose” vittime. Lo hanno denunciato residenti di questa regione, che si trova a sudovest di Tripoli.

USA REVOCANO SANZIONI A KUSSA - Per incoraggiare altri fedelissimi di Muammar Gheddafi a tradire il Colonnello gli Stati Uniti hanno revocato tutte le sanzioni contro l’ex ministro degli Esteri Moussa Kussa, rifugiatosi a Londra dal 30 marzo

EX DETENUTO DI GUANTANAMO ADDESTRA GLI INSORTI - I ribelli libici vengono addestrati da un ex detenuto di Guantanamo e da un ex combattente nelle file dei mujahedeen afgani. Stando a quanto rivela oggi il Daily Telegraph, i ribelli reclutati nella città portuale di Derna, nell’est del Paese, vengono addestrati da Sufyan Bin Qumu, un cittadino libico catturato in Afghanistan e detenuto nel carcere Usa di Cuba per sei mesi e da Abdel Hakim al Hasidi, anche lui catturato in Afghanistan poco dopo l’inizio della guerra Usa, nel 2001, e consegnato alle autorità libiche.

NYT: I FIGLI DI GHEDDAFI TRATTANO PER IL DOPO RAI'S - I figli di Gheddafi, Saif e Saadi, hanno avanzato una proposta per favorire la risoluzione del conflitto libico e la transizione democratica del Paese che potrebbe comportare il ritiro dalla scena del padre. La transizione sarebbe guidata dallo stesso Saif al Islam, stando alla trattativa avviata dai due fratelli Gheddafi con i governi occidentali di cui riferisce oggi il quotidiano Usa The New York Times, citando un diplomatico e un funzionario libico. Non è chiaro se questa proposta abbia avuto il via libera del colonnello, anche se una persona vicina ai due fratelli Gheddafi ha dichiarato che il rais ha dato il suo consenso.

Già la scorsa settimana, il quotidiano panarabo Al Sharq al Awsat aveva riferito della disponibilità di Gheddafi a lasciare la guida del Paese al figlio Saif. A tale scopo, riferiva il giornale, Saif avrebbe già avuto una serie di incontri con funzionari britannici, francesi, americani e italiani per discutere l’ipotesi di sostituire il padre per un periodo di transizione di due e tre anni, garantendo in cambio il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati con i ribelli.

I due fratelli “vogliono favorire il cambiamento del Paese” senza il padre, ha detto una persona vicina ad entrambi. “Hanno superato così tanti ostacoli con la vecchia guardia che se riescono ad andare avanti riusciranno a risollevare il Paese rapidamente”, ha aggiunto. Uno dei due figli Gheddafi, ha rivelato la stessa fonte, ha detto molte volte che “le richieste dei ribelli sono le stesse sue”. Il Nyt ricorda che Said e Saaid sono ritenuti i figli del colonnello più aperti all’Occidente, rispetto invece a Khamis e Mutassim, considerati più intransigenti.

La fonte diplomatica ha precisato che le trattative sono ancora nella fase iniziale e ha sottolineato come l’obiezione dei ribelli di Bengasi contro qualsiasi ruolo politico della famiglia Gheddafi nel futuro della Libia sia “la posizione iniziale dell’opposizione”. “Le trattative devono ancora cominciare”, ha sottolineato.

BENGASI, NAVE TURCA TRESFERISCE 250 FERITI - Una nave allestita da Medici senza frontiere (Msf) ha lasciato ieri il porto libico di Misurata, a circa 200 chilometri a est di Tripoli, con 60 feriti a bordo diretta in Tunisia. Lo ha riferito alla France presse un membro della ong che ha sede nel porto tunisino di Sfax, da dove la nave è partita sabato scorso, con 11 medici a bordo, di cui otto sono tunisini. La nave Saint Pawl è ripartita ieri da Misurata “con 60 feriti, di cui due gravi”, ed è attesa oggi a Sfax.

Anche una nave turca è arrivata ieri a Bengasi con a bordo 250 persone ferite a Misurata; sull’imbarcazione è presente personale medico, due ambulanze e due tonnellate di medicine e attrezzature mediche. La Turchia ha fatto sapere di aver condotto la missione con l’avallo del leader libico Muammar Gheddafi. Misurata è l’unica città ad essere controllata dai ribelli nella zona occidentale del Paese; per questo da settimane è sotto assedio da parte delle forze del leader libico Muammar Gheddafi.