{{IMG_SX}}Roma, 8 maggio 2008 - È arrivato oggi nel Myanmar il primo volo umanitario delle Nazioni Unite con aiuti di emergenza destinati alla popolazione dell'ex Birmania, devastata dal disastroso passaggio del ciclone Nargis: si tratta di un C-130 decollato da Brindisi, con a bordo 25 tonnellate di generi di prima necessità. Nel darne l'annuncio il Pam, il Programma Alimentare Mondiale, ha precisato che il ponte aereo "è stato organizzato dal ministero degli Esteri italiano".

 

In attesa di raggiungere il Paese asiatico restano tuttavia altri tre velivoli noleggiati dall'agenzia Onu, fermi a Bangkok, Dacca e Dubai. Il problema nasce dalla mancata concessione del permesso di atterraggio da parte del regime birmano, che non avrebbe indicato motivazioni per il ritardo.

 

Frattanto è giallo sull'offerta di assistenza rivolta dagli Stati Uniti al regime militare: in giornata era stata resa nota la concessione dell'autorizzazione per l'atterraggio in Myanmar di un cargo dell'Aeronautica Militare americana, che però è stata poi smentita dall'ambasciatore Usa in Thailandia, Eric John, malgrado la sua stessa legazione avesse dapprima confermato il via libera. Il diplomatico non è stato in grado di spiegare se la giunta birmana abbia ritirato una decisione già presa, se vi sia stato un malinteso o un errore.

 

Nell'ex Birmania la situazione rimane comunque catastrofica: secondo fonti delle stesse autorità locali, il ciclone ha provocato la morte di almeno ottantamila persone solo in una città, Labutta, e in gran parte dei 63 villaggi circostanti nella zona del delta del fiume Irrawaddy, l'area più devastata.

 

Nessuna conferma per il momento da parte dei vertici nazionali, il cui computo ufficiale delle vittime rimane fermo a poco meno di 23.000 unità più circa 42.000 dispersi; negli ambienti militari birmani la stima sarebbe però di settantamila morti, e secondo informazioni pervenute all'ambasciata degli Stati Uniti da un'Ong internazionale, non identificata, è possibile si arrivi a superare il tetto dei centomila.A sei giorni dal disastro mancano tra l'altro notizie di diciassette cittadini britannici, sebbene il Foreign Office abbia precisato che non sono per ora dati come dispersi.

 

Fioccano le iniziative per portare al più presto gli indispensabili soccorsi, giunta permettendo: l'Ocha, l'Ufficio dell'Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari, ha stanziato una prima tranche di fondi per un ammontare di 10 milioni di dollari, e reso noto che il regime ha concesso i visti a quattro suoi esperti, tutti asiatici; un quinto loro collega, non originario dell'Asia, il visto non lo ha invece ricevuto, mentre le varie agenzie del Palazzo di Vetro ne hanno fatto richiesta in tutto per un centinaio dei rispettivi addetti.