Pensioni: a chi tocca nel 2023. Nati nel 1956 primi della fila. Quota 103 ai più giovani

La riforma Fornero va incontro anche a chi lavora da quarant’anni e ha iniziato quando era maggiorenne. Prorogata l’Ape social, ma solo per le categorie in difficoltà. Si attende la conferma per Opzione Donna

Roma, 11 dicembre 2022 - Dimmi di che anno sei e ti dirò quando e come potrai andare in pensione nel 2023. Potrebbe, semplificando, essere questa la formula per introdurre il quadro sulle possibilità di uscita dal lavoro, salvo gli aggiustamenti in corso d’opera per Opzione donna, in relazione all’età di nascita ma anche ai contributi maturati e altri requisiti per le vie di fuga verso la pensione.

Pensioni: chi può andare nel 2023, la guida per anno di nascita. Chance fino al 1967

Il 2023 sarà l’anno utile per conquistare la pensione innanzitutto da parte dei nati nel 1956, che raggiungeranno i 67 anni e potranno lasciare il lavoro con la pensione di vecchiaia che è la via principale per il pensionamento: oltre all’età, saranno sufficienti 20 anni di contributi. Ma, in realtà, a seconda delle condizioni e dei casi, potranno imboccare la strada verso l’uscita dal lavoro anche i nati nel decennio che arriva addirittura ai primi anni Sessanta, fino al 1964-1965: si tratterà di vedere se si maturano i requisiti richiesti dai molteplici canali utilizzabili.

Pensioni, Opzione donna (foto Ansa)
Pensioni, Opzione donna (foto Ansa)

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Potranno agguantare la cosiddetta pensione anticipata della riforma Fornero, per esempio, anche i nati nel 1962-1963 se uomini o le nate nel 1963-1964, se donne, se hanno cominciato a lavorare a 18 anni o prima: il pensionamento di questo genere si ottiene, infatti, a prescindere dall’età, con 41 o 42 anni e dieci mesi di contributi, a seconda che si tratti di donne o di uomini. Nel caso si tratta di lavoratori che abbiano cominciato a lavorare tra il 1980 e i primi mesi del 1982, se donne.

Ma i nati tra il 1960 e il 1967, in realtà, hanno a disposizione anche altri canali più flessibili e agevoli. I nati nel 1960, per esempio, arrivano a 63 anni, che è la soglia di accesso all’Ape social, prorogata per un altro anno: certo, devono rientrare in una delle categorie disagiate (disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi, con 36 anni di contributi, svolge lavori gravosi), ma la condizione prioritaria dell’età la centrano proprio nel 2023.

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I nati nel 1961, invece, raggiungono il requisito dell’età dei 62 anni (con 41 di contributi) per Quota 103, che scatta il primo gennaio prossimo. Nel 2023 i nati nel 1961-1962 possono andare in pensione in anticipo, a 61 anni e sette mesi di età, se rientrano nelle categorie dei lavoratori che hanno svolto attività usuranti o lavoro notturno. Un discorso a parte merita Opzione donna: se sarà confermata la soglia dei 60 anni, potranno lasciare il lavoro le nate fino al 1962, a condizione che rientrino nelle tre categorie ipotizzate (caregiver, disoccupate, invalide), ben sapendo però che il loro assegno sarà calcolato interamente con il sistema contributivo, più penalizzante di quello retributivo.

Potranno, infine, avere una chance addirittura i nati del 1965-1967 se hanno almeno 41 anni di contributi, con un anno di lavoro durante la minore età e, dunque, se hanno cominciato a lavorare nel 1980-1982, intorno ai 14-15 anni, e se rientrano in una delle categorie disagiate.

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