{{IMG_SX}}Gerusalemme, 5 maggio 2008 - Sono stati fatti «progressi significativi» nei colloqui tra il premier israeliano, Ehud Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen (nella foto), sulla questione dei confini del futuro Stato di Palestina. Lo ha riferito Mark Regev, portavoce di Olmert, al termine dell'incontro a Gerusalemme tra i due dirigenti, il terzo in meno di un mese.


«Abbiamo fatto progressi significativi su due questioni: la definizione dei confini del futuro Stato di Palestina e in materia di competenze sulla sicurezza tra Israele e lo Stato di Palestina», ha detto Regev poco dopo il vertice seguito alla conclusione della visita del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che ha sollecitato le parti ad accelerare l'attuazione degli impegni assunti lo scorso novembre nella conferenza internazionale di Annapolis, negli Stati Uniti.


«Olmert e Abbas (Abu Mazen, ndr) hanno dato istruzioni alle rispettive delegazioni negoziali di andare avanti su queste due questioni», ha proseguito il portavoce nel sottolineare che «si sta già lavorando mappe alla mano».
Regev non ha esitato a definire «questi colloqui come i più seri mai avuti... la tabella di marcia fissata ad Annapolis è realizzabile»: vale a dire una pace definitiva e piena entro il 2008.


Ma sin dall'incontro in Maryland non sono stati sciolti i nodi centrali del conflitto israelo-palestinese: i confini del futuro Stato di Palestina, la questione del rientro dei profughi palestinesi, gli insediamenti ebraici in Cisgiordania e lo status di Gerusalemme.


Ieri un portavoce di Abu Mazen aveva espresso dubbi sulla possibilità che i negoziatori mediorientali riescano a compiere il miracolo entro la scadenza del mandato del presidente George W. Bush. «La distanza è ancora grande nei negoziati con l'interlocutore israeliano», aveva detto Nabil Abu Rudeina, dopo un incoontro tra Abu Mazen e la signora Rice a Ramallah.


E anche una fonte israeliana aveva detto che la questione degli insediamenti ebraici nella Cisgiordania ancora occupata rende difficile un'intesa sui confini: «I palestinesi non accettano che Israele mantenga un solo metro quadrato della Cisgiordania nè di scambiare più dell'1,5 per cento del territorio».