Inflazione, Bce alza i tassi: i riflessi su economia e mutui

Francoforte segue gli Usa e ritocca il valore dell’euro di 50 punti base. Reazioni negative a catena. Lagarde tira dritto: presto nuovi aumenti

Milano, 16 dicembre 2022 - Il giorno dopo il rialzo dei tassi americani deciso dalla Fed, è arrivato anche quello europeo. L’aumento varato ieri dalla Bce ha rispettato le previsioni: mezzo punto con un costo del denaro nell’area euro salito al 2,50%, il più alto da dicembre 2008. Se il differenziale con i tassi americani resta ancora elevato – in America siamo al 4,25-4,5% – si sono mostrate particolarmente aggressive per combattere la corsa dell’inflazione dicendo che il rialzo dei tassi proseguirà anche nel 2023.

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Sommario

La politica monetaria

Il consiglio direttivo della Bce, dove un terzo del board avrebbe voluto addirittura un aumento di 75 punti base, spiega una nota dell’istituto di Francoforte "ritiene che i tassi di interesse dovranno aumentare a ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%". Rispetto a giugno, secondo la presidente della Bce, Christine Lagarde, "il contesto di stabilità finanziaria è peggiorato". L’inflazione però resta di gran lunga troppo elevata (8,4% nel 2022, 6,3% nel 2023 per scendere al 2,3 solo nel 2025) e quindi, ha avvertito Lagarde si sbaglia chi pensava a un ammorbidimento della Bce: "Non stiamo svoltando, non stiamo vacillando ma dimostrando determinazione in un viaggio che continua".

Christine Lagarde
Christine Lagarde

I riflessi sull'economia

Al nuovo rialzo del costo del denaro – il quarto da luglio – seguiranno altri aumenti l’anno prossimo da mezzo punto alla volta. Rincari che non potranno non frenare l’economia anche se la Bce vede una recessione breve entro il primo trimestre del 2023, anno in cui il Pil dell’Europa vedrà una crescita ridotta allo 0,5% dopo il più 3,4% del 2022 per poi riprendersi (1,9%) nel 2024 anche per la spinta dei Pnrr che vanno messi velocemente in pratica. Del resto, tassi più alti significa per le imprese finanziamenti più costosi e restrittivi da parte delle banche e quindi meno investimenti, meno innovazione, meno crescita.

 

L’allarme debito pubblico

L’aumento del costo del denaro ha avuto subito effetto sullo spread cresciuto di quasi 14 punti a 206,7 con il rendimento del Btp decennale schizzato al 4,13%. E con il mercato che valuta i nostri titoli più rischiosi di quelli greci tanto che il bond di Atene a due anni viene trattato a 2,81 contro il 2,96 del Btp e quello a cinque 3,17 contro 3,6. Del resto se il rialzo dei rendimenti rende più oneroso per il Tesoro collocare Bot e Btp – 19 miliardi di maggior spesa in tre anni con un 1% in più dei rendimenti secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio – l’anno prossimo si ridurrà anche lo scudo della Bce che da marzo a giugno ridurrà il programma di acquisto di titoli di Stato di circa 15 miliardi al mese.

Mutui più cari

L’effetto sui mutui si era già fatto sentire da luglio tanto che l’Abi segnala che il tasso medio sulle nuove operazioni è salito al 3,02%, massimo da agosto 2014. Più cari stanno diventando i mutui variabili con un aumento della rata stimato da Facile.it del 39%, pari a 180 euro in più al mese, da inizio anno su un prestito da 126mila euro con scadenza 25 anni sottoscritto a gennaio. E con i previsti nuovi rialzi della Bce, oggi sebbene più costosi (oltre il 3%) sono diventati più convenienti i mutui a tasso fisso, mentre hanno perso appeal quelli con il Cap. Bond contro azioni. Il rialzo dei tassi sta rendendo sempre più attrattivo l’investimento nei cari, vecchi titoli di Stato, con rendimenti dei Btp tra il 3 e il 4% mentre aumenta la volatilità delle Borse – ieri tutte in caduta, da Piazza Affari a Wall Street – che temono la recessione e minori utile delle società quotate.

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