Pensioni opzione donna, cambiano ancora i requisiti. Cosa prevede l'ultima versione

La soluzione finale dovrebbe articolarsi sul diritto di poter lasciare il lavoro a 60 anni, senza la distinzione dell’età in base ai figli, ma non la restrizione dell’appartenenza a una delle tre categorie introdotte nelle ultime ipotesi: disoccupate, invalide, caregiver

Roma, 7 dicembre 2022 - Giorgia Meloni, sotto il pressing del sindacato, ma anche dei gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, apre alla possibilità di una nuova versione di Opzione donna. La soluzione finale (ma, prima di essere certi fino in fondo, converrà comunque seguire l’esame parlamentare) dovrebbe articolarsi sul diritto di poter lasciare il lavoro a 60 anni, senza la distinzione dell’età in base ai figli, ma non la restrizione dell’appartenenza a una delle tre categorie introdotte nelle ultime ipotesi: disoccupate, invalide, caregiver. Ricapitoliamo, dunque, i requisiti e le condizioni ipotizzate da ultimo per il canale di uscita anticipato previsto per le lavoratrici che accettino il calcolo interamente contributivo dell’assegno. Dunque, da Opzione donna a Opzione mamma per finire a Opzione Cura.

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Sommario

Opzione donna, tutti i requisiti aggiornati
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Chi potrà utilizzare Opzione cura

Possono lasciare il lavoro per la pensione, utilizzando la via di uscita indicata, le lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e autonome iscritte all’Inps. La soluzione non può essere utilizzata per chi è iscritta alla Gestione separata. Ma questo è solo il primo passo o il primo requisito da avere.

Le soglie di età e i contributi

L’Opzione richiede, per il suo impiego, che le lavoratrici abbiano raggiunto i 35 anni di contributi e i 60 anni di età. Non dovrebbe più valere la possibilità di scendere a 59 con un figlio e a 58 con due figli. Il che significa che, a differenza che nelle versioni circolate fino a oggi, è completamente cambiato di nuovo uno dei criteri di accesso. Non c’è più, però, la distinzione tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Anche con questo però il percorso a ostacoli non è finito.

Opzione donna, tutti i requisiti aggiornati
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Disoccupate, invalidi o caregiver

La terza condizione per ottenere il via libera verso l’uscita, che rimane confermata anche nella versione da ultimo ipotizata, è quella di rientrare in una delle seguenti situazioni: «assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti; hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento; sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale». E in questo caso l’età può essere di 58 anni, a prescindere dal numero dei figli.

Il calcolo contributivo

Come che sia, rimane ferma la condizione del calcolo interamente contributivo dell’assegno: il che significa un taglio secco del trattamento compreso tra il 10 e il 20 per cento rispetto al sistema misto.

Gli effetti. Il risultato del cambiamento della formula, rispetto a oggi, è quello di mantenere ristretto al massimo l’accesso. 

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