Pechino, 3 marzo 2011 - Stretta del governo cinese sui giornalisti stranieri, che rischieranno l'arresto e la revoca del visto se lavoreranno in aree pubbliche senza permesso. Decine di reporter sono stati convocati dalla polizia di Pechino e Shanghai, denuncia il club della stampa estera in Cina (Fccc), dopo che 16 di loro erano stati fermati nei luoghi delle proteste anti governative di domenica.

Alla base delle intimidazioni contro la stampa straniera vi è infatti il tentativo di impedire ogni notizia in merito alla 'rivoluzione dei gelsomini', il movimento su Internet ispirato alla rivolta tunisina che organizza assembramenti di protesta tutte le domeniche in precisi luoghi di diverse città cinesi.

Le proteste, convocate in cento città cinesi, hanno richiamato, oltre ai corrispondenti stranieri, alcune centinaia di persone a Pechino e Shanghai e hanno suscitato una dura reazione da parte delle autorita’ di pubblica sicurezza.

A Pechino i giornalisti convocati dalla polizia sono stati accusati di essersi recati nella via dello shopping di Wangfujing, dove era stata organizzata la protesta, allo scopo di "creare caos". "Serve un permesso in ogni luogo della Cina prima di poter effettuare una intervista - ha detto la polizia ad un reporter- per esempio, se vuole intervistare qualcuno in un condominio deve avere il permesso del condominio".

A tutti i convocati, spiega il Fccc, è stato detto che la violazione delle regole sul lavoro giornalistico può comportare l’arresto "fino a quando il visto o il permesso di lavoro saranno cancellati.

A conferma della denuncia è arrivato il richiamo della portavoce del ministero degli esteri Jiang Yu, che ha intimato a giornalisti stranieri di "rispettare le leggi e i regolamenti" o "non ci sarà legge che li potrà proteggere".  La portavoce ha accusato "alcuni giornalisti" di voler essere dei protagonisti "creando la notizia" e non "riportando la notizia".

La portavoce ha smentito che le leggi relativamente liberali sulla stampa varate nel 2007 siano state annullate ma ha aggiunto che le nuove regole più severe annunciate negli ultimi giorni non sono che "un approfondimento dettagliato" delle vecchie leggi.