{{IMG_SX}}Hong Kong, 2 maggio 2008 - Tappa tormentata a Hong Kong per la fiaccola olimpica. La polizia ha fermato una ventina di persone a seguito di tafferugli scoppiati Lungo il tragitto della staffetta tra nazionalisti cinesi e attivisti per la democrazia che protestavano per la repressione in Tibet.

 

Dopo le clamorose proteste a Parigi, Londra e San Francisco, le tappe più difficili per la staffetta olimpica, quella di oggi nell'ex colonia britannica è l'ultima possibilità di protesta prima che la fiaccola arrivi sul territorio continentale sotto la diretta responsabilità del regime di Pechino.

 

Tra i manifestanti a Hong Kong anche l'attrice Mia Farrow che ha denunciato la Cina non soltanto per la repressione in Tibet ma per la copertura data, in cambio di forniture di petrolio, al regime sudanese nelle atrocità perpetrate nella regione del Darfur. Il governo di Khartum, ha detto la signora Farrow, "incassa dalle esportazioni di petrolio 4 miliardi di dollari l'anno, di cui il 70 per cento viene utilizzato per attaccare la popolazione in Darfur".

 

LA DENUNCIA

La polizia cinese brucerebbe in Tibet i corpi dei tibetani morti durante i moti di Lhasa cominciati lo scorso 14 marzo. Lo denuncia il governo tibetano in esilio in un comunicato apparso sul loro sito web ufficiale.
Secondo il comunicato, il 28 marzo circa 83 corpi sono stati bruciati nel crematorio elettrico nella città di Dhongkar Yabdha, nel distretto di Toelung Dechen, che rientra sotto la Municipalità di Lhasa.
Il motivo - viene denunciato nel documento - sarebbe stato quello di ''pulire interamente dall'interno ogni prova relativa alle recenti proteste in Tibet''.


Il comunicato riferisce di testimoni che hanno visto diversi corpi di tibetani morti durante gli scontri caricati e portati in due camion dell'esercito nella parte orientale di Lhasa, dai quali si vedeva sangue che colava. Altri testimoni hanno riferito di altri camion visti in diverse parti dei dintorni di Lhasa.


Il comunicato denuncia che molti tibetani rimasti feriti durante gli scontri, trasportati al People's Hospital, sono morti e stanno ancora morendo senza cure. La famiglia di un tassista scomparso durante le violenze di Lhasa, si è vista recapitare dalla polizia un sacchetto con il nome dell'uomo, contenente le ceneri del tassista.