Gas, il piano di Mario Draghi per ridurre la dipendenza dalla Russia

Il 40% dell'approvigionamento italiano dipende da Putin: con la guerra in Ucraina trovare un'alternativa è indispendabile

Mario Draghi e il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune

Mario Draghi e il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune

Da settimane, Mario Draghi ha un chiodo fisso da cui dipende la ripresa dell’economia italiana, il pieno utilizzo dei fondi europei e la forza della politica estera nazionale. La sua missione è riuscire a rendere l’Italia indipendente dalle importazioni di gas russo, a seguito dell'invasione dell'Ucraina. Ora che il premier è risultato positivo al Covid-19, dovrà delegare le visite, ma ogni giorno che passa rende il suo obiettivo più urgente.

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Da molti anni, l’Italia importa dalla Russia 29 miliardi di metri cubi di gas, pari al 38 per cento del proprio fabbisogno nazionale. Del restante 62 per cento, il 31 viene dall’Algeria, il 9 dal Qatar, il 7 dall'Azerbaijan, il 7 dal Qatar, il 4 dalla Libia e poi da Norvegia, Stati Uniti e altri Paese. Quello prodotto in Italia è circa il 3 per cento. Non è facile emanciparsi da una fornitura essenziale come quella russa, soprattutto in un periodo che ha visto le bollette quasi raddoppiare rispetto all’anno scorso, con gravi conseguenze per famiglie e imprese.

Il piano di Draghi, tuttavia, è fondamentale per pevenire le mosse di Vladimir Putin. Questo sia nel caso in cui l’Unione europea scelga di ridurre le importazioni come sanzione economica per la Russia, sia nell’ipotesi che il Cremlino decida di interrompere l'erogazione per ritorsione. In ogni caso, sarà difficile arrivare all’indipendenza energica prima del 2024.

Il primo passo importante, Draghi lo ha fatto in Algeria. Il governo di Algeri ha assicurato all'Italia che incrementerà l'erogazione di tre miliardi di metri cubi quest'anno e altri sei miliardi nel 2023. Secondo le stime, entro fine 2023 anche Libia e Azerbaijan aumenteranno le forniture di due miliardi di metri cubi in più a testa, mentre da Qatar, Egitto e Stati Uniti dovrebbero arrivarne via nave altri sei-sette.

Poi ci sono i Paesi dell'Africa meridionale. Nei prossimi giorni, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani, voleranno in Congo e in Angola per stringere nuovi accordi di fornitura. In futuro è previsto un viaggio anche in Mozambico.

Ma il fronte del gas non è l’unico. In Italia, oltre il 60 per cento dell’elettricità è prodotta attraverso il gas ed è quindi essenziale iniziare è produrla anche attraverso altre fonti. Per questo Palazzo Chigi punta sul potenziamento degli approvvigionamenti da fonti rinnovabili snellendo la burocrazia per costruire nuovi impianti. Ma queste, così come aumentare l’estrazione nazionale di gas, non sono soluzioni di breve periodo.

Nel caso in cui fosse necessario ridurre rapidamente le importazioni dalla Russia, sarà obbligatorio razionalizzare e ridurre i consumi. In primo luogo, concentrando l’attività industriale nei periodi dell’anno in cui i consumi sono più bassi. E poi, per quando riguarda le famiglie, ha spiegato il presidente del Consiglio, si tratta di aggiustare le temperature di condizionatori e riscaldamento 1-2 gradi. Questo, secondo Draghi, è il prezzo per la pace in Europa.