Cuneo fiscale, di quanto aumentano gli stipendi: la simulazione per fascia di reddito

Obiettivo portare più soldi in busta paga tagliando i contributi che pesano sui lavoratori e sulle imprese. Le ipotesi per il 2023 e per i prossimi anni

Roma, 19 novembre 2022 - L’obiettivo del governo è di portare più soldi in busta paga tagliando i contributi che pesano sui lavoratori e sulle imprese. Il taglio del cuneo fiscale, vale a dire la differenza fra quello che pagano i datori di lavori e il netto che arriva nelle tasche dei dipendenti, entrerà sicuramente nella prossima manovra economica. Già nel 2022 il governo Draghi aveva ridotto il cuneo di 2 punti complessivamente, con una spesa di 3,5 miliardi. Nella prossima manovra la riduzione dovrebbe aumentare fino a 3 punti. Per poi arrivare a un taglio di 5 punti entro la fine della legislatura. I sindacati vorrebbero concentrare tutto lo "sconto" sui lavoratori. Il governo, invece, punta a dividere la dote dando un terzo agli imprenditori e due terzi ai dipendenti, come chiesto da Confindustria. Ma come cambieranno, effettivamente, le buste paga nel 2023? Ecco alcune simulazioni.

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Taglio del cuneo al 3% tutto a favore del lavoratore

Il taglio del 3% sarebbe concentrato tutto sugli oneri contributivi, e quindi esclusivamente a vantaggio dei lavoratori, senza però alcun effetto sul calcolo della pensione, dal momento che la differenza rispetto alla contribuzione piena sarebbe a carico dello Stato. Ovviamente, le somme aumenterebbero in proporzione rispetto allo stipendio. Per un reddito fino a 12mila euro anno, il taglio ammonterebbe a 360 euro, 30 euro in più al mese. Per un reddito di 15mila euro, l’incremento si attesterebbe sui 450 euro all’anno. Chi guadagna 20mila euro, porterebbe a casa un netto di 600 euro in più. A 25mila euro la quota salirebbe fino a 750 euro, per poi raggiungere i 1.050 euro per i lavoratori con uno stipendio di 35mila euro all’anno.

Taglio del 3% suddiviso fra lavoratori e imprese

Se passasse questa linea, i vantaggi del taglio al cuneo fiscale riguarderebbe anche le imprese, sotto forma di riduzione degli oneri fiscali, in tutto circa 1 miliardo di euro. Ai lavoratori andrebbero 3,5 miliardi che, di fatto, confermerebbero lo sgravio del cuneo fiscale di 2 punti già deciso dal governo Draghi e che consentirebbe quindi di conservare gli aumenti percepiti quest’anno in busta paga. Così chi guadagna fino a 12mila euro avrebbe un aumento di 178 euro all’anno. Per la fascia di reddito fino a 30mila euro (circa 1.700 euro netti) si incasserebbero poco più di 129 euro al mese. Il vantaggio maggiore ci sarebbe nella fascia fra i 17mila e i 25mila euro, con incrementi che arrivano ai 133 euro. In particolare, per uno stipendio netto di 1.022 euro, ci sarebbe una busta paga più pesante di 135 al mese. La restante parte della dote sarebbe destinata ad alleggerire il costo del lavoro per gli imprenditori.

Taglio dei 5% suddiviso fra lavoratori e imprenditori

Se è ancora incerto quello che succederà nel 2023, è sicuro invece che il taglio del 5% del cuneo fiscale che il governo si è impegnato a centrare entro i prossimi cinque anni sarà suddiviso fra lavoratori (due terzi) e imprese (un terzo). Il che significherebbe un taglio di 3,3 punti percentuali degli oneri contributivi per i dipendenti e di 1,7% di oneri fiscali per i datori di lavoro. La soglia massima resta quella dei 35mila euro di reddito annuo. Facciamo qualche esempio. Un lavoratore che guadagna mille euro al mese ha versato il 7,19 dei contributi nel 2022, ovvero 71,90 al mese. Con un ulteriore calo del 3,3%, pagherebbe 38,90 euro, con un risparmio mensile di 33 euro. Per uno stipendio di 1500 euro mensili, il netto in busta paga aumenterebbe di circa 50 euro al mese fino ad una soglia massima di 90 euro al mese per la fascia di reddito di 35mila euro annui. Somme che naturalmente sarebbero aggiuntive rispetto ai tagli già previsti per il prossimo anno.