Manovra 2023: le ultime novità su obbligo bancomat, Opzione donna e Imu

Niente obbligo di bancomat fino a 60 euro. Pensioni: 'Opzione donna' si allarga alle lavoratrici che assistono parenti con gravi patologie. Stop all'Imu per gli immobili occupati

Roma, 27 novembre 2022 - Il testo definitivo della manovra andrà domani in Parlamento, alla Camera. Nei 155 articoli di cui è composta l’ultima versione, ci sono alcune novità rispetto alle bozze che circolano da diversi giorni. Vediamo quali.

Bancomat non obbligatorio fino a 60 euro

Nell’ultima bozza del decreto, l’articolo 69 alza da 30 a 60 euro il limite oltre il quale i commercianti sono esentati dall’obbligo di consentire il pagamento con carte e bancomat. Cade quindi l’obbligo di garantire pagamenti digitali, almeno fino alla cifra  di 60 euro.

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Un pagamento mediante Pos (Ansa)
Un pagamento mediante Pos (Ansa)

Fattura per le vendite online

Dal 1 luglio 2023, ci sarà l’obbligo di fattura e una stretta fiscale per le vendite online.  È previsto infatti per i soggetti passivi Iva che facilitano le vendite nei confronti di un cessionario non soggetto passivo l’obbligo di trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai fornitori e alle operazioni effettuate. In caso di mancata trasmissione lo stesso soggetto passivo è considerato responsabile in solido per l’assorbimento dell’Iva. I beni che rientrano nella misura saranno individuati con un decreto del Mef. Dalle nuove regole sono esentate le cessioni effettuate da fornitori che hanno requisiti di affidabilità o che prestano idonea garanzia, così come individuati dall’Agenzia delle Entrate in un provvedimento da emanare entro 3 mesi. Le vendite per corrispondenza vengono inoltre eliminate da quelle per le quali l’emissione della fattura non è obbligatoria se non richiesta dal cliente. 

Niente Imu per le case occupate

Tra le nuove misure spunta anche l’esenzione dall’Imu per i proprietari di immobili occupati che abbiano presentato regolare denuncia. «È un principio di civiltà che è bene che venga affermato per legge e non rimesso alla richiesta in via giudiziaria da parte dei singoli proprietari» commenta il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che auspica però che «in sede parlamentare la norma possa essere ritoccata, individuando una formulazione che sia tale da ricomprendere nell’esenzione ogni ipotesi di occupazione senza titolo dell’immobile (e non solo quelle che si verificano attraverso il compimento di reati), così da determinare l’eliminazione dell’obbligo di pagamento dell’imposta ogni qual volta il proprietario sia privo della disponibilità del suo bene». 

In pensione con ’opzione donna’: i nuovi requisiti

La possibilità per le donne di andare in pensione anticipatamente, secondo il sistema ’opzione donna’ è estesa anche al 2023 ma i requisiti sono legati al numero dei figli, alle necessità di prestare cure in famiglia e anche alla riduzione della capacità lavorativa del soggetto. La norma attualmente in vigore prevede la possibilità per le lavoratrici dipendenti di andare in pensione anticipatamente con 58 anni di età e 35 di contributi indipendentemente da numero dei figli e senza altre condizioni. L’ultima bozza conferma gli annunci fatti dal governo sulla misura, ossia la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione anticipatamente con 35 anni di contributi e 60 anni di età, che scendono a 59 se la lavoratrice ha un figlio e a 58 se ha due figli o più.  Inoltre, potranno accedere a opzione donna (con i requisiti di età e contributi) anche le lavoratrici in una delle seguenti condizioni: assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti; hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento.

Nella bozza  si aggiunge che la ’nuova’ opzione donna si può applicare anche alle lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi sulle quali è in corso presso il Ministero delle imprese un tavolo di confronto.

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Contro le ditte 'apri e chiudi'

Servirà una fideiussione di 50mila euro per la riapertura della partita Iva qualora l’Agenzia delle Entrate l’abbia chiusa. «La partita IVA - prevede la bozza - può essere successivamente richiesta dal medesimo soggetto, come imprenditore individuale, lavoratore autonomo o rappresentante legale di società, associazione od ente, con o senza personalità giuridica, costituite successivamente al provvedimento di cessazione della partita IVA, solo previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50mile euro. In caso di eventuali violazioni fiscali commesse antecedentemente all’emanazione del provvedimento di chiusura, l’importo della fideiussione deve essere pari alle somme, se superiori a 50mila euro, dovute a seguito di dette violazioni fiscali, sempreché non sia intervenuto il versamento delle stesse».