{{IMG_SX}}Baghdad, 22 aprile 2008  - Torna a infiammarsi tutto l'Iraq. A Bassora e Sadr City, teatro da settimane di violentissimi scontri tra i miliziani sciiti e l'esercito iracheno affiancato dalle forze usa (e nel sud, da quelle britanniche) si aggiunge a tutti gli effetti il triangolo sunnita. Zona, l'ultima, che sembrava pacificata. Fino all'annuncio di una nuova offensiva quedista che prende tragicamente corpo.


La partita tra il Governo di Maliki e Moqtada è tutt'altro che chiusa. A Sadr City si continua a combattere e la minaccia sadrista di una "guerra aperta" è sempre in piedi; a Bassora si registra oggi la morte di un soldato americano per l'esplosione di una bomba e quella di uno dei più stretti collaboratori dell'ayatollah al-Sistani, vittima di un agguato la scorsa settimana che si inserisce in una riesplosa faida interna sciita.

Ma il 'nuovo' problema è il ritorno del terrorismo sciita. Al Qaeda in Iraq ha lanciato nel fine settimana l'invito ai suoi combattenti per un'offensiva contro gli occupanti. Al Zawahiri, il numero due Osama, oggi ha rivendicato il ruolo della rete di "forza primaria" nella lotta contro gli stranieri e i collaborazionisti. Una sfida aperta anche "alle ambizioni iraniane", ha detto (scritto, via internet e i siti islamisti) il medico egiziano, riposte in Moqtada.

Nella provincia di Diyala, a Baquba e dintorni, per il secondo giorno consecutivo la traduzione del messaggio è stata affidata a una kamikaze-donna; in entrambi i casi, attentati contro i collaborazionisti sunniti: prima i Consigli del risveglio, poi la la polizia. Gli americani sono stati colpiti a Ramadi, da un kamikaze alla guida di una cisterna per l'acqua imbottita di esplosivo: due marines uccisi, ma più che il numero dei morti è il segnale a destare allarme.