{{IMG_SX}}Londra, 12 settembre 2007 - Le autorità britanniche hanno rilasciato Pegah Imambakhsh, la donna lesbica iraniana che se fosse stata deportata in Iran avrebbe rischiato la condanna a morte per lapidazione per la sua omosessualità. La donna iraniana ha lasciato ieri sera il centro di detenzione per immigrati clandestini di Yarl's Wood nel Bedforshire e ora si trova ospite a casa di amici a Sheffield, la città dove era stata arrestata come clandestina.

 

Le autorità britanniche in un primo momento si erano opposte alla richiesta di asilo di Pegah, considerandola una immigrata clandestina dal momento che non era stata in grado di fornire prove certe della sua omosessualità.
Ma a seguito di una mobilitazione internazionale in suo favore, in particolare dell'Italia che si era offerta di dare asilo alla donna, Londra aveva fatto marcia indietro e ora - stando ai media britannici - ha deciso di concederle lo status di rifugiata in attesa del permesso di soggiorno, annullando così l'ordine di deportazione.
All'inizio del mese era stato l'intervento del parlamentare ed ex sottosegretario allo Sport, Richard Caborn, a bloccare all'ultimo minuto la deportazione a Teheran di Pegah.


La donna è fuggita in Gran Bretagna nel 2005 dopo che la sua compagna era stata arrestata e aveva fatto domanda di asilo, che due anni dopo le era stato negato, facendo scattare - il 13 agosto scorso - l'arresto e la decisione del rimpatrio in Iran. Dove l'aspettava una condanna certa ad almeno 100 frustate e probabilmente alla lapidazione.


ARCILESBICA: UNA SPERANZA PER TUTTI

 "Apprendiamo con sollievo la notizia della liberazione di Pegah, del cui caso ci stiamo occupando, affinchè possa finalmente ottenere lo status di rifugiata. Offriamo a Pegah la tessera della nostra associazione, in segno di appoggio alla sua battaglia, affinchè si arrivi alla piena disponibilità all'accoglienza, nel nostro paese e in Europa, di tutte le persone che in Iran, come negli altri paesi dove restano in vigore le norme punitive degli atti omosessuali e delle persone omosessuali, quotidianamente rischiano la propria vita", afferma Francesca Grossi della segreteria nazionale Arcilesbica.


«Insieme con Arcigay e l'associazione Lamanicatagliata ci appelliamo al Governo Italiano - sottolinea Grossi - perchè si adoperi contro le esecuzioni capitali degli omosessuali in Iran. Sul sito www.dirittiumani-iran.org il testo dell'appello e la raccolta di firme». «Pegah - spiega Grossi - è ormai un simbolo, un motivo di speranza per tutti gli omosessuali iraniani; le iniziative che partono da lei stanno progressivamente sollevando il velo sulle gravissime violazioni ai danni di lesbiche e gay: arresti, torture ed esecuzione di persone che non hanno commesso commesso alcun crimine».

 

 POLLASTRINI: E' UNA PRIMA BELLA NOTIZIA

"E' una prima bella notizia che ci fa tirare un sospiro di sollievo". Così la Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, commenta la liberazione di Pegah Emambakhsh, la donna lesbica iraniana che rischia la pena di morte nel suo Paese e che è in attesa di una decisione del Governo britannico sulla sua domanda di asilo.
"Ho seguito e continuerò a seguire - prosegue Barbara Pollastrini - la drammatica vicenda di Pegah, simbolica della condizione di altre donne minacciate e a rischio di vita perché difendono la loro libertà e dignità. Sono grata - dice ancora la Ministra - alle associazioni e alle personalità che si sono mobilitate, in Europa e in particolare nel nostro Paese, in favore di Pegah".


La Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità, quindi, conclude: "Ribadisco la fiducia nei confronti delle autorità britanniche e nella possibilità di trovare una soluzione definitivamente positiva. Da parte mia assicuro il massimo impegno".