Pensioni, quota 103: come funziona e differenze con quota 41

I nati nel 1960 potranno beneficiare anche dell'Ape sociale. Previsto canale "precoci" per chi ha cominciato nel 1982. Le novità

Roma, 19 novembre 2022 - La fase transitoria delle pensioni per il 2023, in attesa della riforma complessiva della previdenza, si baserà, almeno secondo le ultime indiscrezioni, sulla nuova Quota 103, oltre che sulla proroga delle misure esistenti. Mentre è da capire se rimarrà in campo anche Quota 102 in scadenza a fine anno o se verrà considerata sorpassata dal nuovo meccanismo basato sulla somma tra 41 anni di contributi e 62 anni di età.

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Sommario

Marina Elvira Calderone, ministra del lavoro (ImagoE)
Marina Elvira Calderone, ministra del lavoro (ImagoE)

Quota 103 anche per i nati nel 1961

È la nuova formula magica per lasciare il lavoro nel corso del prossimo anno e per evitare, per chi può, lo scalone Fornero dei 67 anni di età. Dalla Lega è presentata come una sorta di Quota 41 riveduta e corretta, ma in realtà è ben altra cosa. Perché la prima versione doveva permettere l’uscita di coloro che raggiungevano i 41 anni di contributi a prescindere dall’età, mentre l’aggiunta di un’età anagrafica, come i 62 anni, di fatto limita il raggio di azione solo a coloro che conquisteranno insieme i due requisiti (età e contributi e non uno, come era quello di Quota 41. 

L’obiettivo, del resto, dell’aggiunta dell’età è proprio quello di limitare l’impatto dell’intervento sulle casse dello Stato. La platea dei possibili beneficiari verrebbe ristretta per questa via a 40-50 mila persone. Nelle stime che l'Inps ha inviato al Tesoro Quota 41 con 61 anni costerebbe a regime, cioè a partire dal terzo anno, 7,6 miliardi, l'opzione 62+41, 6 miliardi, e un'ipotetica quota 104, cioè 63 anni più 41 di contributi, 5 miliardi. 

Con Quota 103 potrebbero uscire nel 2023 i nati entro il 1961 che abbiano cominciato a lavorare entro il 1982. 

Ape sociale anche per i nati nel 1960 

Potranno utilizzare questa formula nel 2023 anche coloro che siano nati entro il 1960 compreso e che abbiano cominciato a lavorare tra il 1987 e il 1993 (oltre a tutti coloro che siano nati prima e abbiano cominciato a lavorare prima). La formula è utilizzabile, infatti, dai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e da quelli autonomi, con almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi (a seconda dei casi), che si trovino in una delle seguenti condizioni: lavoratori che svolgono attività "gravose", invalidi civili di grado almeno pari al 74 per cento, caregiver, disoccupati. 

Canale "precoci" anche per chi ha cominciato nel 1982 

Potranno lasciare il lavoro con questo canale, con 41 anni di contributi, nel prossimo anno anche coloro che, a prescindere dall’età anagrafica, abbiano cominciato a lavorare entro il 1982. A condizione che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi in modo effettivo anche non in modo continuativo. Ma anche a condizione che si trovino in una delle seguenti condizioni: lavoratori che svolgono attività "gravose", invalidi civili di grado almeno pari al 74 per cento, caregiver, disoccupati, lavoratori che svolgono lavoro usurante o notturno. 

Opzione donna anche per le nate nel 1963 e nel 1964 

Dovrebbero poter utilizzare questa via anche le lavoratrici che siano nate entro il 1963 o il 1964 e che abbiano cominciato a lavorare anche nel 1988. Si tratta delle lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e autonome iscritte all’Inps, che  abbiano raggiunto i 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o i 59, se autonome, entro il 31 dicembre 2022. Si tratta solo di vedere se per il 2023 verrà lasciato questo requisito o se verrà aumentato di un anno a quota 59-60 anni. 

Quota 102 anche per i nati nel 1961 

Se verrà mantenuta, Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) potrà servire per andare in pensione anticipata anche a coloro che siano nati entro il 1961 e che abbiano cominciato a lavorare entro il 1985.Se verrà prorogata, la scadenza diventerà il 31 dicembre 2023 per la maturazione dei requisiti indicati.