Elezioni politiche 2022, quelli che non si ricandidano

Chi tra i big dell'Emilia Romagna ha deciso di fare un passo indietro

Pierluigi Bersani (Ansa)

Pierluigi Bersani (Ansa)

Mentre da giorni impazza il risiko delle candidature, c’è chi tra i big dell’Emilia-Romagna ha deciso di fare un passo indietro. O di lato, che dir si voglia. Ha aperto le danze Pier Luigi Bersani, l’hanno seguito Vasco Errani e Gianluca Benamati. Il primo ad annunciare di non correre per un seggio, è stato Bersani. Colui che voleva smacchiare il giaguaro (leggi alla voce Berlusconi) e fare l’accordo con i 5 Stelle in tempi in cui i 5 Stelle non si alleavano con nessuno, non parteciperà alle elezioni del 25 settembre.

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Piacentino di Bettola, già ministro, già presidente della Regione, già segretario del Pd, poi fondatore di Articolo 1, ha spiegato in un’intervista al Corriere il perché della scelta dopo una lunga stagione in Parlamento. "È una cosa normale, come il tempo che passa. Ho fatto 20 anni il parlamentare da ministro, da segretario e da deputato semplice. Penso che basti. Non abbandono la politica, né la compagnia, darò una mano in altre forme".

A settant’anni – ha detto Bersani – "consiglio a tutti di avere disponibilità e non aspirazioni. Dopo queste elezioni ci sarà un reset, si aprirà una fase nuova". Qualche giorno dopo è arrivato l’annuncio del compagno di partito (e di battaglie) Vasco Errani. L’ex presidente della Regione, ravennate, senatore uscente di Leu, l’ha annunciato via Facebook che non correrà (e al suo posto, in quota Articolo 1, potrebbe correre a Bologna o Ravenna, la vicepresidente della Regione Elly Schlein): "In questi giorni molte persone, compagni, amici mi hanno chiesto di candidarmi alle prossime elezioni politiche. Già da tempo, chi mi conosce lo sa, avevo deciso di non ricandidarmi per l’incarico che ho avuto l’onore di ricoprire in questi quattro anni".

La decisione, spiega l’ex presidente della Regione, "è maturata con la consapevolezza di avere impegnato tutta la vita per la politica al servizio della collettività e delle istituzioni. Resto convinto che sia arrivato il momento di terminare questa esperienza". Errani aggiunge che resterà, comunque, in prima linea perché la passione politica resta e l’orizzonte "rimane l’esigenza di costruire una sinistra moderna".

Obiettivo: "Battere questa destra pericolosa, egoista, iniqua, che porterebbe il Paese a sbattere". A fine luglio è invece il dem bolognese Gianluca Benamati, quasi 15 anni in Parlamento, a far intendere in Direzione nazionale Pd, il passo indietro. Parla di 'atto di generosità' e dopo che la lista della segretaria del Pd bolognese, Federica Mazzoni, comprende anche il suo nome tra i papabili per una candidatura, lui via Facebook annuncia "il passo di lato". Alla Camera dal 2008, ritiene sia il momento "di dimostrare generosità e senso di partito, favorendo una serena composizione delle liste".

"Siamo in una situazione politica molto difficile" e di fronte "a una campagna elettorale difficile e rischiosa – avverte il deputato uscente – se al tema complesso delle alleanze dovessimo aggiungere anche il peso letale di liste sbagliate, correntizie, costruite più sull’ego e sui desideri delle persone che sulle necessità di sostenere la competitività elettorale del partito, e che magari creano fratture e divisioni, faremmo una gran brutta scelta. E assumeremmo su di noi una grave responsabilità. Spero che questo sia chiaro a tutti". Da qui, la decisione di non ricandidarsi (anche se per Statuto Pd avrebbe potuto farlo senza chiedere la deroga, visto che non ha terminato i tre mandati): «Non è un gesto di natura personale, ma un gesto politico. Per questo, a Bologna, a fronte di molti colleghi al primo mandato e con molte nuove risorse che possono rafforzare le liste, mi parrebbe sbagliato politicamente e umanamente correre per un quarto mandato".